NEWTON e le "regulae philosophandi"
Studiando Newton si e' detto che nel suo secondo "periodo" abbandona
l'esperienza come strumento di conoscenza (i primi studi d'ottica sulla
rifrazione rientrano nel primo periodo) per compiere un "ritorno ai
classici" e servirsi cosi' esclusivamente del metodo deduttivo-geometrico.
Come mai allora enuncia nei "Principia" le "regulae Philosophandi" , che
definiscono le regole di un metodo "esperienziale"?
Mi riferisco soprattutto al tema della comunanza delle proprieta' dei corpi
in fenomeni simili ma non sottoponibili a dirette prove sperimentali (per
esempio la forza gravitazionale, che viene ipotizzata come esistente anche
sugli altri pianeti del sistema solare, non solo sulla terra, nonostante
l'assenza dell'evidenza sperimentale), ma anche al tema della
generalizzazione dell'esperienza, valida fino a prova sperimentale
contraria.
E' una reale contraddizione o in realta' Newton non abbandono' mai il suo
originario metodo, nonostante si professasse sacerdote della indagine per
deduzioni?
sempre molto umile,
Gaetano ;-)
PS E' un post precedentemente inviato a it.cultura.filosofia ma puntualmente
snobbato o considerato off topic...confido nella vostra bonta', sempre
umile,
tanoz
Received on Sat Mar 10 2001 - 17:59:42 CET
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