Re: Corsi annuali vs. semestrali

From: Nettuno <god_nettuno_at_hotmail.com>
Date: Mon, 12 Feb 2001 16:14:10 GMT

> Alla prima lezione, facendo proprio riferimento a statistiche analoghe a
> quella che citi, esposi alle matricole la mia opinione come segue.
(posso solo supporre che si trattasse della scarsa percentuale dei promossi)

> "Ritengo che in parte questo dipenda da errata didattica e insufficiente
> impegno dei docenti; ma somo anche convinto che grosso modo la meta' di
> voi abbiano sbagliato strada e siano irrecuperabili. Faro' tutto il
> possibile per aiutare l'altra meta', e per far capire il piu' presto
> possibile alla prima meta' la loro situazione."
Che e' un discorso tanto onesto quanto agghiacciante, ma va bene. Piu' o
meno e' lo stesso discorso che fecero sia Modena (tor Vergata) che Longo (La
Sapienza) all'inizio del corso, il Donati (Analisi I) ne fece uno peggiore:
"Avevo una trentina di persone ad inizio corso, a meta' sono diventate
venti, lo scritto lo hanno passato in dieci e all'orale si sono presentati
solo in due... chissa' perche'?".
Eh... pero' gli ando' male: eravamo in 80 ad inizio corso e tutti ed ottanta
sostenemmo (con alterne fortune) esoneri ed esame, il risultato fu buono
(non per me, ma e' un altra storia) con ben 24 promossi (voti compresi tra
il 18 e il 24).


> Che cosa direi oggi? Non ho informazioni sicure, ma non credo che le
> cose siano migliorate... Quello che e' certo, e' che si sono abbassate
> molto le pretese, ma questo non significa che produrremo dei fisici
> migliori.
> Forse ne produrremo di piu', ma non mi e' chiaro che cosa
> saranno in grado di fare.
Io adoro le sorprese. Tutto sta a far appassionare le matricole alla
materia, fare in modo che la sfida rappresentata dalla "stangata" dello
scritto di fisica I (ad esempio) sia divertente e non terrorizzante.
Purtroppo e' gia' difficile riuscire a farsi capire, figurarsi riuscire a
far diventare "divertente" F=ma. Cio' non toglie che la paura non e' un buon
sistema per far avvicinare le persone ad una materia.

> Se pensavi a me, stai tranquillo che non mi offendo, pero' la vedo in
> modo diverso.
> 1. Sono d'accordo con te che e' scandaloso che un docente possa
> insegnare la stessa materia per anni e anni (ne conosco che hanno lo
> stesso corso da 30 anni :-<< ).
Non c'e' nulla di scandaloso, imho: finche' riesce a formare un buon numero
di persone ad ogni corso, si merita il posto che occupa. Il problema sorge
quando su un migliaio di studenti ne passano poche decine (no, non e' la
facolta' di fisica questa ^___^ ).

Il problema ancora peggiore e' quando entrano 250 studenti al primo anno e
se ne laureano una decina quattro anni dopo, forse il doppio entro i due
anni successivi. In questo caso (fin troppo diffuso) la colpa di chi e'?

> E' chiaro che cosi' facendo ci si
> incartapecorisce, anche senza bisogno di essere troppo vecchi.
Finche' la mente viene tenuta attiva con piu' attivita' diverse (non
necessariamente materie d'insegnamento) difficilmente si incartapecorisce,
e' una questione di pigrizia mentale.

[...]
> Quindi la sola soluzione sarebbe di far ruotare i docenti; ma questo a
> molti docenti non piace (bisogna studiare di piu'...) e obbiettivamente
> e' reso difficile dalla legislazione vigente, che viceversa favorisce
> l'immobilismo.
Ecco, 'sto discorso mi fa cadere le braccia. Debbo riconoscere che gli
"esempi" di docente universitario che ho avuto di fronte mi avevano portato
a pensare che si trattasse di persone insaziabilmente curiose, dotate di un
grande senso critico, una mente sveglia e acuta, con una gran voglia di
studiare. Anche l'insegnante piu' "carogna" che mi sia capitato di
incontrare, dietro agli epiteti che si portava addosso, teneva le cd. "palle
quadrate" (chiedo scusa per il mio pessimo francese, ma non conosco altri
modi per esprimere il concetto).

E' pur vero che questo gentiluomo (il prof. Lipari, La Sapienza, Roma)
avesse un rapporto promossi/bocciati terrificante (le leggende parlano di
20/2000, piu' prosaicamente, nel periodo 94/96 si aggirava intorno al 5%,
anche a causa dell'enorme afflusso di persone in facolta'). Vabbe', ormai ne
sono fuori e vivo felice lo stesso.

> 2. Io rientro senz'altro nella categoria dei docenti anziani (il
> 1-11-2002 saro' fuori ruolo) ma ho sempre evitato il rincartapecorimento
> di cui sopra, cercando in tutti i modi di cambiare la materia
> d'insegnamento.
Che vuol dire "fuori ruolo"? Che dovrai andare in pensione?

> Non ti faro' l'elenco, ma nella mia carriera ho
> insegnato in 9 corsi diversi, da Fisica I a Fisica Teorica. Inoltre
> tutte le volte che ho potuto ho cambiato, anche radicalmente, il
> contenuto del corso.
C'e' un vecchio proverbio (reminsecienze scout) che dice: "quando conosci
bene il tuo territorio, allora e' il momento di cambiarlo", il succo e' che
non ci si deve mai sentire troppo sicuri di se', o entra in azione la legge
di Murph.


> Pero':
>a) sono un'eccezione;
Purtroppo.

>b) la cosa non mi ha avvantaggiato, da diversi punti di vista;
Solo dal punto di vista accademico, suppongo. La conoscenza, che io sappia,
non ha mai svantaggiato nessuno.

>c) non e' mai stata vista con favore dai
Invidiosi, punto.
Fregatene (accidenti, devo fare qualcosa per il mio francese: non posso
andare avanti cosi'): una persona che conosce benissimo la propria materia,
ma ha solo un'infarinatura del resto (chi ha detto Zichichi?) sapra'
spiegare benissimo un qualsiasi argomento che ricada nel suo bagaglio
cognitivo, ma di fronte alla necessita' di dover spiegare il medesimo
argomento in termini diversi, che di riffa o di raffa esulano dalle sue
competenze, si ritrovera' a sproloquiare o a dire "Evidentemente lei non ha
studiato abbastanza, ritorni a settembre" (odio usare i luoghi comuni, ma
questo in particolare offre una certa sensazione di Deja-Vu niente male).


> 3. Non credo che un giovane sia meglio di un anziano per insegnare nei
> corsi di base, spec. del primo biennio attuale.
Imho, non credo che l'eta', da sola, sia sufficente. D'altro canto ho come
l'impressione che non ci sia tutta quest'abbondanza di docenti veramente in
gamba, per poter fare gli schizzinosi.

> Spesso un giovane (spec. se brillante) sottovaluta le difficolta'
> didattiche, tende a parlare in modo che capisce solo lui, snobba i meno
> dotati.
E' una "sindrome" che colpisce tutte le eta'. Un'altra e' "solo io capisco
veramente e sono in grado di apprezzare la conoscenza, queste zucchine che
ho in aule, al contrario, non capiranno mai niente...". In entrambe i casi
c'e' una parolina, "Hybris" se ricordo bene, che descrive questo
comportamento. Un tempo questo atteggiamento era considerato peggiore del
bestemmiare. Adesso... mah.


> Se invece e' una mezza calzetta non avra' questi difetti, ma il livello
> del suo insegnamento sara' quello che sara'...
Non so... certe volte mi viene da pensare che sia meglio una mezza calzetta
che un luminare, ossia:
meglio che da una sessione d'esame escano fuori 12-13 persone con una
conoscenza pressoche' totale della materia insegnata (e altri 87-88
bocciati, meta' dei quali cambiera' o lascera' la facolta' entro l'anno) o
una quarantina che la conoscono da un livello compreso tra sufficiente e
buono, e tutti gli altri che sanno cosa hanno sbagliato e pensano di
potercela fare alla prossima sessione?


> Un anziano puo' essere piu' paziente, capisce meglio quali sono i punti
> cruciali del discorso, quello che e' giusto chiedere a tutti e quello
> che si puo' chiedere solo a pochi; sa guidare meglio le esercitazioni,
> valutare le prove scritte, ecc.
Il condizionale e' d'obbligo. Puo' benissimo accadere che il "vecchio"
(vecchia) sia sofferente di arteriosclerosi e reagisca di conseguenza. Certo
e' che l'esperienza conta, su questo sono pienamente d'accordo.


> Tutto questo, sempre che abbia voglia di fare il suo lavoro. Perche' se
> invece pensa ad altro, giovane o vecchio non fa differenza...
(Standing ovation).

Perche' gli insegnanti come te servono solo a "confermare" l'esistenza di
molti altri insegnanti?
(Domanda retorica)

Andrea Venturo
(programmatore...)
Received on Mon Feb 12 2001 - 17:14:10 CET

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