Re: Scienza e Filosofia

From: Aanselm <aanselmb_at_gmail.com>
Date: Tue, 7 Sep 2010 07:14:31 +0000 (UTC)

Pangloss:
> [it.scienza.fisica 04 Sep 2010] Aanselm ha scritto:
>> ... infatti era semplicemente contraddittorio.
>> La sua famosa "legge di Hume"
>> (chiamata legge non da lui ma dai suoi commentatori dato che assunse
>> notevole importanza nella storia della filosofia)
>> e' contraddittoria perche' vieta che si possa passare da proposizioni
>> descrittive a proposizioni normative ma essa stessa e' una vera e
>> propria proposizione normativa (infatti afferma qualcosa che riguarda
>> altre proposizioni pur non basandosi su descrizioni).
>> E' una contraddizione abbastanza nota attraverso la diffusione della
>> filosofia analitica che molti purtroppo non conoscono.
>
> Premesso che condivido i giudizi negativi espressi da Fabri e Dumbo in
> merito all'articolo citato, vorrei capire meglio in cosa consisterebbe
> la "contraddizione abbastanza nota" che ravvisi nel pensiero di Hume.
>
> Dall'alto della mia ignoranza filosofica in generale e della filosofia
> analitica in particolare, riassumo quanto mi sembra di avere inteso.
> Lo scetticismo di Hume riguardo al "problema dell'induzione" si traduce
> in filosofia analitica grossomodo nei seguenti termini:
> - sia LD un linguaggio descrittivo usato per costruire le "proposizioni"
> di una teoria conoscitiva;
> - sia LN un linguaggio normativo usato per formulare le "regole" di una
> teoria normativa;
> - la "legge di Hume" asserisce che non si possono inferire regole di
> LN a partire da proposizioni di LD.
>
> Ho capito bene?

Non vedo la necessita' di complicare una legge con il formalismo che non
aggiunge nulla al contentuto delle proposizioni. Faccio un esempio
semplice affinche' possiamo intenderci sui termini.
La proposizione normativa "Non uccidere" non puo' essere derivata da
proposizioni descrittive. Infatti la fenomenologia ci attesta che gli
uomini uccidono e che non uccidono. Dai fatti empirici relativi
l'omicidio non posso dedurre una proposizione normativa. Potremmo
ripetere lo stesso ragionamento per la proposizione normativa "Non
rubare" oppure "Non mentire" ecc. Da queste situazioni, pero', non posso
nemmeno dedurre la legge di Hume che essa stessa e' una proposizione
normativa che vieta di dedurre proposizioni normative a partire da
proposizioni descrittive. La contraddizione rilevata e' chiamata di tipo
pragmatico-perfomativa in quanto l'atto linguistico che la esplicitica
nel momento stesso che viene "performata" praticamente entra in urto con
quanto essa stessa asserisce: si scontrano il contenuto della
proposizione con l'azione linguistica della proposizione. Una
contraddizione simile per esempio si ha con la frase:
"I do not speak english".
La frase dice qualcosa che e' in urto con quello che sta facendo in quel
momento. Oppure un altro esempio e' questo:
"Non esiste verita'"
anhe in questo caso cio' che viene detto entra in urto con il
presupposto implicito che la frase vuole affermare qualcosa che sia
valido.
Ritornando alla legge di Hume gli analisti, in particolare McIntyre,
risolvono la difficolta' nel modo seguente. Non sempre e' vero che da
proposizioni descrittive non si puo' passare a proprosizioni normative
quando ci riferiamo allo scopo di un'azione. Se un buon ororlogiaio
conoscere come si valuta un buon ororlogio allora dalla conoscenza
fattuale di un orologio X e' possibile dedurre se X e' un buon ororlogio
tenendo presente che l'orologiaio e' un esperto del suo mestiere. Allo
stesso modo un allevatore di cavalli se vede un cavallo X e' in grado di
valutare se il cavallo X e' un buon cavallo. In sostanza la questione
della legge di Hume non e' cosi' semplice come puo' apparire.

> Iqc non vedo alcuna contraddizione: quella di Hume e' un'asserzione
> metalogica "su LD ed LN": e' improprio considerarla alla stregua di una
> proposizione "di LN". In logica formale se si confondono tra loro
> livelli linguistici diversi nascono appunto i paradossi, come nella
> famosa frase autoreferenziale "sto mentendo".

Non c'e' nessuna ragione per introdurre livelli differenziati tra il
linguaggio se non quella di eliminare i paradossi. Ma i paradossi si
possono benissimo eliminare senza ricorrere alla teoria dei tipi che e'
una delle teorie, non l'unica. Anzi, il linguaggio umano e' talmente
complesso che le formalizzazioni logiche spesso falliscono nel
descrivere adeguatamente i significati che vogliono esprimere i parlanti.
Il primo esempio precedente si risolve traducendo la frase in italiano:
"Io non parlo inglese"
e la contraddizione sparisce. Ovviamente non tutte le contraddizioni si
risolvono in modo cosi' banale. In generale l' *autoreferenza negativa*
presenta problemi che di volta in volta vanno risolti in modo diverso,
ma le *autoreferenze positive* in generale non presentano nessun problema
e non si vede la necessita' di bandirle dal linguaggio dal momento
che esprimono significati ben formati come la frase:
"Io ti sto dicendo la verita'"
che non ha nessuna contraddizione performativa.
Nel caso specifico di Hume la soluzione, o meglio una delle soluzioni.
non e' tanto semplice dato che coinvolge il concetto funzionale di un
sintagma nominale e su tale concetto si puo' discutere con punti di
vista differenti.

Cordiali saluti.

-- 
A
Received on Tue Sep 07 2010 - 09:14:31 CEST

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