(wrong string) � dello spaziotempo

From: G.P.Godone <godone_at_masterweb.it>
Date: Thu, 1 Feb 2001 02:52:33 +0100

ernesto ha scritto nel messaggio <3a743900.242961299_at_news.iol.it>...
>
>Secondo la M-theory di Witten (che � l'ultima versione della teoria
>delle superstringhe) non ha senso parlare di distanze che superino la
>lunghezza di Planck (10^-33 cm.), in quanto cercando di misurare
>distanze minori ci si trova a risalire verso distanze maggiori (leggi
>"L'universo elegante" di Greene per una spiegazione dettagliata).
>Se questo � vero allora si pu� dedurre che il quanto di tempo � quello
>in cui un onda em percorre la distanza di Planck nel vuoto e la
>"granularit�" dello spazio � la distanza di Planck.



Direi che � sensato parlare di granularit� della materia, mentre � assurdo
attribuire allo spazio ed al tempo questa stessa propriet�. A mio parere,
e su questi argomenti il C.S.F.R.F. ha speso molto tempo e risorse, tanto
il tempo come lo spazio sono realt� continue.

Lo spazio � poi una realt� assoluta, vale a dire una cosa di cui possiamo
solo prendere atto e basta, ed il tempo lo possiamo considerare come
conseguenza del movimento.

In effetti, non possiamo disporre di una realt� che si modifichi nel tempo,
se in questa realt� non si verificano spostamenti di materia nello spazio.
Inclusi, in questi spostamenti, anche quelli dei costituenti base della
materia, i quali anche se non percepibili direttamente, debbono essere
necessariamente sempre in movimento.

Conseguentemente, in una ipotetica scala di
priorit�, sembrerebbe di gran lunga pi� sensato porre al primo posto il
movimento della materia ed al secondo il tempo, come logica
conseguenza.

Anche nel macroscopico (e questo lo possiamo verificare abbastanza
facilmente) noi verifichiamo lo spostamento della materia in modo continuo.
Poi, se le nostre possibilit� di misurazione presentano dei limiti poich�
noi siamo esseri "finiti" e possediamo strumenti anch'essi finiti, ci�
dipende
dalla natura delle cose, ossia dalla nostra natura umana. Ovviamente, in
quanto "esseri finiti", percepiremo della realt� solo i suoi attributi
"finiti".

Direi che risulta abbastanza chiaro, oltre che intuitivo, che se noi
apparteniamo ad una realt� finita, potremo percepire solo ci� che � finito.

Dell'infinito, pur avendo del medesimo l'idea che debba necessariamente
esistere, non ne possiamo avere reale percezione.

C'� da aggiungere, ancora, che � la materia, con la sua presenza ed i suoi
spostamenti, a conferire allo spazio quelle che giudichiamo essere le sue
propriet�.

Gian Piero Godone, Luciano Gianni e Carlo Calzolaio del
Centro Studi Fisica Riviera dei Fiori


"Solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter migliorare
il mondo... ... lo migliorano davvero".
Received on Thu Feb 01 2001 - 02:52:33 CET

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