(unknown charset) Re: Esperimento di Firenze

From: (unknown charset) Elio Fabri <fabri_at_df.unipi.it>
Date: Wed, 24 Jan 2001 11:13:57 +0100

Enrico Maria Giordano ha scritto:
> Cari amici, sull'ultimo numero de Le Scienze c'e' un articolo (scritto da
> uno dei partecipanti all'esperimento, la Dott.ssa Daniela Mugnai)
> ...
> Invece l'autrice dell'articolo lascia
> intendere che non ci sarebbe nulla di male se la velocita' della luce
> venisse superata e che i temuti paradossi sono presenti solo all'interno
> di una teoria (l'attuale relativit�) che considera c come limite
> invalicabile.
Ho letto l'articolo, e anche quello piu' "scientifico" su Phys. Rev.
Letters.
Dico subito che non sono rimasto soddisfatto.
Ovviamente niente da dire sull'esperimento in se': gli autori sono
sicuramente competenti nel campo.
Il problema e' capire che cosa realmente prova quell'esperimento. Non
voglio anticipare giudizi, perche' voglio pensarci su, ma se posso
buttare li' la mia sensazione, e' che non dimostri affatto quello che il
titolo e alcune frasi degli articoli lasciano credere.

> Ora chiedo ai piu' esperti: la Dott.ssa Mugnai si e' lasciata un po'
> andare oppure sono io che non ho capito bene? Oppure ancora in effetti
> risulta dimostrato che la velocita' c non e' invalicabile?
A me e' sembrato che faccia(no) (includo anche gli altri autori) un po'
di equilibrismi: dicono e non dicono. O se preferite: "qui lo dico e qui
lo nego".
Saprete di certo che questo non e' l'unico esperimento si "propagazione
superluminale", ma il problema e' sempre il solito: che cosa veramente
mostrano gli esperimenti?
Quello di Wang et al., pubblicato su "Nature", l'ho studiato di piu' e
ho le idee piu' chiare. Non c'e' nessuna propagazione superluminale.
L'impulso comincia a uscire dalla cella (contenente vapore di Cesio)
*dopo* di essere entrato, col ritardo che ci si aspetta. E' solo se si
guarda il picco dell'impulso, che questo appare anticipato in uscita
rispetto all'ingresso. Ma questo accade solo perche' la cella, a causa
delle particolarissime condizioni del gas che contiene, amplifica e
deforma l'impulso.

L'esperimento di Mugnai et al. e' diverso: non usa luce visibile, ma
onde centimetriche. La propagazione e' in aria (praticamente nel vuoto)
e il gioco nasce dalla particolare conformazione spaziale dell'impulso,
quella che chiamano "fascio di Bessel".
Il problema qui e' di capire bene che cosa rappresenta quello che loro
chiamano "velocita'" di propagazione...
-- 
Elio Fabri
Dip. di Fisica - Univ. di Pisa
Sez. Astronomia e Astrofisica
Received on Wed Jan 24 2001 - 11:13:57 CET

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