Re: Pericolo buco nero

From: Guido GAGLIARDI <Guido.Gagliardi_at_cern.ch>
Date: 2000/11/09

Mi trovo di nuovo costretto ad intervenire in questo
forum sull'argomento avendolo gia' fatto una volta...

Prima di tutto vorrei commentare il nome dell'email di
Cris: dafnefifactory_at_libero.it. E' senz'altro un nome
singolarmente scelto per un non fisico... mi domando
seriamente se il messaggio sia credibile.

Il cuore mi porterebbe ora a commentare una per una le
affermazioni di "cris": a partire dalla frase sull'indignazione
dei non fisici, che lascia intuire la convinzione che un
fisico in quanto tale non possa non essere indignato per
il pericolo fatto correre all'umanita'; continuando con
il pericolo di buchi neri, quando piu' specificatamente
il problema affrontato e' quello della creazione di "strangelets"
che con i buchi neri non hanno niente a che fare (a proposito,
qualche esperto di fisica del buco nero potrebbe commentare sulla
vita media di un piccolissimo buco nero creato in un acceleratore? Mi
sembra di ricordare dalla divulgazione che i piccoli buchi neri sono
soggetti a rapida evaporazione...); e terminando con il concetto
degno di nota sull'inutilita' della ricerca scientifica di base che non
serve "a risolvere i problemi dell'umanita' piu' importanti come il
cancro e l'inquinamento" - dimenticando forse la miseria, la fame, le
guerre, lo sfruttamento del lavoro di minori o di popolazioni in via di
sviluppo...

Devo invece dire che messaggi come quello di "cris", se reali e non
provocatori, nascondono un retroterra di ignoranza sullo stato della
ricerca di base, e di mancanza di consapevolezza sul ruolo che
effettivamente questa ricerca ha nella struttura della societa'.
Sono tuttora convinto che l'unico modo per risolvere i problemi della
societa' siano essi tecnologici o politici rimane l'aumento delle
conoscenze unito alla crescita della consapevolezza delle masse. In
questo processo la ricerca di base, con tutti i suoi difetti, svolge
un ruolo importante e fondamentalmente positivo, un ruolo che non
e' spesso riconosciuto in termini di visibilita', di status sociale e di
soddisfazione da parte della societa'.

Sono d'accordo con Spano' sul carattere effimero di questo tipo di
campagne giornalistiche. Purtroppo pero' quando la campagna finisce
rimangono sia il retroterra culturale da cui ha avuto inizio, sia la
cattiva "pubblicita'" che della ricerca di base e' stata fatta (in
questo caso della fisica delle particelle elementari, ma puo' toccare a
chiunque - medicina, biologia, informatica...).
Received on Thu Nov 09 2000 - 00:00:00 CET

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