Re: ancora probabilità

From: Valter Moretti <moretti_at_alpha.science.unitn.it>
Date: 2000/08/25

Volevo entrare anche io nella discussione sull`interpretazione del
principio di Heisenberg e tutto il resto.

C`e` l`idea almeno all`inizio degli studi in questo campo che in realta` la meccanica
quantistica dica qualcosa sul nostro modo di rappresentare il mondo ma non sul mondo.
Mi spiego meglio: si potrebbe pensare che in realta` gli oggetti quantistici,
particelle quantistiche, si comportino esattamente come quelli classici,
meccanica del punto materiale newtoniana per intenderci, ma che per qualche
strana ragione, quando cerchiamo di interagire con loro, ci sono interferenze
che non ci permettono di determinare con precisione assoluta lo stato classico
(posizione e impulso) della particella.

La versione ufficiale della meccanica quantistica e` : NON E` VERO, i sistemi
quantistici sono *intrinsecamente* diversi da quelli classici e la nostra
impossibilita` di determinarne lo stato classico e` dovuta al fatto che questo
NON ESISTE.

Questa seconda visione della cosa e` molto attraente ed io propendo per tale interpretazione
per due motivi:

1) e` economica, funziona *benissimo* nella pratica e non ho proprio
alcun motivo per pensare che la rappresentazione classica del mondo basata sui punti
materiali in movimento in uno spazio (euclideo o no) sia quella corretta. Io credo che
sia l`esperienza a dirci come e` fatto il mondo e non viceversa, per cui, quando
l`esperienza mi dice che non si riesce a descrivere il mondo con un modello di un certo
tipo, io sono propenso a pensare che e` perche` il mondo non e` fatto in quel modo.

2) Ci sono poi fenomeni che secondo me non sarebbero assolutamente spiegabili pensando che "la
particella quantistica sia in realta` classica ma siamo noi che non ne riusciamo a leggere lo stato
quando vogliamo farlo". Per esempio il risultato della diffusione di particelle quantistiche su due
fenditure *sparando una particella alla volta*.
Ammettendo che la particella abbia una traiettoria, che tra l`altro noi non cerchiamo di
misurare durante la diffusione, perche` quardiamo solo l`esito finale sullo schermo,
la figura di diffrazione ricostruita da *una particella alla volta* e`del tutto inspiegabile.


Chi propende per la versione classica deve invece spiegare non solo cosa sono le
"interferenze" che non permettono di determinare lo stato classico della particella quando cerchiamo
di farlo, ma anche il comportamento strambo delle paticelle quando non le osserviamo (interferenza
delle due fenditure) che producono quello che alla fine osserviamo (figura di diffrazione).

Esistono interessanti tentativi di fare cio`. Quando studiavo all`universita`
la meccanica quantistica ero molto insoddisfatto da essa e nel mio piccolo passai circa
un anno a cercare di costruire formalismi classici (nel senso di NON quantisici, la relativita` e`
CLASSICA in questo discorso) osservativamente equivalenti. Alla fine
arrivai a quella che, come ho scoperto un po` dopo leggendo un libro di Selleri,
oggi si chiama "teoria del potenziale quantistico di Bohm". Probabilmente e` l`interpretazione
eretica piu` interessante che ancora esiste, ed e` viva e vegeta. Si tratta di pensare alla
particella quantistica come ad una particella completamente classica che pero` interagisce
con un campo *in piu`* che e` sempre presente con essa indissolubilmente. Con questo
grimaldello si spiegano un bel po` di cose, per esempio l`auto interferenza delle due fenditure per
una sola particella, l`effetto tunnel eccetera...
Tuttavia ci sono dei grossi problemi a parte il fatto che il modello non ha prodotto assolutamente
nulla di piu` di quanto non ha prodotto il modello quantistico ordinario.
I problema maggiore e` che, e` vero che la particella e` classica, ma il fatto e` che
il campo associato ad essa ha delle proprieta` non classiche. E sono
proprieta` veramente dure a digerirsi legate a proprieta` non locali del campo quantistico
di Bohm (propagazioni istantanee per intenderci [queste si trovano anche nell`equazione di Fourier
del calore ed e` proprio per tale motivo che tale equazione si ritiene falsa in regime
relativistico]).
Ulteriormente appena considero sistemi a piu` particelle scopro una bruttissima sorpresa: il campo
quantistico associato non vive nello spazio (spaziotempo) cosi` come i campi classici
elettromagnetico, gravitazionale ecc..., ma vive irriducibilmente in uno spazio a 3N dimensioni (N
e` il numero delle particelle), lo spazio delle configurazioni del sistema. A questo
punto e` chiaro che non posso proprio piu` dare al campo proprieta` classiche come
il tensore energia-impulso...
Vabbe` a quel punto io preferisco tenermi il mio buon vecchio formalismo standard, perche`
tutte la cose inaccettabili della MQ di fatto mi pare che vengano trasportate dalla particella
al campo quantistico! Per cui in realta` le difficolta` sono si uscite dalla porta, ma
sono rientrate rientrate dalla finestra.

Esistono altri tentativi *completamente classici* di riformulare la MQ?

Non saprei se c`e` una dimostrazione, ma io credo che la risposta alla domanda sia NO, nel senso che
anche se si riuscisse a fare un modello per bene si dovrebbe sempre introdurre qualche cosa strana
(non classica) per spiegare i fenomeni *non locali* degli *esperimenti* quantistici che ormai e`
assodato che esistono (violazione delle disuguaglianze di Bell)


Ciao, Valter
Received on Fri Aug 25 2000 - 00:00:00 CEST

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