Re: La Causa [era: Cosa c'era prima del Big Bang?]
Aanselm wrote:
> Io non sostengo che il moto "coincide" con il divenire
> dico che il divenire e' un concetto piu' generale del moto
Anche questo e' da dimostrare. Finche' non l'hai dimostrato, non puoi
usare l'osservazione "esiste il moto" per sostenere "quindi esiste il
divenire", e la tua dimostrazione, se anche corretta, fallisce in quanto
un adelle premesse e' dimostrata.
> e descrive anche cambiamenti non riconducibili a spostamenti spaziali:
Anche il fatto che non siano riconducibili a moto e' da dimostrare.
> Ok, mi basta aver stabilito che esiste il moto
> che e' un sottoinsieme del divenire.
Nego che sia stato dimostrato che lo sia.
> Non vedo la necessita' restringere il divenire
> solo al sistema e non alle parti.
Se ci limitiamo alle parti allora la discussione, almeno per quel che mi
concerne, perde d'interesse. Questo sasso - una parte dell'universo -
cade a causa dell' attrazione della Terra. Nessun problema. Il problema
sorge, e mi interessa, se si parla della necessita' che si sostiene
avrebbe *l'Universo* di una Causa esterna per il suo divenire, anzi per
il suo stesso esistere. E' per questo che tratto l'Unverso come un tutto.
> tale esempio della sciarpa esiste nella tua mente [...]
Scusa, ma credo proprio che continui a non capire il mio esempio della
sciarpa; forse era mal scelto. Pero' quello della curva parametrica era
migliore, perche' non commenti quello?
> bisogna prima o poi fermarsi nella catena delle implicazioni
> e postulare assiomi e, appunto, postulati, di partenza.
Perfetto. Uno di questi assiomi e' "esiste il divenire". Bene, io nego
l'assioma. Dico che esiste il moto, ma che il moto non coincide - o
meglio, non e' ne' autoevidente ne' dimostrato - con il concetto di
divenire usato nella dimostrazione. Ed ho argomentato perche'.
> che ogni dimostrazione, sia pure "destruens",
> si basa su assiomi condivisi ma non assolutamente certi.
Ma la mia non e' una dimostrazione di nulla. E' semplicemente la messa
in luce del fatto che certi passaggi logici e certe assunzioni della tua
(proposta di) dimostrazione non sono ne' autoevidenti ne' dimostrati. E
per questo non ho bisogno di assiomi.
> Quindi devi ammettere che esiste il divenire
> e che ti permette di esporre la tua argomentazione.
Invece lo nego. O meglio, nego che il "prima-" ed il "dopo-"
argomentazione costituiscano "divenire" nel senso che usi nella tua
(proposta di) dimostrazione. Ho gia' spiegato il perche'.
In realta', qui ed in altri punti, cadi in un circolo vizioso: quando ti
obietto che il "divenire" della tua argomentazione non e'
necessariamente il "moto" (od anche, in generale, il "divenire") fisico,
e che l'identificazione delle due cose (o meglio, l' identificazione del
moto come sottoinsieme del divenire) potrebbe essere una illusione, tu
ribatti che il solo fatto di argomentare e' un "divenire" nel tuo senso
e non un'illusione... ma questo e' proprio quello che devi dimostrare!
> Concedo che i giochi di parole sono ineliminabili
> nell'attivita' di ricerca
Ma bisogna eviare di prenderli per argomenti seri... per quanto possibile.
> ma tale posizione proprio perche' vuol dire qualcosa
> e distruggere qualcosa deve basarsi su presupposti
> da cui prendere le mosse
Non ho bisogno di presupposti diversi da quelli che usi tu. In altri
termini, i miei sono un sottoinsieme dei tuoi. Se uno mi dice "ho una
dimostrazione per la quadratura del cerchio" io prendo gli assiomi della
geometria e quelli della logica, assiomi che accetta anche il mio
interlocutore, e gli faccio vedere che la dimostrazione non regge. Qui
succede qualcosa di simile.
Received on Fri Aug 13 2010 - 12:22:09 CEST
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