Dino Bruniera wrote:
>
...
> - la prima contiene una serie di ragionamenti, che mi hanno convinto che ci�
> che viene definito vuoto, possa essere in realt� una sostanza, diversa dalla
> materia, con le propriet� assegnate al vuoto, ed � su questa parte che
> desidererei che qualcuno trovasse dove sta l'errore;
Cosa e' una sostanza diversa dalla materia, si mangia ma non fa
ingrassare ? :-)
Scusa la battuta ma se vuoi dire che preferisci chiamare etere invece
che vuoto la regione di spazio in cui non sono presenti cariche e/o
correnti e la cui costante dielettrica e permeabilita' magnetica hanno i
valori che nei libri sono detti "del vuoto" mi sembra un problema di
semantica. Storicamente pero' il problema dell' etere era il
problema di cercare di ridurre l' elettromagnetismo alla meccanica
ipotizzando l' esistenza di un mezzo continuo le cui *proprieta'
meccaniche* potessero dar conto delle leggi dell' elettromagnetismo.
Questo tentativo e' fallito da circa un secolo (e i primi dubbi a
riguardo erano precedenti Michelson&Morley o la Relativita') a fronte
dell' estrema artificiosita'
e complicazione cui si va incontro se si cerca di ricavare in modo
consistente le proprieta' di tale mezzo.
Certo, uno si puo' chiedere se 100 anni dopo non siamo in grado di
superare l' impasse cui si arresero i piu' brillanti fisici della fine
dell' ottocento.
Ma a questo punto sarebbe ragionevole non cercare di riscoprire l' acqua calda.
Magari una lettura dei tanti lavori sui modelli meccanici dell' etere
potrebbe essere utile a chiunque volesse riprovarci.
Pero' sarebbe forse utile chiedersi prima: e' veramente tanto importante
oggi ( e non nel 1900 !) trovare una base *meccanica* dell'
elettromagnetismo classico ?
Occorre tener presente che di acqua e di fisica ne e' passata sotto i ponti.
E cosi' un etere da anno 2000 dovrebbe essere in grado anche di
convivere con la meccanica e in particolare con l' elettrodinamica
quantistica.
> Il fatto � che nelle mie letture di fisica, sono stato sorpreso dal come
> l'etere sia stato abbandonato a favore del vuoto, perch� se l'etere, cos�
> come � stato visto, non consente di spiegare determinati fenomeni, a mio
> parere, lo consente ancora meno il vuoto.
Infatti il vuoto NON serve a spiegare l' elettromagnetismo. Serve solo a
dire che
le relazioni tra cariche, correnti e campi sono "primitive" ovvero non
riconducibili alla presenza di "altro".
> Infatti ho rilevato varie semplificazioni ed equivoci, o, almeno, non
> chiarezze.
> Per esempio, nel libro "Che cos'� la luce" di van Heel e Velzel, paragrafo
> 44, � scritto: "Nella teoria di Maxwell l'etere non viene pi� preso in
> considerazione; l'etere non ci serve pi� a niente e perci� non useremo pi�
> la parola.". Per cui sembra che venga data la "responsabilit�"
> dell'abbandono dell'etere a Maxwell, ma lui, in una lezione sull'etere, ha
> detto: "Per quante difficolt� possiamo incontrare nella formulazione di una
> valida teoria della struttura dell'etere, non vi pu� essere dubbio che gli
> spazi interplanetari e interstellari non sono vuoti, ma sono occupati da una
> sostanza o corpo materiale, che � certamente il corpo pi� esteso e
> probabilmente il pi� uniforme che si conosca.".
Era un atteggiamento diffuso tra i fisici dell' epoca. Da un lato si era
capito che tutto l' elettromagnetismo e' nelle equazioni di Maxwell e
quindi si poteva fare a meno dell' etere. Dall' altro si cercava con
ostinazione di trovare una strada per ridurre tutto alla meccanica.
> Inoltre Max Born, nel suo libro "La sintesi einsteiniana", capitolo 5
> paragrafo 15, tra l'altro, scrive: "Non vi � alcun limite per i fisici
> teorici nell'assegnare propriet� particolari al vuoto, se non che queste
> propriet� servano a correllare cambiamenti di stato dei mezzi materiali". In
> pratica i fisici "userebbero" il vuoto come se fosse una sostanza, pur senza
> giustificare le propriet� che gli devono assegnare, e cio�, a mio parere,
> senza dover assimilare dette propriet� con quelle della materia.
> Ed ancora, nello stesso paragrafo viene riportata una nota che dice: "Negli
> ultimi anni Einstein propose di chiamare 'etere' lo spazio vuoto di materia
> in cui agiscono forze gravitazionali ed elettromagnetiche, senza che questa
> parola denoti una qualsiasi sostanza.". In pratica anche lui chiam� lo
> spazio vuoto di materia, "etere", e quindi implicitamente ammise che potesse
> essere un qualcosa di diverso dallo spazio vuoto assoluto; infatti vuoto di
> materia non � la stessa cosa che vuoto assoluto.
>
> In pratica ho avuto l'impressione che i fisici abbiano abbandonato l'etere,
> soprattutto perch� non sono stati in grado di trovargli delle propriet�
> assimilabili a quelle della materia ed adeguate a spiegare determinati
> fenomeni. Ma poi hanno usato il vuoto come se fosse una sostanza, anche se
> molto diversa della materia. Insomma mi � sembrato tutto almeno poco chiaro.
>
Qui ti do ragione. Il vuoto della fisica e' un concetto ambiguo perche'
in genere lasciato indefinito o meglio definito in base a proprieta' negative.
Anzi, direi di piu' di "vuoti" imbarazzanti c'e' ne e' piu' di uno.
Il vuoto dell' elettromagnetismo classico che e' l' assenza di materia
ordinaria
ma sede dei campi elettromagnetici.
Il vuoto della relativita' che pero' presuppone l' esistenza di un
"continuo di eventi" senza i quali non ha nemmeno senso parlare di
sistemi di coordinate.
I "vuoti" della teoria quantistica dei campi che pero' in realta' sono
gli stati di
assenza di eccitazioni.
A me la cosa sembra il segnale che c'e' ancora da fare in fisica ma non
mi
sembra una cosa terribile a patto di capire che l' aspetto ontologico
(cosa e' il vuoto in se') e' marginale in fisica. Quello che conta e' di
avere dei modelli all' interno di ciascuno dei quali la parola "vuoto"
ha un preciso significato tecnico e che permettano di interpretare
(descrivere e fare predizioni) la realta' sperimentale.
> Per questo ho pensato di esporre una serie di ragionamenti che, almeno,
> mettano in dubbio l'inesistenza dell'etere. E' un piccolo passo per
> contribuire a far riaprire il caso etere, poi si potranno fare anche altri
> passi, e non � detto che essi non portino ad un etere che "spinga", come ha
> scritto Antonio Iovane (tra l'altro io ho delle idee anche sul come la
> materia potrebbe variare la sua forma col variare del suo moto rispetto
> all'etere, ma non posso esagerare con le "immaginazioni"). ...
SNIP
> Pertanto, pur non essendo un esperto di fisica (anche perch� ho dovuto
> iniziare a lavorare da molto giovane), io "sfido" chi sostiene che l'etere
> non esiste, a trovare dove sta l'errore nei ragionamenti esposti nella prima
> parte del mio messaggio iniziale.
Permettimi un consiglio di metodo: la fisica non e' solo
"immaginazione". Altrimenti saremmo ancora ai tempi di Talete. Per
quanto attraente, qualsiasi "idea" deve passare per il controllo
logico/matematico delle sue conseguenze. Chiunque puo' provarcisi. Non
e' necessario avere una laurea in fisica per farlo. Pero' non puoi
pretendere di "lanciare la sfida" e aspettarti che siano gli altri a
fare il lavoro. O lo fai tu o almeno dovresti dare elementi piu' forti
di quello che stai facendo per convincere qualcun altro a farlo per te.
Soprattutto sull' etere. Ti ripeto il consiglio di studiare prima piu' a
fondo perche' l' etere fu abbandonato.
Ciao
Giorgio Pastore
Received on Tue Apr 11 2000 - 00:00:00 CEST
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