dumbo ha scritto nel messaggio
>m(v) = m(0) ( 1 -- v ^ 2 / c ^ 2 ) ^ ( -- 1 / 2 )
.......
>Ora, se la particella � senza massa di quiete
>(cio�, se m (0) =0 ) nulla vieta che m (v) sia diverso da zero,
>l'importante � che v sia esattamente uguale a c.
>Infatti in tal caso abbiamo m (v) = 0 / 0 che non vuol dire zero,
>ma una quantit� indeterminata, anche enorme!
Torno ancora su questo argomento per puntualizzare sul fatto che v deve
essere esattamente uguale a c, come tu dici.
Infatti indeterminato non � il limite per v che tende a c, limite che invece
vale zero, in quanto questo � quel che si ottiene per v=c-epsilon.
Indeterminato � il valore in quel punto esatto v=c, punto di discontinuit�
della funzione.
Dare un significato reale ad un punto di discontinuit� gi� mi sembra
quantomeno azzardato, ma c'� da considerare che in pratica la luce non
viaggia mai a c, in quanto non esiste un vuoto assoluto. Gi� la stessa
radiazione di fondo a microonde dovrebbe essere sufficiente a modificare
l'indice di rifrazione del vuoto.
E quindi domando, quand'� che � lecito usare quella formula per spiegare il
paradosso dell'assenza di massa a riposo e la sua presenza a c?
Ciao, Mauro.
Received on Mon Apr 03 2000 - 00:00:00 CEST
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