Credo che applicato alla MQ questo paradosso proverebbe che il mago non � in
grado di leggere la mia mente.
Innanzitutto il mago, come giustamente dici, influenzerebbe lui stesso la
mia decisione, tanto che la decisione non sarebbe pi� mia. Credo di avere
sentito parlare del problema della misurazione in MQ, e cio� che lo
sperimentatore, all'atto di misurare qualcosa, lo modifica egli stesso. Il
problema � che il mago ed io, quando lui cercasse di entrarmi nella mente,
costituiremmo un sistema comune e si avrebbe lo stesso problema delle
misurazioni subatomiche in fisica che sottostanno al principio di
indeterminazione. Per sapere cosa decider� io, non gli basta analizzare solo
la mia mente, ma il mago dovrebbe analizzare anche la sua, perch� essa
costituisce quasi un tutt'unico (non so spiegarmi meglio) con la mia, dato
che nel misurarla entra in contatto con essa. Ecco che il mago si trova in
cattive acque, perch� per misurare il sistema composto dalla mia e dalla sua
mente avrebbe bisogno di un'altra mente e cos� via.
A questo si aggiunge, credo, l'impossibilit� anche teorica di prevedere
qualcosa nella fisica quantistica se non a livello statistico: perci�, se
anche il mago riuscisse a trovare abbastanza menti per risolvere il problema
delle scatole cinesi, forse non potrebbe conoscere tutti gli stati di tutte
le particelle che influenzeranno la mia scelta: non pu� prevedere per
esempio fluttuazioni del vuoto e particelle virtuali.
In pi� ci sarebbe da porsi il problema se, posto che il mago non mi
influenzi, l'atto di scegliere tra una delle possibilit� (il collassameno
della funzione d'onda in autostati) sia davvero qualcosa di mio: siamo
sicuri che la scelta la faccia io e non sia un mero risultato di forze
quantistiche? La volont� sceglie o la volont� � il risultato di queste
forze?
Io sono e decido, o io sono ci� che decido?
Detto questo, spero che questo mago non esista, altrimenti avremmo un grande
Fratello che si intende di fisica (oddio!)
Lorenzo
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Lorenzo
Received on Fri Mar 31 2000 - 00:00:00 CEST