indeterminazione e Laplace

From: Andrea Duggento <a.zduggento_at_fastnet.it>
Date: 2000/01/30

 Salve a tutti.
Frequento gi� da un po' sia questo NG sia il V liceo scientifico.

Avrei gradito alcune delucidazioni:
Il principio di indeterminazione di Heisenberg si riferisce solamente
all'interazione tra le particelle e gli strumenti di rivelazione
oppure entra in gioco anche al di l� del rapporto della conoscenza da
parte del fisico?

Cercher� di spiegarmi meglio (� difficile farlo quando non si hanno le
idee molto chiare)

L'indeterminazione si manifesta solo nel momento della percezione
oppure � una propriet� intrinseca del mondo quantistico che esiste
anche quando nessuno si preoccupa di misure alcunch�?

Laplace sosteneva (come sapete meglio di me) che, se ci fosse un
essere in grado di conoscere in un dato istante tutti i parametri
fisici di ogni particella dell'universo e potesse rielaborare tutti i
dati (posizione, velocit�, energia cinetica, quantit� di moto, .....)
di ogni singola particella in una funzione inconcepibilmente enorme
che rappresenti l'universo, egli potrebbe prevedere il futuro cos�
come saprebbe ricostruire il passato.
Se il principio di indeterminazione ha introdotto l'imprevedibilit�
nel moto di una particella elementare dovrebbe aver smantellato questa
concezione; sempre che tale principio vada oltre l'interazione tra la
conoscenza e i parametri fisici conosciuti.

Oggi come oggi, si pu� sostenere ancora una tesi Laplaciana oppure �
stata definitivamente smantellata? Ed eventualmente quando e da chi?

So che � noioso e frustrante da parte vostra perdere tempo a
rispondere a sbarbatelli come me che scrivono cose pi� grandi di loro
dimostrando di non averle capite, ma vedo che lo fate spesso, quindi
spero di suscitare almeno una reazione (se non altro per correggiere
gli strafalcioni che avr� sicuramente scritto).


Grazie


Andrea Duggento
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From: "Eugene" <mirkosirio_at_iol.it>
Subject: R: Luoghi comuni (?) di Fisica
Date: 2000/01/30
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----- Original Message -----
From: DavidedaNapoli� <davidedanapoli_at_libero.it>
Sent: Tuesday, January 18, 2000 9:19 PM
Subject: Re: Luoghi comuni (?) di Fisica


 tutto cio' che accade dopo � banale variazione di energia cinetica per
 colpa del campo di forze di attrazione gravitazionale(alla sinistra un
 termine energetico alla destra quello dianmico).
....
 ed aggiungo che la perdita di carico non c'entra assolutamente nulla! la
variazione della massima quota si ha sia che il fluido abbia
comportamento reale che ideale :)
.....
 � come pensare che qualunque zampillo raggiunga una quota uguale a
 quella della massima quota a monte dell'acquedotto. in pratica una
 fontana aperta a 50 metri dal livello del mare zampillerebbe 50 metri
 piu' in alto di una che si trova a 100 metri dal livello del mare.
 un ragionamento che tenga conto solo della quota piezoelettrica non
 giustificherebbe il fatto che la quota raggiunta � inversamente
 proporzionale all'area lasciata libera dal dito piccolo particolare
 evidenziato dall'esperienza che vi era sfuggito e che non puo' essere
 giustificato attraverso il vostro ragionamento!

Caro Davide.

Mi spiace doverti dire che hai torto, ma � proprio cos�.
In realt� la dimensione della luce di efflusso in caso di perdite di carico
nulle non influirebbe sulla velocit� del fluido alla quota
del rubinetto (h2).
Tale velocit� sarebbe sempre pari a sqrt(2*g*(h1-h2)).
In realt� non esiste in natura nessuna misteriosa forza che faccia in modo
che la portata rimanga costante, infatti quando chiudi il rubinetto di
acqua non ne esce pi�.
Variando l'area della sezione di uscita non fai altro che rallentare l'acqua
nei condotti a monte (diminuendo cos� anche la portata), e ci� causa una
riduzone delle perdite di carico.
L'acqua quindi, avendo dissipato meno energia in attrito lungo i condotti,
uscir� a una velocit� maggiore.
Se hai presente il funzionamento di una turbina Pelton, ti renderai conto
che l'ugello convergente serve a regolare la portata, non ad accelerare il
fluido.
Se non ci fossero perdite per attrito di nessun genere le fontane poste a
differenti quote rispetto al bacino di raccolta "zampillerebbero" tutte alla
medesima quota, pari a quella del bacino stesso, indipendentemente dall'area
della sezione di efflusso.

Comunque mi sento di ricordarti l'equazione di Bernoulli (che non � altro
che un bilancio energetico)

p1/(ro*g)+g*h1+V1^2/(2g)=p2/(ro*g)+g*h2+V2^2/(2g)+Y

dove Y sono le perdite di carico misurate in metri di colonna di fluido.

Saluti

P.S.

Secondo te, cosa sarebbe la "quota piezoelettrica" che citi? E che "colpa"
dovrebbe avere il campo gravitazionale(poverino)?
Received on Sun Jan 30 2000 - 00:00:00 CET

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