Re: Critica al test di Touring

From: ernesto <ernesto.alto_at_iol.it>
Date: 1999/11/29

paolo.viNOSPAM_at_flashnet.it (Minor) wrote:

>
>On 24 Nov 1999 16:22:09 +0100, "Depsi" <devmasin_at_tin.it> wrote:

>Turing riteneva che queste doti cos� umane potessero emergere nel
>momento in cui i circuiti della sua macchina avessero raggiunto un
>adeguato grado di complessit�. Oggi (50 anni dopo!) nessuno
>sosterrebbe una tesi cos� semplicistica.

Pietro Calissano, neurobiologo, la ritiene ancora la pi� probabile
anche se, da vero scienziato, plaude ad ogni nuova idea. Io umilmente
mi associo...:

Calissano dice, commentando la nota ipotesi microtubulinica di
Penrose:
" Inoltre, la concezione di Penrose del funzionamento dei neuroni �
piuttosto obsoleta e riduttiva poich� sembra ignorare l'enorme
versatilit� e plasticit� di cui essi sono capaci. Essi non
costituiscono soltanto un sistema aperto-chiuso rispetto alla
generazione ed al passaggio delle correnti nervose, ma ciascun neurone
� un vero e proprio minicalcolatore dalle numerose sfumature. Le
obiezioni potrebbero essere molte altre, anche perch� in diversi punti
l'autore sembra possedere conoscenze superficiali della "materia
cerebrale". Ma di fronte all'ipotesi avanzata da Penrose queste
considerazioni sono rilevanti, ma non essenziali per contestarne
l'assunto di fondo.
Ritengo, pertanto, che il neurobiologo debba lasciare le possibili
obiezioni pi� sostanziose al fisico, al matematico o allo studioso di
intelligenza artificiale soprattutto per accertare quanto l'uso di
conoscenze derivate dalla teoria dei quanti possa essere in realt�
applicabile ad eventi di natura biologica. Sicuramente l'ipotesi di
Penrose rasenta l'azzardo e sicuramente vi saranno matematici, fisici
e biologi che scaricheranno le loro salve di cannone contro questo
studioso, cos� come egli trover� adepti e neofiti fra psicologi,
psicoanalisti e tutti coloro che negano la possibilit� di comprendere
i processi "mentali" con il deprecato approccio riduzionista basato
sul funzionamento dei neuroni. Personalmente ritengo che anche se
microtubuli neuronali ed effetti quantistici collettivi non hanno
nulla da spartire, ben vengano ipotesi come questa a smuovere le acque
di una disciplina che si propone di svelare il pi� grande segreto
della natura: in quale modo da quattro elementi come carbonio,
ossigeno, azoto ed idrogeno possa emergere la mente dell'Homo sapiens.

>Si ritorna a ci� che ho detto all'inizio: quali caratteristiche
>dobbiamo dare alla nostra macchina perch� questa possa essere definita
>pensante? Quale metro di paragone deve stare alla base del nostro
>giudizio e guidare il nostro operare?
>
>Paolo
IMO deve avere la capacit� di provare emozioni. Poi potr� benissimo
usare la possibilit� elettronica di calcolo invece di fare noiose
filastrocche di stringhe come facciamo noi, oppure potr� prevedere
miliardi di mosse agli scacchi invece che basarsi su esperienza e
"intuizione" (?). ma deve capire le emozioni affinch� noi possiamo
davvero stimarla come "pensante".
Ernesto
Received on Mon Nov 29 1999 - 00:00:00 CET

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