Re: Critica al test di Touring
On 24 Nov 1999 16:22:09 +0100, "Depsi" <devmasin_at_tin.it> wrote:
>
>Con tutto il rispetto che ho per Touring, e per il grande apporto che esso
>ha dato alla nascita dell'informatica e dei computer, mi chiedo con quale
>arroganza abbia potuto affermare che una macchina pensante, per essere
>considerata tale, debba per forza mentire a se stessa e agli altri cercando
>di comportarsi come un essere umano (Test di Touring).
>Non e' questa una visione un po' troppo antropocentrica della vita ?
Le cose non stanno precisamente in questo modo.
Il problema centrale, in realt�, � quello di definire cosa si intende
per intelligenza, quali caratteristiche essa debba necessariamente
avere e quali metodi siano indicati per riconoscerla.
Il test proposto da Turing voleva essere solo un tentativo di ideare
un metodo che permettesse di discriminare tra un'entit� dotata di
inteligenza e una che non ne possiede. Tieni presente che l'idea di
questo tipo di test � stata avanzata da Turing all'inizio degli anni
'50 (o, forse, addirittura prima) e risente indubbiamente, oltre che
delle conoscenze dell'epoca, anche della forte connotazione
meccanicista propria del grande matematico.
>Supponiamo per assurdo che una macchina intelligente e pensante esista.
>Supponiamo che essa nasca con conoscenza zero e memoria zero. Tale macchina
>essendo intelligente assume conoscenze e ricordi nel corso della sua
>esistenza grazie all'interazione con il mondo esterno. Supponiamo ora che
>una tale macchina, formata da materiale metallico non organico, possa
>comunicare con il mondo esterno solo tramite un video e una tastiera.
> [...]
> La macchina di cui sopra pur
>intelligente e pensante per ipotesi, non puo' comunque avvalersi delle
>esperienze sottoforma di informazioni che un essere umano percepisce
>nell'arco della sua esistenza, a meno che l'operatore non glile spieghi per
>filo e per segno una per una oppure che tale macchina sia in tutto uguale
>all' essere umano. Una forma intelligente pensa in maniera strettamente
>dipendente alla sua conformazione fisica, e all'ambiente in cui essa si
>sviluppa. Due forme intelligenti che hanno conformazione e si sviluppano in
>ambienti diversi, possono non conoscere nulla l'una dell'altra, pur essendo
>entrambe pensanti.
Il tipo di stimoli che una mente riceve attraverso gli organi di senso
dall'ambiente circostante partecipano senza alcun dubbio al processo
di "modellazione" della mente stessa e quindi, in definitiva, ne
determinano in buona misura le caratteristiche. Quanto pesi sul
risultato finale la struttura fisica della mente (e del corpo con i
suoi organi di senso), e quanto l'influenza dei fattori esterni, �
argomento su cui potremmo accapigliarci per lunghissimo tempo senza
giungere a nessun risultato certo.
Anche la questione dell'incapacit� da parte di organismi estremamente
diversi di stabilire un contatto deve essere tenuta presente.
In realt� le tue tesi sono esattamente quelle enunciate (fra gli
altri) dal filosofo Ludwig Wittgenstein.
L'intelligenza, per lo meno come la intendiamo noi esseri umani, non �
semplicemente la misura della capacit� associativa e di memoria del
cervello umano, ma coinvolge aspetti difficilmente quantificabili,
quali ad es. la creativit�.
Turing riteneva che queste doti cos� umane potessero emergere nel
momento in cui i circuiti della sua macchina avessero raggiunto un
adeguato grado di complessit�. Oggi (50 anni dopo!) nessuno
sosterrebbe una tesi cos� semplicistica.
>Se vogliamo veramente arrivare a costruire una macchina pensante ( e io
>credo che lo si potra' fare ), dobbiamo scrollarci di dosso l'idea che essa
>la debba pensare esclusivamente come noi, o essere a nostra immagine e
>somiglianza, e considerare invece il fatto che ogni intelligenza e'
>strettamente condizionata dall'ambiente in cui si sviluppa e puo' quindi,
>reagire in maniera diversa a situazioni simili.
Si ritorna a ci� che ho detto all'inizio: quali caratteristiche
dobbiamo dare alla nostra macchina perch� questa possa essere definita
pensante? Quale metro di paragone deve stare alla base del nostro
giudizio e guidare il nostro operare?
Paolo
Received on Thu Nov 25 1999 - 00:00:00 CET
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