R: R: teoria nificata del campo (W.Cassani)?

From: Maurizio Bonfanti <maurizio.bonfanti_at_tin.it>
Date: 1999/10/04

In risposta a Francesco Esposito

Quando dico che solo chi legge deve giudicare e decidere che fare,
evidentemente non sto dicendo che finanzierei idee che (io) giudico balzane;
e se ho motivazioni sostenibili, le esporr� ad altri meno esperti, e
cercher� di essere pi� bravo degli avversari nell'essere convincente, ma non
pubblicher� liste di proscrizione. Se nella lettura rilevo violazioni ai pi�
elementari e (per me) consolidati principi di fisica, io passo oltre, ma
sicuramente un messaggio, a un altro livello, mi � arrivato. Ci sono pi�
cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sognino i filosofi. Io
parafraserei oggi questa dichiarazione del principe di Danimarca sostituendo
i filosofi con gli scienziati. Non perch� tutto sia buono, ma perch� fra
quello che oggi � "consolidato", come tu dici, e quello che sar� consolidato
domani nessuno pu� dire assolutamente nulla. Perch� mai la scienza del
nostro (orgoglioso) microcosmo dovrebbe essere depositaria della verit�,
anche solo fisica? Io personalmente, bench� il mio lavoro principale sia il
pi� legato all'oggettivo che si conosca, quello del progettista, considero
ogni mio passo e quello della tecnologia di cui mi occupo come un fatto
puramente transitorio, n� vero n� falso ma solo atto a risolvere oggi un
problema di oggi. Un tempo l'instabilit�, per esempio aerodinamica, era
giudicata un tab�; oggi i volatili meccanici pi� evoluti hanno l'instabilit�
come fiore all'occhiello, e fanno cose che i volatili stabili non avrebbero
mai potuto fare.
E io non pretendo affatto che le persone, come tu dici, "del mestiere" non
dicano la loro. Ho detto proprio il contrario! DEVONO dire la loro, cos�
come un insegnante d� 3 a chi lo merita, ma non lo mette alla gogna, che �
il metodo pi� diseducativo che si conosca! Fra il dire quello che SI DEVE
dire e lo schedare (mettere all'indice) c'� un abisso, lo stesso che c'� fra
il criticare razionalmente gli eretici e sottoporli alla Santa Inquisizione.
Per questa ragione non rispondo ad altri messaggi che ho ricevuto in replica
al mio: perch� vi ho trovato affermazioni che sembrano una copia del codice
di Tom�s Torquemada. Anche la Santa Inquisizione voleva mettere in guardia
dall'ascoltare le eresie, evitare che le persone meno addette ai lavori
fossero deviate e cos� via. Non c'� alcuna differenza.
Ma chi ha il diritto di giudicare, dimmi, che cosa � deviante per la mente
di qualcuno? Chi ha il diritto di giudicare se l'ascoltatore � idoneo oppure
no ad ascoltare? Questo, entro certi limiti (assai ristretti) pu� essere
fatto con l'infanzia, ma anche in quel caso ci sarebbero molte precisazioni
da fare. Si educa infatti a pensare e a leggere, non a cosa pensare o non
pensare, a leggere o non leggere; si educa a camminare, non a dove andare. O
cos� dovrebbe essere. E aggiungo che, se proprio non vogliamo che le menti
vengano deviate dai falsi messaggi, dovremo mettere all'indice grandissima
parte della pubblicit�, della televisione, del cinema, della letteratura e
dei politici, con tanto di nome e cognome. Chi fa pi� male alla "gente"? Il
tizio che osa non condividere la teoria della relativit� o chi sta educando
intere generazioni alla filosofia della telenovela, chi finanzia film sulla
mafia che sono solo apologia della mafia, chi sta educandole a non pensare?
Eppure quegli stessi che alzano gli scudi contro i dissidenti della scienza
(confermo di considerarli tali) sarebbero i primi a insorgere se qualcuno
osasse censurare tutto questo, a cominciare dalla pubblicit� che, attraverso
il "prodotto", finanzia gran parte della ricerca.
Ma c'� un altro punto importante dal mio punto di vista (� sempre un'
opinione, come ovvio): le certezze delle scienze si fondano su principi che,
perlopi� sotto forma di postulati, danno luogo a un sistema formale che
costituisce il corpus della scienza. L'esperienza, poi, pu� confermare i
singoli teoremi del sistema, o persino essere stata il punto di partenza per
enunciare i principi o i postulati. Ma un sistema formale resta un sistema
formale; pu� solo "mostrare" (non "dimostrare") la propria coerenza interna,
ma non la validit� dei principi su cui si fonda. Ed � perci� proprio sui
punti di partenza, sui postulati, i quali spesso hanno piuttosto la forma di
assiomi, che la critica pu� e, secondo me, deve indagare senza sosta, anche
quella che "non ha gli strumenti" ma avverte un legittimo disagio.
La difesa a oltranza (con mezzi discriminativi) di quei postulati e assiomi
� coda di paglia, ne dimostra cio� la reale natura di petizioni di
principio. E persino di superstizioni se non si vuole considerarli come
strumenti di oggi adatti a risolvere i problemi di oggi e, al pi�, di domani
mattina. Noi abbiamo la tendenza, da sempre, a confondere il presente con lo
stato pi� evoluto del cosmo e con l'eternit�: scoperta l'elettricit� noi
eravamo automi elettrici, scoperta l'informatica noi siamo computer
biologici. Noi siamo solo un momento che non ha alcun controllo su ci� che
saremo il momento successivo. Perch� dunque non dovremmo dubitare, ciascuno
con i propri strumenti? E perch� non dovremmo comunicare il nostro dubbio o
la nostra ipotesi da visionari con gli strumenti del nostro tempo? Poi, fra
i ribelli, troveremo dubbi insignificanti o irritanti. Pazienza. Siamo
adulti e vaccinati. E il tempo produce i propri vaccini, persino contro la
pubblicit� e i mass media, senza bisogno di creare i ghetti.
Abbiamo (quasi) tutti esultato per la chiusura degli ospedali psichiatrici,
dichiarando la dignit� della persona indipendentemente dalle sue dotazioni
intellettuali e dalla sua salute mentale, e stiamo persino cominciando a
chiederci se il giudizio sulla salute mentale sia non scientifico ma
culturale, e se la persona definita come sana di mente non sia solo la
fotografia dell'americano medio (e di successo). Li riapriamo ora su
Internet, gli ospedali psichiatrici, perch� "possono fuorviare le persone
non del mestiere"? Quale "mestiere", di grazia? Il "mestiere" della scienza,
o della conoscenza?
Io non temo le false scienze e neppure i matti, ma le riunioni del Sinedrio,
che finiscono prima o poi per decidere di mettere in croce qualcuno. Non
dimentichiamo che su quelle croci c'erano, s�, dei veri malfattori, ma anche
uno che non lo era.
Un altro punto, tuttavia non discosto dal precedenteo, � il problema della
confutabilit�. Hume, padre dello scetticismo, si ferm� quando si chiese se
lo scettico non dovesse essere scettico anche nei confronti dello
scetticismo. Aveva scoperto la coerenza e l'effetto boomerang delle
petizioni di principio. Noi, invece, non ci soffermiamo mai a chiederci, o
cos� sembra, se il principio di confutabilit� che regge il credo scientifico
contemporaneo sia confutabile, e dunque se sia scientifico nella sua stessa
definizione. Ebbene no, non � confutabile. Dunque �, appunto, una petizione
di principio. Devo concludere che la scienza si regge non tanto o non solo
su vari postulati o assiomi che possono gi� essere di per s� petizioni di
principio, ma su un'unica radicale petizione di principio? Su questa base �
CERTO che la scienza non � un'istituzione democratica, come dice un altro
post, cos� come non lo �, aggiungo io, qualunque integralismo.
Ultimo punto. Tu hai detto una cosa che mi ha toccato, al di l� delle
conclusioni che ne hai tratto: "non so che cosa spinga queste persone a
"elaborare" teorie alternative..." Ti risponde uno ha dedicato anni (fuori
dalla professione, come ovvio) a ricercare su cose del tutto inutili e a
fare ipotesi che lo avrebbero fatto sicuramente mettere all'indice in tutti
i crackpot del pianeta - e che per� poi gli sono state di grande utilit� non
solo nella professione, come logica dell'elaborato se non come suoi oggetti,
o come canale per creare associazioni mentali che altrimenti non avrebbe mai
visto (perci� ho parlato di spunti che possono venire da ogni parte), ma
anche come agilit�, come atteggiamento libero davanti al problema.
La spinta � la sfida di fronte al problema non risolto o non capito, la
necessit� di ridurre una lacerazione, una discontinuit�, il vuoto fra una
struttura e una struttura vicina, la necessit� di integrazione di s�, di
sintesi per poter cominciare a costruire un'altra struttura. La spinta � il
senso della contraddizione fra ci� che abbiamo acquisito - che ci � proposto
o imposto con la petulanza di chi "sa le cose giuste" - e ci� che per
qualche ragione noi sentiamo (un esempio autorevole, in questo senso, � il
Discours di Descartes), quindi � il senso della ribellione, dell'
insofferenza per i sistemi che sentiamo come chiusi, dal momento che la
nostra mente non � un sistema chiuso, fisso, finito, "consolidato".
(Per inciso, se la mente non � un sistema consolidato e immutabile, perch�
dovrebbe esserlo il suo prodotto? Dire quindi, per esempio, che la teoria
dell'evoluzione � assolutamente vera, cio� immutabile nei suoi postulati,
non � in aperta contraddizione con la teoria dell'evoluzione? La geometria
euclidea non � certo falsificata al proprio interno, ma i principi attuali
della geometria la relegano a un caso particolare e persino "ingenuo". E
crediamo forse che la vicenda sia finita qui? Io credo che noi facciamo una
grande confusione fra ci� che "�" oggettivo e ci� che "noi" vediamo
contingentemente come certo.)
Una spinta, infine, � la competizione, come � ben comprensibile e come �
necessario ritenere proprio nell'economia dell'evoluzione, visto che siamo
pronti a giurarci.
Io credo in definitiva che l'alzata di scudi contro le pseudo-scienze, non
solo oggi ma sempre, abbia a sua volta quest'ultima matrice, quella che nel
mio messaggio precedente ho chiamato gelosia. Coloro che propongono teorie
assurde sono un po' come femmine ultratruccate (falsificate, esibizioniste,
esasperate, affamate) che vogliono richiamare l'attenzione a ogni costo (e
ci riescono). Per� i crackpot somigliano troppo ai clan di mogli tradite, o
che temono di esserlo e di vedersi rubare la passerella da "quelle puttane".
Internet � il Nuovo Mondo, qualcuno dice. Allora non posso non ricordare che
quell'altro Nuovo Mondo, quello oggi cos� chiuso nel suo snobismo
intellettuale, � proprio nato da una congerie di disperati e di predatori me
ssi all'indice dalla vecchia Europa, e che l'America l'ha scoperta un
visionario che credeva di andare nelle Indie e che, se era bravissimo a
rompere le uova al prossimo, non era in grado di provare nulla.
Saluti
Maurizio
Received on Mon Oct 04 1999 - 00:00:00 CEST

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