Mara wrote:
>
> Al momento sto leggendo "L'io della mente" di Hofstadter ed e' un po'
> choccante dopo aver letto "Genio" (biografia di Feynman) di Gleick.
> Cerco di spiegare meglio quello che intendo dire (sperando di non
> spararle troppo grosse).
> Dunque... sembra ci sia uno strano mutamento in corso da qualche
> decennio a questa parte.... i biologi che una volta mettevano la mente
> umana in una posizione privilegiata rispetto al resto della natura
> stanno avvicinandosi verso un rigido determinismo (vedi Wilson ad es.)
> mentre i fisici che al contrario sono sempre stati tra i piu'
> meccanicistici tra tutti gli scienziati sembra stiano percorrendo il
> percorso inverso, ovvero stanno riscoprendo il valore della "mente che
> osserva". Attenzione che dico "sembra".
> Nel libro che sto leggendo (sempre che io non stia prendendo lucciole
> per lanterne) la seconda affermazione pare venga confermata: si parla di
> gatti di Scroedinger, di indeterminazione, di visioni olistiche anziche'
> riduzionistiche ecc. ecc. ma ho l'impressione, o forse voglio credere,
> che si tratti di una qualche forma di "abbaglio" (non so come spiegarmi
> meglio).
Ciao, forse e' un abbaglio, ma resta il probelma serissimo di capire
cosa sia una misura quantistica. Io penso che le soluzioni che
tirino in causa la mente siano in qualche modo un abbaglio, ma la
realta' e' che non sappiamo quasi nulla su cosa sia il processo di
misura quantistica e, ancora di piu' , sul perche' l'"indeterminazione"
quantistica cessi di manifestarsi nel mondo macroscopico.
> Un'altra impressione avuta dalla lettura dei due libri (vi prego di
> correggermi se sbaglio) e' che i fisici americani hanno una concezione
> piu' "pragmatica" della fisica, mentre quelli europei ce l'hanno piu'
> "filosofica", ovvero i fisici americani si pongono la domanda:
> "Funziona?"
e se la risposta e' si non si mettono ad indagare oltre
> sulle implicazioni filosofiche che questo potrebbe avere mentre i fisici
> di "scuola europea" sono piu' portati a speculazioni di questo tipo.
Io non sono d'accordo, il pragmatismo che tu citi e' comune a tutti i
fisici
di tutti i continenti, non credo sia possibile fare distinzioni.
Inoltre la scuola americana dei fisici teorici del dopoguerra e' stata
in
massima parte costruita da Enrico Fermi che era un Italiano e quindi un
europeo!
Il "perche'" dei fisici e' abbastanza diverso del "perche'" dei
filosofi.
In qualche modo i filosofi, secondo me, partono dal presupposto che
esistano
delle categorie a priori (nel senso di "gia' note" ) e attraverso queste
si debba
rispondere al perche' delle cose. Le categorie le ottengono da un
processo di
"evidenza" mentale. Per i fisici e' un po' diverso, in quanto
le cose a priori sono molto meno salde e probabilmente molto meno chiare
ed
in ogni caso il puro raginamento, da solo, non e' in grado di arrivare a
"certezze",
ci vuole sempre la sperimentazione (anche se interpretata).
Per mostrare la differenza tra il fisico e il filosofo ti faccio un
esempio ben noto.
Kant, che pure conosceva molto bene la fisica Newtoniana, nella sua
"critica della
ragione pura" pretende di spiegare dalle categorie elementari il
principio di
conservazione della quantita' di moto. Un fisico, per il momento almeno,
non e'
in grado di "spiegare" il principio di conservazione della quantita' di
moto
(se non in relazione a "simmetrie").
Nello stesso modo Kant "dimostra" per la stessa
via (cioe'richiamandosi alla "struttura trascendentale") che l'unica
geometria
possibile del mondo fisico e' quella euclidea. In questo caso la fisica
della
relativita' generale ha fatto giustizia.
> Sarei una bella bugiarda se dicessi che ho capito le scoperte della
> fisica raccontate nella biografia di Feynman ma.... ne ho come respirato
> l'aria, ecco.... e alla fine ho pure pianto per la perdita di una mente
> simile. (anzi, colgo l'occasione per ringraziare pubblicamente chi mi ha
> consigliato questa lettura)
> Se devo essere sincera ho una preferenza per l'impostazione americana
> (non so, mi da piu' sicurezza, troppi arzigogolamenti mentali mi
> turbano) anche se a volte la filosofia mi tenta.... lo "stato" del
> gatto, vivo o morto che dipende dallo stato della particella... e'
> "reale"? Voglio dire, esistono entrambe le "biforcazioni" del "reale"
> dal passaggio dal microscopico al macroscopico? Questo pensiero lo
> vorrei scrollare via ma non mi riesce... Oppure le interferenze.... il
> fotone "trovandosi di fronte" a due fessure crea due onde che
> "interferiscono" tra loro e che possono o rafforzarsi o annullarsi (mi
> aspetto sempre conferme o smentite di quello che sto sparando a ruota
> libera) quale delle due e' piu' "reale"? Ma se metti un rivelatore che
> registri il passaggio in una delle due fessure ecco che l'interferenza
> non c'e' piu'!!! (Questo mi fa uscire pazza)
Questi sono i "veri" problemi per che cerca di capire la meccanica
quantistica.
Ma il problema piu' grande e' perche' tutta questa indeterminatezza non
appare nel mondo macroscopico? Come dicevo non c'e' risposta a tutto
cio'.
> Sempre su "L'io della mente" Hofstadter lui fa un bel paragone con una
> strana doccia che puo' avere solo due stati senza vie di mezzo: o fredda
> o calda, solo che questo lo si puo' verificare solo dopo aver sentito
> l'acqua (insomma, come le docce del campeggio dove sono stata), insomma
> l'acqua forse_calda_forse_fredda di questa strana doccia (mica tanto) ha
> proprieta' diverse dall'acqua gia' sentita calda e dall'acqua gia'
> sentita fredda.....e' cosi'?
> Ma poi, cosa vogliamo dire con "reale"?.
Il mio parere di fisico e': Sapremo cosa significa reale "alla fine
della
storia" quando tutta la fisica sara' "terminata".
> Qui mi lancio ancora in speculazioni che so bene non sono in grado di
> fare. Sento parlare spesso della dualita' onda-particella del fotone,
> che io ho capito cosi': e' una particella (ovvero una quantita'
> discreta) ma si comporta come un'onda; e' una particella perche' per
> ogni fotone giunto sullo schermo rivelatore si ode un "click" ma si
> comporta come un'onda per il fatto dell'interferenza..... no?
> [Ho avuto una buffa immagine.... me lo immagino come un anellino che
> quando si "rompe" si trasforma in onda]
>
> Dicevo "abbaglio"..... pensavo... che non sia come per le illusioni
> ottiche?
> Avete presente il "Cubo con nastri magici" di Escher? Sulla superfice
> dei nastri ci sono o dei buchi o delle convessita', dipende da come li
> si guarda. Il nostro cervello non e' in grado di vederli nella sua
> realta' "vera" ovvero che sono sia concavi che convessi: o li vede
> concavi o li vede convessi.... che non si tratti di un "abbaglio" della
> nostra mente in questo senso?
Io non credo, credo che invece la realta' macroscopica sia un "abbaglio"
della nostra mente causato dalle nostre percezioni rozze che non
"vedono"
la struttura quantistica. Forse il mondo e' fatto "della stessa materia
di cui sono fatti i sogni" piu' di quanto crediamo!
> Grazie, scusate come sempre
> Mara
Ciao, Valter Moretti
Received on Mon Sep 13 1999 - 00:00:00 CEST
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