Dangermouse <livio.mengotti_at_picas.ch> wrote:
>> Lorentz arrivo' anche ad affermare che l'etere era a riposo nello
>> spazio assoluto.
> Addirittura era gia' arrivato alla contrazione delle lunghezze come l'ha vista
> Einstein,
> soltanto che lui attribuiva la contrazione all'esistenza dell'etere,
> giusto??
Non sono ferrato su questa parte: mi pare che il suo fosse un
tentativo empirico per spiegare perche', nonostante l'esistenza di
un riferimento assoluto (etere), non si riuscisse a misurare la nostra
velocita' rispetto all'etere. Nonostante il risultato identico,
direi che non ha nulla a che fare con i rispettivi risultati di
Einstein: era un ragionamento del tipo "visto che le mie ipotesi
sono giuste (etere, ecc..), cosa dovrebbe succedere affinche'
possa salvarle?" Supponendo una contrazione nella direzione del
moto, ecco che le cose tornano (ma non le altre, p.es.l'EM).
> Siccome il calcolo mi si � un po' incasinato per via degli spazi
> l'ho messo su Internet all'indirizzo
>
> http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Hall/2027/gamma.html
>
Non ho potuto vedere il tuo sito perche' per qualche motivo
il mio accesso a geocities e' lentissimo :-( pero' il procedimento
del post e' corretto. Complimenti: posso dirti che e' un
metodo alternativo per ricavare la formula della dilatazione
temporale (l'avevo messa sulla mia tesina per la maturita'
qualche centinaio di anni fa... ma io l'avevo presa dal
mio prof di allora!).
Dopo tutto, e' proprio l'applicazione del principio che
impone la costanza di c per chiunque.
A questo punto, nel tuo sito puoi anche aggiungere un simile
semplice procedimento per ottenere la contrazione delle
lunghezze: supponi la stessa astronave in moto con velocita
v, O sia l'osservatore a terra e O' un passeggero (ma quanto
viaggia 'sto Einstein..) e facciamo loro misurare una
distanza AB ferma rispetto ad O. O usera' gli eventi
"nave passa in A" e "nave passa in B" per misurare AB
usando gli orologi posti in A e in B segnandosi i tempi
del passaggio (deve usare due orologi perche' A e B non
si trovano nello stesso posto). O' invece usa un solo
orologio, dato che per lui i due eventi avvengono nello
stesso posto (l'astronave).
Sia L0 riferito ad O, mentre DeltaT0 e' riferito ad O',
dato che solo per lui gli eventi sono nello stesso punto.
Allora:
L0 = v DeltaT (DeltaT e' misurato da O) (1)
L = v DeltaT0 (L e' misurato da O') (2)
Dato che ormai sappiamo che DeltaT=DeltaT0*gamma, la (1)
diventa
L0 = v DeltaT0 * gamma (3)
Ora dividiamo membro a membro la (3) per la (2):
L0 / L = gamma
cioe' proprio L = L0 / gamma
Secondo me questi semplici metodi permettono di capire
la soluzione a certi paradossi, perche' spiegano che
alla fine non e' che le cose si allunghino o si
accorcino passando da un riferimento all'altro: e' la
loro misura che cambia. Si tratta quindi di una
conseguenza di come si guardano le cose: la lunghezza
propria e' la piu' grande fra tutte quelle che
corrispondono ai vari punti di vista, ma non per
questo piu' reale. Sarebbe come dire che piu'
guardiamo da distante una persona, piu' questa
si rimpicciolisce e cosi' il metro che si e'portata
dietro; in un certo modo non ha senso chiedersi
se sia un fenomeno reale o apparente.
(questa non l'ho pensata adesso: l'ho presa da quella
tesina di prima; pero' il ragionamento era mio!)
Ciao!!!
Received on Mon Aug 02 1999 - 00:00:00 CEST