Re: quanti di forma conica?

From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Date: 1999/07/14

Maurizio Leonardi
> Sono commissario d'esami (filosofia / storia). Un candidato parlava oggi
> di forma 'conica' dei quanti subendo la derisione dei miei colleghi. Ha
> pure citato alcune fonti delle sue informazioni. Puo' essere preso sul
> serio? A me pareva piuttosto convinto. Se qualcuno puo' rispondere lo
> faccia. Ne va del voto di maturita' dell'alunno.

Max ha scritto:
> Credo si riferisse al campo di azione che il quanto occupa come onda nel
> salto energetico che precede l'emissione della particella fotone, che si
> teorizza abbia una direzione probabilitica all'interno di asse vettoriale
> conico.
>
> Spero sia chiaro cio che ho letto da una rivista specializzata in laser
> citava a gradi linee quanto sopra. Esso spiegava perche' alcuni sistemi
> (laser a semiconduttore fortemente drogati sulle zone di trasizione)
> hanno la tendenza a emettere fotoni coerenti provenienti da salti
> quantici degli elettroni lungo assi cristallografici predefiniti. Il cono
> e una metafora grafica per definire la probabilita' che il salto quantico
> avvenga lungo un vettore e in uno spazio approssimabile statisticamente
> ad un cono.

Non so se arrivo in tempo per il voto, ma qualche commento vorrei farlo
comunque.
Della prima frase di Max non capisco una parola.
Quanto al seguito, perche' non dici il nome della rivista?
Mi sembra di capire che si stia parlando di un'emissione di fotoni non
isotropa, ma direzionale. Non credo che il cono sia una metafora
grafica: non conosco direttamente la questione, ma puo' darsi benissimo
che la distribuzione dei fotoni sia concentrata sulla superficie di un
cono. Non ci troverei niente di strano.

Pero' da questo a parlare di "forma conica dei quanti" ci corre
parecchio... Ammesso che abbia detto davvero cosi'.
E qui vorrei fare un commento di altro genere, rivolto non solo a
Maurizio ma a tutti gli insegnanti che leggono.

Ma che razza di scuola ci state confezionanado?
Scusate se sono brusco, ma mi sembra la palestra delle chiacchiere.
Un ragazzo legge, forse in una rivista divulgativa (di solito di bassa
qualita') un argomento che non e' in grado di capire, e che non sarebbe
comunque in grado di capire anche se fosse esposto bene, perche' implica
una quantita' di presupposti che lui non possiede.
Si presenta all'esame di maturita' per raccontarlo a una commissione, la
quale nella quasi totalita' non e' in grado di valutare quello che dice,
perche' ne sa meno di lui.
Spesso e volentieri, temo, la commissione - per timore di sbagliare -
prendera' per buone le elucubrazioni del ragazzo, ed emettera' un
giudizio conseguente.

Chi segue questo NG avra' gia' letto miei interventi in risposta a
ragazzi (spesso entusiasti quanto avventati) che si lanciavano in
argomenti troppo grandi per loro.
Avrete visto che qualche volta li ho corretti, altre volte li ho presi
in giro, talvolta li ho anche trattati male. Il motivo e' sempre lo
stesso: non sopporto questa riduzione della scienza a spot pubblicitario
o ad argomento da talk-show.
Non mi dilungo di piu', da un lato perche' ne ho gia' parlato piu'
volte, dall'altro perche' preferisco leggere eventuali repliche.
Ma esorto caldamente tutti gli insegnanti a non prestarsi (starei per
scrivere "a non prostituirsi") a questo gioco dove si scambia per
cultura la capacita' di parlare di cio' che non si capisce...

"... mostrarsi, pero', a quelli che, per apparir eglino ancora
intelligenti, applaudono a quello che e' non intendono, e maggior
concetto si formano delle persone secondo che da loro son manco intese;
e pur che lo scrittore stesso non sia (come molti ce ne sono) di quelli
che scrivono quel che non intendono, e che pero' non s'intende quel che
essi scrivono."
(Galileo, Massimi Sistemi, giornata prima.)
-------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica
Universita' di Pisa
Received on Wed Jul 14 1999 - 00:00:00 CEST

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