Re: Paradosso dei gemelli

From: Mauro D'Uffizi <aduffiz_at_tin.it>
Date: 1999/06/03

Elio Fabri ha scritto nel messaggio <374EB3A0.5EA1_at_mclink.it>...
>
>Vorrei dire la mia su questo lungo thread.
>
>Mauro e' gia' stato (secondo me a ragione) criticato per un
>atteggiamento un po' troppo presuntuoso verso una scienza che non
>conosce abbastanza. Non insistero' su questo.

Grazie per la magnanimit�.

>Quanto al problema in se', io prima di tutto osserverei che il tempo
>segnato da un orologio (tempo proprio) e' invariante per trasf. di
>Lorentz: quindi *deve* risultare lo stesso qualunque sia il sistema di
>riferimento (inerziale) in cui lo si calcola.
>Per questa ragione un fisico "furbo" sceglie il rifer. piu' semplice, e
>non si preoccupa di rifare il conto in altri rif.: sa che verra'
>certamente uguale...
>Naturalmente niente vieta di controllare; ma se uno trova un risultato
>diverso, deve sapere che ha certamente sbagliato, non che ha dimostrato
>qualche errore nella relativita'.

Anche con te dovr� essere lapidario, e me ne scuso, ma ho gi� inviato un
post, (proiettili) in cui spero di spiegare definitivamente la mia posizione
sul tema.
Il tuo ragionamento � ineccepibile per un matematico ma non per un fisico.
Al matematico interessa solo la congruit� delle sue equazioni, al fisico
dovrebbe interessare anche cosa significhino in realt�.

>Altro punto: nel calcolo che dicevo sopra e' dato per scontato che la
>marcia dell'orologio non venga influenzata da eventuali accelerazioni.
>Questo e' stato discusso nel thread, ma secondo me la questione e'
>piuttosto ovvia.
>Sappiamo bene che ci sono orologi *reali* che risentono di
>un'accelerazione: non solo quelli a pendolo (che in uno spazio vuoto, in
>un'astronave non accelerata, semplicemente non oscillano...) ma anche
>gli orologi a bilanciere, quelli a quarzo ... anche gli orologi atomici.
>I punti da osservare sono pero' tre.
>1) Un buon orologio e' quello che risente poco di disturbi esterni
>(accelerazioni incluse). Questo si puo' verificare, e si puo' anche
>capire dal suo principio di funzionamento.
>E' percio' lecito pensare a orologi ideali, allo stesso modo come si
>pensa a vincoli privi di attrito, ecc.
>2) E' viceversa inspiegabile come un'accelerazione possa influire *allo
>stesso modo* su orologi diversi, come sarebbe necessario se si volesse
>far intervenire l'accel. nel paradosso.
>3) Comunque si possono realizzare le condizioni del paradosso in modo
>tale che le accelerazioni diventino piccole quanto si vuole. O meglio:
>l'accel. dura un certo tempo. Il moto successivo puo' durare quanto si
>vuole. Lo scarto fra i due orologi dipende dalla durata totale del
>viaggio, quindi non si puo' spiegare con l'accel.


Il punto 3 mi ha sempre trovato pienamente daccordo, ho sempre affermato che
nelle formule della RR le accelerazioni non compaiono, pertanto non se ne
deve tener conto nella soluzione dei paradossi associati ad essa.

Per quanto riguarda gli altri due punti, anche se non sono stato io a
introdurli nella spiegazione del paradosso, debbo dire che le tue
affermazioni andrebbero valutate pi� approfonditamente.
Io direi piuttosto che dato che il tempo non pu� essere altro che quello
segnato dall'orologio, il porsi il dubbio se l'accelerazione influisca �
tautologico.
Che poi, tranne casi particolari (vedi il pendolo che funziona in ragione di
g), gli orologi, qualunque essi siano, possano risentire allo stesso modo
delle accelerazioni, non lo escluderei, compresi quelli biologici, basati su
reazioni chimiche, ma proprio perch� tautologico, non offre nessuna
opportunit� di verifica sperimentalmente valida di qualsivoglia teoria.
Poi che un orologio possa "scassarsi" perch� soggetto ad accelerazione e che
tutti si scassino nello stesso modo, sono daccordo con te, lo trovo
improponibile.

>Finisco con una notizia: dato che si e' parlato dell'esper. di Hafele e
>Keating, ricordo che in quel caso il viaggio duro' un po' piu' di due
>giorni, e lo scarto fra i due orologi fu all'incirca 300 nanosecondi.
>Ecco perche' senza orologi atomici sarebbe stato difficile vederlo...


Non mi dimostra nulla, ma non ho nulla da eccepire.

Ciao, Mauro.
Received on Thu Jun 03 1999 - 00:00:00 CEST

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