Re: Proiettili.

From: Pipitone Esp. Claudio <athanor_at_x-xtin.it>
Date: 1999/06/07

In data 3 Jun 1999 19:12:26 +0200, Mauro D'Uffizi ha scritto sul
newsgroup it.scienza.fisica:

-------omissis------
>Einstein, io adesso dovrei misurare una distanza tra i due proiettili pari a
>122,5 m, in quanto il segmento di spazio tra i due si � contratto per via
>della velocit�.
>Come? Quando? E perch�?
>
>Se riuscite a spiegarmelo in parole comprensibili vi prego di farlo, se
>intendete invece ripropormi le trasformate di Lorentz, potete pure
>astenervi.
>

Ciao Mauro,

la colpa e' della formula
        T=S/V (1)
unitamente alle sue omologhe espressioni; purtroppo la (1) non e' mai
stata messa in discussione da nessuno ed evidentemente andava bene
anche secondo Einstein...;-)
Ora, se V=cost. come tu hai supposto nel tuo esempio, al variare di
"T" nella (1) sopra riportata, anche "S" deve obbligatoriamente
variare...;-)
 
E' ovvio che la relativita' "temporale", cioe' quella basata sulla
corrente attuale convinzione dell'esistenza concreta della dimensione
temporale e quindi, conseguentemente, sulla presunta liceita' della
formula T=S/V unitamente alle sue omologhe espressioni, non ti dara'
mai adeguata soddisfazione, poiche' quando essa riesce a dimostrare
matematicamente e secondo i suoi assunti, che il tempo subisce
contrazioni o dilatazioni, il gioco e' fatto e lo spazio segue
pedissequamente...

E' invece ancora completamente da dimostrare la liceita' della
classica e piu' antica formula T=S/V, unitamente alla liceita' della
sua piu' recente e moderna conseguenza relativistica: il continuum
spazio-tempo, che non fa altro che aggravare le conseguenze
dell'eventuale fittizieta' della (1) sopra evidenziata.

Inoltre, affinche' la relativita' "temporale" (insisto su questa
precisazione poiche' esiste invece la possibilita' di descrivere
compiutamente ed esaustivamente gli eventi prescindendo totalmente
dall'eventuale esistenza del tempo e quindi dall'introduzione e
dall'uso della dimensione fisica temporale) possa dimostrarti in modo
matematico e secondo i suoi assunti, che il tempo subisce delle
contrazioni o dilatazioni (lo spazio segue pedissequamente...),
avresti dovuto costruire dei proietti formati da ogive metalliche cave
ed inserire all'interno di ciascun proietto un orologio che prima
della partenza fosse stato sincronizzato con ogni altro orologio del
tuo sistema (quelli, cioe', che tu hai disposto lungo il percorso dei
proietti stessi unitamente a quello dell'osservatore a loro solidale).
In questo modo la relativita' "temporale" potrebbe dimostrarti
matematicamente e secondo i suoi assunti, che gli orologi (ideali)
sparati dentro le ogive cave dei proietti, segnano un tempo inferiore
rispetto agli orologi fissi con i quali erano in partenza
sincronizzati.
La posizione della relativita' "temporale" e' sempre la stessa...
Gli orologi (ideali), solidali ai proietti, *si muovono* rispetto agli
orologi (ideali) fissi e quindi gli orologi (ideali) *in movimento*
rallentano la loro misura del tempo...
Secondo la teoria della relativita' "temporale", poiche' gli orologi
sono "ideali" essi non possono variare la costanza della velocita' del
loro funzionamento interno e quindi non rimane altra conclusione che
quella secondo cui la dimensione fisica temporale, supposta esistente,
si sia dilatata o ristretta...;-)

A mio parere, invece, non esiste altra alternativa che quella di
dichiarare fittizia ed abbandonare la formula (1) e le sue omologhe
espressioni unitamente allo spazio-tempo, in favore di un piu'
semplice e preciso spazio-velocita'.
Pero', pur essendo questa una proposta efficace e che semplifica di
molto il calcolo matematico, essa non e' ancora stata accettata di
buon grado.
Pazienza: chi vivra' vedra' ! :-)
Ciao.

Claudio Pipitone
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Received on Mon Jun 07 1999 - 00:00:00 CEST

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