Re: Il paradosso dei gemelli

From: Pipitone Esp. Claudio <athanor_at_x-xtin.it>
Date: 1999/05/20

In data 16 May 1999 21:53:38 +0200, Bruno Cocciaro ha scritto sul
newsgroup it.scienza.fisica:

------omissis-----
>pero' dovrebbe almeno tentare di dare un minimo di spiegazione del
>motivo per il quale gli orologi si sfasciano (in tutte le salse) proprio
>in modo tale da far "sembrare" corretta la teoria della relativita'.
>

Caro Bruno,

non ho nulla da obiettare a quanto tu hai osservato; sostanzialmente
concordiamo entrambi nel pretendere di vederci chiaro!
Anche detto brutalmente come hai fatto tu (gli orologi si sfasciano)
effettivamente a me pare sia proprio cosi', salvo usare orologi di
particolare robustezza e mi pare strano che non si debba concordare
unanimamente, anche in teoria, su un inevitabile, prevedibile teorico
sfasamento degli orologi sottoposti ad accelerazioni, sfasamento piu'
evidente o meno a seconda della robustezza degli orologi stessi in
relazione alle forze esterne applicate.

Come possiamo pretendere, anche solo prendendo in considerazione
l'aspetto esclusivamente teorico del problema, che neppure una
piccolissima frazione dell'accelerazione esterna applicata
all'orologio non si trasmetta al movimento interno dell'orologio
stesso?
Chi puo' escludere cio' in teoria, anche a prescindere dall'evidenza
sperimentale?
Non penso occorra essere dei professori di meccanica razionale o di
dinamica, per rendersi conto che la teoria della fisica prevede che
*sicuramente* una frazione dell'accelerazione esterna non potra' fare
a meno di trasmettersi al moto interno dell'orologio e che quindi la
sfasatura obbligatoriamente *debba* prodursi, coerentemente con la
teoria fisica della dinamica e delle leggi fisiche che governano
l'azione delle forze che generano i moti...

Ora la mia domanda e': la sfasatura e' dovuta esclusivamente alla
ripercussione dinamica interna, certamente esistente, delle forze
esterne, oppure possiamo *dimostrare* che la sfasatura e' *anche*
l'effetto di una concreta e reale contrazione di una grandezza fisica,
anch'essa reale e concreta, esattamente, univocamente ed
inequivocabilmente identificabile nella dimensione temporale?

Questo e' il punto sul quale, comunque, mi pare entrambi concordiamo;
con la differenza che tu sei molto piu' fiducioso di me sull'effettiva
dimostrabilita' che la sfasatura sia esclusivamente l'esatta
conseguenza della contrazione della dimensione fisica temporale
(sempreche' esista concretamente tale supposta dimensione fisica)
mentre io, in attesa di leggere da qualche parte l'esatta
dimostrazione che la sfasatura sia inequivocabilmente imputabile alla
contrazione del tempo in quanto dimensione fisica reale e concreta,
rimango molto piu' scettico di te.

P.S.
Anch'io come te ho la mentalita' dello sperimentatore, in un campo
tecnico pero' ove la fisica relativistica, per adesso, non e' molto
influente (sono perito ed esperto nel settore informatico ed abilitato
a svolgere perizie tecniche in tale settore...).
Puo' anche essere che il mio scetticismo al limite della pignoleria
sia una mia piccola deformazione professionale, dal momento che il
perito che si accinge ad esaminare un evento da sottoporre a perizia
tecnica deve, per principio e per dovere d'ufficio, dubitare di tutto
e di tutti a priori, ma ti garantisco che in questo caso non sono
assolutamente di parte, neppure "pro domo mia" dal momento che nel
campo specifico della fisica non ho nessun orticello da coltivare ne'
interessi di bottega da difendere; poiche' la fisica e' solamente uno
dei miei migliori hobby, l'unico mio desiderio e' ottenere chiarezza
per mia intima soddisfazione, che sarebbe identica anche nel caso mi
rendessi conto che il mio scetticismo era eccessivo.
Sto quindi attendendo (esattamente come presumo anche tu lo sia) di
leggere informazioni sufficientemente motivate e circostanziate da
sgombrare ogni possibile dubbio o scetticismo.

Claudio Pipitone
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Received on Thu May 20 1999 - 00:00:00 CEST

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