Re: il paradosso dei due gemelli (seconda)

From: Mauro D'Uffizi <aduffiz_at_tin.it>
Date: 1999/05/22

ernesto ha scritto nel messaggio <3741677a.5568870_at_news.iol.it>...
>
>A me pare che quando il riferimento � diventata la gravitazione,
>l'Universo in qualche modo � diventato il punto di riferimento
>principe. Infatti se io faccio una piroetta su me stesso non posso
>mica pensare che forse sia stato l'universo tutto a ruotare di 360
>gradi (superando tra l'altro immensamente la velocit� della luce..)!

Questo era previsto anche nella relativit� di Newton, i sistemi di
riferimento accelerati non possono essere considerati alla stregua dei
sistemi di riferimento inerziali, che sono quelli preferenziali.
Solo nel sistema Tolemaico non si vedeva l'assurdo di tutto ci�, ma secondo
loro le cose celesti non seguivano le leggi delle cose terrene.

>Quindi il paradosso non c'� pi�: � il gemello che accelera rispetto al
>resto dell'Universo che vede il suo tempo rallentato e torna a casa
>trovando il gemello che non si � mosso RISPETTO ALL'UNIVERSO (o si �
>mosso piano...) pi� vecchio.
>E.

A parte che si potrebbe discutere sul significato di accelerato rispetto
all'universo,
prima ti riferivi ad accelerazione per rotazione, ora parliamo di
accelerazione lineare, e bisognerebbe vedere se esistono parti dell'universo
che non ne siano affette;
"non si � mosso rispetto all'universo" non si regge proprio, perch� in
questo
caso fai riferimento a velocit� di traslazione che nel caso specifico sono
uniformi, e tra due sistemi in moto rettilineo uniforme tra loro non
potrebbe distinguere nemmeno Einstein con tutta la relativit� generale.


Il paradosso dei due gemelli nasce nella relativit� ristretta ed in essa e
solo in essa va ricercata la sua soluzione. Che se non ce ne fosse stata una
credibile, Einstein l'avrebbero invitato a darsi all'ippica prima che avesse
avuto il tempo di scrivere quella generale.
Il fatto che per cominciare a muoversi a velocit� prossima a "c" il gemello
dovesse accelerare, � logico, ma non figura nell'equazione che ci permette
di calcolare il ritardo temporale che subisce.
Il ritardo temporale � solo funzione del tempo trascorso a velocit� prossima
a "c" e di quanto questa velocit� � prossima a questo limite.

Quindi il modo migliore di affrontare l'argomento � quello di dimenticarsi
delle accelerazioni e di sostituirle con l'impulso come suggerito da
qualcuno precedentemente.

Appare per� evidente che in questo caso i risultati sono diversi a seconda
che chi guarda il fenomeno sia un osservatore fermo rispetto alla Terra,
oppure in movimento rettilineo uniforme rispetto ad essa. Anzi pi�
osservatori si considerano pi� risultati diversi si hanno.

Ora, non potendo esistere un gatto di Einstein, come gi� suggerito da
qualcun altro,
cio� non essendo ammissibile che il gemello sia per un osservatore pi�
giovane e per un altro pi� vecchio, il paradosso rimane e come!

Ma il paradosso ancor maggiore � che tante generazioni di fisici non siano
stati capaci di gridarlo in faccia ad Einstein e ai suoi cultori.

Se rileggi accuratamente i miei post precedenti troverai ampia spiegazione
di tutto quanto affermato.
Se comunque per te o per chiunque altro ci fosse qualche passo non ben
chiaro, sono sempre a disposizione per ulteriori chiarimenti.

Ciao, Mauro.
Received on Sat May 22 1999 - 00:00:00 CEST

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