Pipitone Esp. Claudio ha scritto nel messaggio
<37397742.2568833_at_news1.tin.it>...
>
>In data 9 May 1999 21:07:45 +0200, Bruno Cocciaro ha scritto sul
>newsgroup it.scienza.fisica:
>
>
>>Intanto, per quanto ne so, il supposto paradosso e' gia' stato verificato
>>sperimentalmente (certo uno puo' sempre immaginare che gli esperimenti
>>siano stati fatti male, il dubbio non va mai male, ....).
>
>Penso che occorra intendersi bene sul risultato dell'esperimento e sul
>suo significato (spiego nelle righe seguenti).
>
>----omissis---
>>Il punto centrale e' che in un sistema di riferimento accelerato
>>lo spazio-tempo si deforma e si deve essere cauti nel trarre conclusioni.
>
>Sono pienamente d'accordo sulla cautela nell'interpretazione dei
>risultati e sulle conclusioni da trarne.
>Che siano proprio le dimensioni fisiche e concrete dello spazio o del
>tempo a dilatarsi od a contrarsi, mi pare da dimostrare.
>Da un punto di vista strettamente sperimentale si e' solamente
>dimostrato che uno strumento di misura chiamato "orologio", con sue
>determinate caratteristiche interne di funzionamento che presuppongono
>la costante uniformita' del moto interno costituente il funzionamento
>dell'orologio stesso, non e' piu' esattamente sincronizzato con lo
>strumento campione (orologio campione) con cui si e' tarato l'orologio
>oggetto dell'esperimento, prima di assogettarlo a moti accelerati.
[...]
>Mi pare persino ovvio e non un paradosso il fatto che il moto uniforme
>che si svolge all'interno dell'orologio e che ne caratterizza il
>funzionamento, risulti perturbato quando l'orologio stesso venga
>accelerato.
Vedi, io, trovando per niente paradossale il paradosso dei gemelli,
non mi sono mai sognato di andare ad analizzare i dettagli dell'esperimento
di Hafele e Keating (1971). Pero', siccome per cinque-sei anni
ho fatto il fisico sperimentale, so che quando si fa un esperimento teso
a verificare qualcosa, si analizza nei minimi dettagli tutto cio' che si
puo'.
Certo, poi ci sono fisici sperimentali piu' o meno seri, piu' o meno capaci,
piu' o meno precisi; poi ci sono anche riviste scientifiche piu' o meno
serie,
le quali fanno vagliare gli articoli, prima della pubblicazione, ad altri
fisici
piu' o meno capaci e seri, pero', posto tutto questo, io mi sento di poter
dire che quando un certo esperimento diventa "famoso", vuol dire che
ha gia' superato una lunga sequela di critiche (tutte quelle che potrebbero
venirmi in mente, penso io; poi tutto puo' essere).
La tua critica all'esperimento, che mi sembra possa riassumersi
in "sono gli orologi a sfasciarsi, non si contrae o dilata il tempo",
mi sembra fra le prime alle quali un serio sperimentale dovrebbe
rispondere (e probabilmente un serio referee dovrebbe bocciare un
articolo che non rispondesse a tale critica).
Un'altra osservazione che direi debba necessariamente essere
fatta da un serio sperimentale e' il confronto fra i dati da lui
raccolti e le previsioni della teoria. Si diceva che uno fa un
esperimento per "verificare qualcosa"; alla fine mi dovra'
pur rispondere "si' l'ho verificato" oppure "no, e' andata male";
ora io credo che Hafele e Keating avranno pur fatto uno straccio
di previsione di quanto sarebbe dovuto essere il risultato
dell'esperimento se
1) gli orologi non si sfasciano e
2) la teoria della relativita' e' corretta.
Se poi la previsione teorica risulta in accordo con gli esperimenti
(possibilmente ripetuti in diverse salse), uno puo' sempre continuare
a dire che gli orologi si sfasciano e la teoria della relativita' e'
sbagliata,
pero' dovrebbe almeno tentare di dare un minimo di spiegazione del
motivo per il quale gli orologi si sfasciano (in tutte le salse) proprio
in modo tale da far "sembrare" corretta la teoria della relativita'.
Tutto questo, come detto, io lo "penso", nel senso che non lo so
per certo, non essendomi mai interessato particolarmente al problema;
pero' una cinquantina di mila lire sarei pronto a scommettercele.
>Claudio Pipitone
Ciao.
--
Bruno Cocciaro
email:nospamb.cocciaro_at_leonet.it togliere "nospam" per avere il
corretto indirizzo.
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Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
Li spingemmo oltre il bordo. E volarono.
--------------------------------------------- (G. Apollinaire)
Received on Sun May 16 1999 - 00:00:00 CEST