Re: Galassie in fuga e redshift

From: Antonio Iovane <iovane_at_tin.it>
Date: 1999/03/12

On 9 Mar 1999 10:08:53 +0100, iovane_at_tin.it (Antonio Iovane) wrote:
>
>** LA VELOCITA' DELLA LUCE NON E' MAI COSTANTE **
>
Ciao a tutti voi che avete risposto ( Gianni, Oha, Renato, Luciano e
Paolo ), e grazie.

Consentitemi di esprimere il mio entusiasmo per questa possibilita' di
discutere via newsgroup, da me scoperta da poco.


Rispondero' a tutti tempo permettendo e laddove io sia in grado,
anche se non stasera.

Le osservazioni che in sostanza sottraggono validita' a quanto da
me ipotizzato sono principalmente quelle di Gianni e di Renato,
che dicono le stesse cose da due punti di vista.

Le seguenti righe contengono qualche chiarimento su quanto ho
detto, qualche risposta e qualche mia domanda.

Relativamente al modello da me proposto, puo' essere utile la
seguente analogia:

In un ambiente senza gravita' e attrito un cannone spara
continuamente delle sfere ad intervalli di tempo regolari. Le sfere
abbandonano il cannone tutte alla stessa velocita'. Esse si
muoveranno eternamente di moto uniforme e conserveranno tra di
loro la stessa distanza, e la stessa frequenza di passaggio attraverso

un traguardo collocato in un punto qualsiasi del tragitto.
Se il cannone cessa di sparare, le sfere continueranno a camminare
all' infinito conservando lunghezza d' onda e frequenza invariate.
Sappiamo tutti che cio' avviene per l' inerzia, e che ciascuna sfera
e' affetta solo da energia cinetica.

Facciamo lo stesso esperimento con un cannone truccato in
modo che somministri ad ogni sfera una carica statica di pari
segno ed entita'.
Fin tanto che il cannone continua a sparare, le sfere accelereranno,
e quelle piu' lontane avranno una velocita' maggiore perche' hanno
accelerato per piu' tempo, e avranno una distanza ( lunghezza
d' onda ) maggiore l' una dall' altra. Tuttavia, posto un traguardo
in un punto qualsiasi del tragitto, le sfere lo attraverseranno con la

stessa frequenza con cui sono state sparate, in quanto avevano
la stessa velocita' iniziale e lungo il tragitto hanno subito la
stessa accelerazione complessiva che, comunque, in questa analogia
non dovrebbe essere costante lungo tutto il tragitto, in quanto la
forza che ogni sfera applica alle due adiacenti varia col variare
della loro distanza reciproca.
Ogni sfera e' affetta da energia potenziale ed energia cinetica, e
l' accelerazione varia solo il loro rapporto, e non vi e' creazione
di energia.
Questo cannone cessa di sparare.
La prima sfera ad accorgersene sara' quella piu' vicina (diciamo
piu' interna), che quanto meno comincera' ad accelerare di meno
(invito a non confondere accelerazione con velocita'). Sorge
pertanto una variazione di accelerazione che si propaga verso
l' esterno con velocita' almeno maggiore della velocita' della
sfera piu' interna.

Spero che questa analogia aiuti a capire il modello proposto, la sfera

di luce cava con diverse velocita' del fronte esterno e di quello
interno, la costanza della frequenza, etc.

Certo, ho ipotizzato la presenza di una forza di cui non si e' mai
parlato, e che e' capace di propagarsi a velocita' maggiore della
luce. Ha per caso a che fare con la gravitazione?

Ho anch' io delle domande:

Una lampada speciale e' capace di emettere un raggio di luce
elementare, cioe' costituito da una sola fila di fotoni allineati.
La accendiamo solo per un secondo, e poi la spegnamo. Un
segmento di luce lungo 300.000 Km dovrebbe vagare all' infinito.
Quale forza lo fa vagare? Non dovrebbe essere inerzia, se il
fotone non ha massa.
In verita' non sappiamo tutto sulla natura della luce, neanche
quanto sia ondulatoria e quanto corpuscolare, e non so se
l' ipotesi che il fotone abbia una massa diversa da zero e'
accettabile.

Informazioni che mi mancano sono:

Qual' e' la minore apertura angolare realizzata in un telescopio?
Quanto distano gli oggetti piu' lontani osservati?
Come e' stata stimata la loro distanza? solo attraverso il red shift?
Qual' e' la migliore risoluzione angolare ottenuta con un array di
radiotelescopi VLA ?

Riguardo all' esperimento col radiotelescopio da me suggerito,
mi sembra che abbia una coerenza logica in quanto, in genere,
un' antenna ( non la parabola, ma cio' che e' nel fuoco )
presenta il miglior rendimento quando ha precise relazioni
dimensionali con la lunghezza d' onda e quindi con la velocita'
di propagazione, posta costante la frequenza.

Forse ho anche risposto ad alcune delle vostre domande.

Anche se fortemente orientato a pensarlo, non ho ancora
raggiunto la certezza che la mia esoterica ipotesi non abbia
nessun elemento degno di approfondimento.

A rileggerci.

Antonio Iovane
Received on Fri Mar 12 1999 - 00:00:00 CET

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