Re: Quark, Gell-Mann e Joyce

From: Mauro Venier <venier_at_uni-muenster.de>
Date: 1999/03/09

On 9 Mar 1999, News Iol wrote:
>
> Il fisico Gell-Mann ha dato il nome di quark alle subparticelle da lui
> scoperte pensando ad un passo di "Finegan's Wake" di Joyce, qualcuno sa
> dirmi di che si tratta.

Nei "Finnegan's Wake" c'� un passo in cui uno dei personaggi dice "three
quarks for mister (o master? non ricordo pi�) Mark". Non si sa bene cosa
intendesse Joyce con la parola "quarks" (forse � una storpiatura, pu� essere
"quarts", "quarters" o simili), ma Gell-Mann (credendo che i quarks fossero
solo tre) us� questo nome.
 
> rfranceschini_at_iol.it

Saluti,

Mauro.



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        * MAURO VENIER *
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                               (Francesco Negro)





From mc8827_at_mclink.it
b.cocciaro_at_leonet.it Tue Mar 9 00:00:00 1999
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From: Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it>
Subject: Re: Misura e grandezze fisiche
Date: 1999/03/09
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From: "Bruno Cocciaro" <b.cocciaro_at_leonet.it>

Bruno Cocciaro ha scritto:
> Questo punto mi sembra decisamente interessante e gradirei
> svilupparlo.
> Io ho sempre pensato che per un fisico si potesse (o forse si dovesse)
> confondere una possibile procedura di misura (di un qualsiasi ente),
> con la grandezza fisica oggetto della misura...
> Credevo che qualsiasi fisico
> sarebbe stato pronto a sottoscrivere una affermazione del tipo:
> "I filosofi parlino pure di lunghezza di un corpo nella maniera
> che vogliono, per me la lunghezza di un corpo e' eslusivamente
> il risultato del seguente processo di misura: prendo un metro ..."
> Poi un qualsiasi processo di misura si puo' raffinare sempre
> piu', che e' come dire che una certa grandezza fisica si puo'
> definire sempre meglio, ma sta di fatto che la definizione
> e' sempre legata al processo di misura.
> Mi sembra abbastanza evidente che Elio non concorda con me
> su questo punto, solo che io non riesco a capire perche'.
> Mi chiedo: "in quanto fisici, perche' non possiamo (dobbiamo)
> ragionare cosi'?"
>
> P. S. :avendoci sempre capito poco (praticamente niente) della
> meccanica quantistica, mi scuso per la domanda che potrebbe
> essere una boiata o magari una ovvieta': c'entra mica per
> caso la scuola di Copenaghen con il discorso fatto sopra?
No, la m.q. non c'entra nulla.

Volevo soltanto sottolineare che l'operazionismo volgare che molti
fisici professano (o credono di professare) non e' tutta la storia.
Parlo di operazionismo volgare perche' c'e' anche quello un po' piu'
raffinato (quello di Bridgman, per intendersi) che non si riduce ad
affermazioni banali.
E' serio evidenziare che ad es. non si puo' parlare di lunghezza sempre,
in qualsiasi contesto, come se si trattasse di una grandezza definita
una volta per tutte.
Le procedure di misura (e di fatto l'apparato teorico sottostante)
cambiano radicalmente a seconda della scala: da quella umana a quella
atomica a quella cosmologica.

Ma lo stesso Bridgman (e poi molti altri) hanno sottolineato che la
fisica usa concetti e grandezze che non hanno definizione operativa,
anzi che non hanno nessun corrispettivo sperimentale, e sono connessi al
mondo osservabile solo con la mediazione della struttura teorica.
Per fare un esempio qualunque: come e' definita la distanza fra i due
elettroni in un atomo di He? Credo che nessuno sperimentale potrebbe
indicare una procedura operativa per misurarla, eppure quando scriviamo
l'hamiltoniuana dell'atomo ci mettiamo un termine e^2/r dove r e' quella
distanza.
Oppure: qual e' il significato operativo di "frequenza della radiazione
emessa da un quasar"?
E basterebbe pensarci, per moltiplicare gli esempi...
-------------------
Elio Fabri
Dip. di Fisica
Universita' di Pisa
Received on Tue Mar 09 1999 - 00:00:00 CET

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