Re: Versione temporanea del riferimento rotante

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_tiscali.it>
Date: Sun, 28 May 2023 15:18:09 +0200

Pier Franco Nali ha scritto:
> Forse non proprio un tabù ma sicuramente una questione spinosa.
Mi pare ci sia una bella differenza!
Tabù è qualcosa di cui è vietato parlare (o perfino nominare).
Questione spinosa è una delle tante che ci sono in fisica.
Che magari molti preferiscono scansare, se non sono proprio costretti
a occuparsene perché rilevanti per la propria ricerca.
Aggiungo che quando uno comincia a parlare di tabù mi passa subito la
voglia di ragionarci insieme.

> Per quel pochissimo che ne so la definizione di rigidità di Born che
> è stata data va bene, o perlomeno, combacia con l'idea che ne ho io.
Allora mi faresti un grande piacere se me la spiegassi, perché io non
ci ho ancora capito niente.
L'articolo di wikipedia è incomprensibile e non conosco altre fonti
cui rivolgermi.

> Dove purtroppo io continuo a non avere un'idea precisa è sulle
> implicazioni di questa definizione per il disco rigido una volta che
> questo viene messo in rotazione, cosa che per me rimane un oggetto
> misterioso.
Questo fa parte dell'argomento che in generale chiamo "fisica del rif.
rotante", e sono d'accordo con te.
Nella fisica newtoniana non ci son misteri, almeno credo.

La meccanica dei continui e la teoria dell'elasticità si possono
applicare a corpi in rotazione (anche accelerata). Anche se si tratta
di materia assai complicata, di cui so pochissimo.
La consultazione del vol. 7 del Landau (Teoria dell'elasticità) non mi
ha certo aiutato...
Basti dire che è il solo campo a mia conoscenza dove si debbono usare
eq. diff. alle derivate parizali di *ordine 4* (doppio laplaciano!)

Ma la corrisp. teoria relativistica dove sta?
Esiste una teoria relativistica dei fluidi, che trova applicazioni in
astrofisica e penso anche nei plasmi. Ma qui ocorrerebbe una teoria
dei solidi...

> Posto che 'disco rotante' e 'riferimento rotante' non sono sinonimi,
Daccordissimo: c'è di mezzo appunto la "fisica dei rif. rotanti".

> ritengo preferibile per il momento accontentarsi di prescindere,
> finché possibile, della materialità di dischi, piattaforme, cilindri
> rotanti o simili e, mettendosi nel rif. fisso, provare a immaginare
Fin qui concordo, ma più oltre ho qualche problema.

> cosa succede in un rif. rotante, cioè cosa cambia (senza mettere in
> moto dischi o altro) per un puro cambio delle coordinate.
I problemi secondo me sono due o più.
1. Se fai una semplice trasf. di coordinate (come suol dirsi, senza
saper né leggere né scrivere) non c'è niente da immaginare, ma hai
risultati senza interpr. fisica: che te ne fai?

2. Io ho perfino dei dubbi che le coordinate cosiddette di Langevin
(che pare abbiano diversi padri) costituiscano un corretto sistema di
coordinate.

Mi spiego. Sai bene che già le "semplici" coord. polari nel piano
euclideo hanno delle difficoltà, soprattuto quella relativa alla phi,
che in partenza non si sa bene come definire: modulo 2pi ? a più
valori?
I matematici hanno da tempo una soluzione che non so se qualche fisico
usi: quella della "carte". Si prendono nel piano due aperti, la cui
unione forma l'intero piano ma con una sovrapposizione. Si danno due
definizioni per phi, una per ciascuna regione (carta) e si dà la
regola per la "saldatura" nella regione di sovrapposizione.

È pesante ma è rigoroso e si applica anche a casi ben più complicati.
A me però non pare ovvio come applicare questa procedura alle coord.
di Langevin, essenzialmente perché sono coord. rotanti, quindi si
dovebbbe fare in modo coerente una saldatura di due carte in ogni
sezione t=cost.
Non ho mai visto (lacuna mia?) una soluzione e pensandoci non ho
cavato niente.
Però il problema andrebbe risolto, perché potrebbe essere la causa
delle ben note difficoltà (per es. sulla sincronizzazione).

È per questi motivi che ho tentato di lavorare *sempre* nel rif.
inerziale, cercando di ricavare i risultati di osservazioni fatte con
"strumenti" in rotazione uniforme.
Finora ho concluso poco: solo il risultato che la misura di distanza
con metodo radar porta a una lunghezza di una circonf. pari a
2*pi*gamma*R.
Ma mi guardo bene dal ricavarne risultati sul "disco rotante". Credo
di averlo detto più di una volta.
E purtroppo non so bene che cos'altro cercare...

3. Non so come affrontare il problema di costruire una fisica dei rif.
rotanti.
Potrei ritrovare l'effetto Sagnac, ma questo è noto da tempo e non mi
aspetto novità.
Sul disco che parte da fermo e accelera non ho speranze...
-- 
Elio Fabri
Received on Sun May 28 2023 - 15:18:09 CEST

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