Velocita' della luce

From: italicopaludet <paludet_at_tin.it>
Date: 1999/02/17

L'Analogico
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John Fischetti il 20 dicembre 1998 ha scritto:
>Vi sono tuttavia interessanti sviluppi di teorie che
> affermano che il campo elettromagnetico (e quello
> gravitazionale) avrebbero caratteristica dissipativa.
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Il prof.Elio Fabri, nel suo intervento del 17 gennaio 1999 sullo stesso
argomento ha osservato:
> Carattere dissipativo del campo e.m.?
> A meno di non fare una teoria totalmente diversa
> da qualsiasi teoria di onde finora immaginata, una
> propagazione dissipativa avrebbe necessariamente
> un altro effetto: la dispersione, ossia la vel. dovrebbe
> dipendere dalla frequenza. Ma se cosi' fosse, se ne > vedrebbe l'effetto
sugli oggetti lontani, perche' la luce
> rossa, poniamo, arriverebbe dopo di quella blu, cosa > che sarebbe
appariscente in tutte le sorgenti variabili.
>Non si e' mai visto niente del genere, che io sappia.
......................
La teoria diversa c'e', e si tratta della Teoria Analogica,
la quarta delle quattro teorie possibili riguardo al carattere variante o
invariante delle leggi della fisica relative ai due settori fondamentali
della fisica stessa, e cioe' La Meccanica-Gravitazione e
l'Elettromagnetismo.
Una parziale esposizione di questa teoria la si puo' trovare nel sito
http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Hangar/7249
In particolare, nel link: Sommario/Tabella 1 si puo' trovare il confronto
tra le formule fondamentali del campo e.m. e del campo gravitazionale nelle
due versioni, e cioe', TEORIA RELATIVISTICA E TEORIA
ANALOGICA.
Da questa Tabella si rileva chiaramente che, in particolare, la "Resistenza
del campo elettromagnetico"
nel vuoto
R(eo) = sqr[mi(o)/eps(o)] = 376,73 ohm
essendo
mi(o) = permeabilita' magnetica del vuoto
eps(o) = costante dielettrica del vuoto
nella relativita' e' ritenuta "trascurabile" (ved.,per esempio, in E.Amaldi:
Fisica generale,parte II,pag.454,
Editore Marves,1965), mentre nella teoria analogica questa resistenza
diventa essenziale ed assolutamente "non trascurabile", specialmente alle
alte velocita'.
Al riguardo, risulta particolarmente significativa la interpretazione
analogica dello" Esperimento di variazione della massa con la velocita' o
esperimento
della velocita' limite" di W.Bertozzi del M.I.T., (1964),
in confronto con l'interpretazione relativistica dello stesso esperimento;
in essa si nota l'importanza e la necessita' della resistenza del campo e.m.
nel vuoto,
nella interpretazione dei fenomeni fisici alle alte velocita' (si veda - tra
qualche giorno, poiche' non e' stato ancora inserito - nello stesso sito
citato sopra, il link: <Esperimento della velocita' limite o di variazione
della massa con la velocita'>.
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Dalla stessa Tabella 1 citata sopra si rileva anche che la "Resistenza del
campo gravitazionale" nel vuoto
R(go) = [mi(lo)] sqr[mi(go)/eps(go)] = 1,25.10^(-36)
                                                                         kg
s^(-1)
essendo
mi(lo) = densita' lineare di massa nello spazio
mi(go) = permeabilita' gravitazionale nel vuoto
eps(go) = costante di isolamento gravitaz. nel vuoto

addirittura inesistente nella teoria relativistica, nella teoria analogica
diventa essenziale ed assolutamente
"non trascurabile", specialmente alle alte velocita'.
Faccio rilevare che la presenza di queste due resistenze, - che a me
sembrano perfettamente razionali, naturali e reali - , con tutte le loro
logiche conseguenze (forze, pressioni, ecc.), rappresenta la sostanziale
differenza di base tra la teoria analogica e la teoria rellativistica.
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Sempre dalla risposta di Fabri, per cio' che riguarda
> il "carattere dissipativo del campo e.m. " e
> "la velocita' dovrebbe dipendere dalla frequenza",
.......................
a me sembra che Fabri, al riguardo, abbia fatto delle affermazioni non
chiare e cioe', non abbia distinto i comportamenti delle onde nelle linee di
propagazione
con perdite da quelli delle onde nelle linee di propagazione senza perdite,
come nel "vuoto".
Infatti, per esempio, nel testo di A.Cupido/G.Lotti/
A.Montanari: Radioelettronica e Televisione, La Tecno Editrice, Fermo,1976,
al Cap.18: Linee di trasmissione,
possiamo trovare un'ottima esposizione di questo fenomeno. Dal testo colgo,
con una elaborazione personale, i concetti fondamentali.
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La quantita' vett Z(o) ha le dimensioni di una impedenza ed e' chiamata
"impedenza caratteristica" della linea
vett Z(o) = sqr [(R+j omg L)/(G+j omg C)] (1)
Per comprendere il significato fisico delle varie espressioni inerenti le
linee di trasmissione, conviene considerare un caso molto importante in
pratica e cioe' quello che si verifica per una linea di lunghezza infinita;
in questo caso l'ampiezza della tensione lungo la linea,
diminuisce esponenzialmente con la distanza x a causa delle perdite che si
hanno lungo la linea nei conduttori e nel dielettrico.
Dall'espressione dell'ampiezza si deduce anche che la tensione nei vari
punti lungo la linea ha uno sfasamento in ritardo, rispetto alla tensione
per x=0,
crescente linearmente con la distanza.
Per meglio comprendere i fenomeni di propagazione che si hanno lungo la
linea conviene considerare il "caso ideale" di una linea priva di perdite,
per la quale,
essendo
                R = 0 e G = 0
si ha una velocita'
                               u = 1/sqr (LC)
La velocita' u e' chiamata "velocita' di propagazione"
lungo la linea dell'onda di tensione (o di corrente). La velocita' u e'
anche la velocita' con cui si propagano lungo la linea i campi elettrico e
magnetico guidati dai
conduttori.
La velocita' di propagazione lungo la linea e', quindi, inferiore alla
velocita' della luice nel vuoto e PER UNA LINEA SENZA PERDITE E'
INDIPENDENTE DALLA FREQUENZA.
Nel caso di linea con perdite, la velocita' di propagazione e' funzione
della frequenza.
L'impedenza caratteristica della linea, data dalla (1),
non dipende dalla lunghezza della linea, ne' dalla natura del carico al
termine della linea, ma e' determinata solo dalla frequenza e dalle costanti
primarie per unita' di lunghezza R, L, G, e C. Occorre osservare che
l'impedenza caratteristica non e' una
impedenza intesa nel senso normale del termine, cioe' come rapporto fra una
tensione e una corrente che la linea effettivamente possiede.
Ancora, se la linea e' priva di perdite, cioe' con
                R = 0 e G = 0
l'impedenza caratteristica e' puramente reale, cioe' RESISTIVA, e data dalla
relazione:
         Z(o) = sqr (L/C) = sqr [mi(o)/eps(o)] =
                                      = R(eo) = 377 ohm ca.
E' opportuno osservare anche che, in una linea senza perdite e di lunghezza
infinita, come nel vuoto, pur essendo R = 0 e G = 0, l'energia
viaggia dalla sorgente di alimentazione verso l'infinito non lungo la linea
stessa, ma attraverso lo spazio che la circonda, tramite i campi elettrici e
magnetici attorno alla linea, e i campi mantengono sempre le loro proprieta'
caratteristiche , e cioe' la eps(o) e la mi(o), e quindi , la loro
Resistenza caratteristica R(eo), la quale determina LA DOVUTA ATTENUAZIONE.
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Con l'occasione di questo mio lungo intervento, ringrazio John Fischetti per
aver citato nei suoi messaggi il mio sito.
Con cordialita' a tutti
                       Italico Paludet - Pordenone

L'Analogico
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Italico Paludet
Docente di Elettronica
Istituto Professionale
Pordenone
Received on Wed Feb 17 1999 - 00:00:00 CET

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