Re: Insuperabilità di c

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Wed, 28 Jun 2023 09:22:38 -0700 (PDT)

Il giorno mercoledì 28 giugno 2023 alle 08:40:05 UTC+2 Alberto Rasà ha scritto:
> Il giorno martedì 27 giugno 2023 alle 07:35:03 UTC+2 Giorgio Bibbiani ha scritto:
> ...
> > dato che sappiamo che i corpi materiali
> > devono avere velocità minori di c
> > relativamente a un riferimento inerziale.
> >

> Se sappiamo questo allora la tesi che i tachioni non esistono è già dimostrata: se infatti non stessimo parlando di "corpi materiali" (ovvero: corpi con m non nulla) ma di corpi con m = 0, allora sappiamo che questi per la RR dovrebbero muoversi a c.

Un tachione *non* è (non può essere) un corpo di massa non nulla e nemmeno un "corpo" di massa m=0.


I corpi di massa m possono sempre essere in quiete rispetto a un certo orologio. In un dato riferimento K, si dice quantità di moto del corpo la grandezza
(*) vec{p}=m*vec{Dx}/Dtau

dove vec{Dx} è lo spostamento in K del corpo e Dtau è l'intervallo di tempo misurato dall'orologio in moto col corpo mentre lo stesso si sposta di vec{Dx}. Ovviamente se il corpo è fermo in K si ha vec{Dx}=0 => vec{p}=0.
Si definisce la grandezza E come
E=m*c^2 Sqrt[1+(vec{Dx}/cDtau)^2] => E^2=(m*c^2)^2 + c*2 vec{p}^2.



Già con i fotoni le cose vanno necessariamente modificate. Non esistono orologi in quiete coi fotoni e la quantità di moto di un fotone non si può definire mediante la (*), per quanto sia comunque definibile in altro modo. Sperimentalmente si osserva che continuano a valere i teoremi di conservazione di energia e quantità di moto e diciamo che al fotone è associata l'energia
E=|vec{p}| c
(cioè continua a valere la E^2=(m*c^2)^2 + c*2 vec{p}^2 dove, per i fotoni, si ha m=0).







Per quanto riguarda i tachioni, a mio modo di vedere, *prima* di parlarne si dovrebbe dare loro "diritto di cittadinanza", cioè i tachioni andrebbero inseriti in un quadro teorico tale che la loro esistenza non dia luogo ad assurdi come i paradossi causali i quali, per quanto si possano probabilmente considerare non assurdi dal punto di vista logico, dovrebbero essere considerati assurdi secondo un qualche criterio che forse andrebbe definito e che comunque renda conto del fatto che la fisica verrebbe minata alla base qualora si ammettesse la possibilità di paradossi causali. Poi, ovviamente, il padreterno fa come vuole, non siamo noi a decidere cosa può e cosa non può fare la natura. Però, allo stato attuale delle nostre conoscenze, secondo me dovremmo ammettere che il nostro cervello non sia in grado di comprendere-accettare visioni del mondo nelle quali siano ammessi paradossi causali.












Sempre secondo il mio modo di vedere, *non sono* modelli che danno diritto di cittadinanaza ai tachioni il cosiddetto "principio di reinterpretazione" (cioè quello ripreso fra gli altri da Recami, citato sopra da Corda) o i modelli di cui si parla nel link recentemente citato da Bibbiani, https://en.wikipedia.org/wiki/Mass#Tachyonic_particles_and_imaginary_(complex)_mass, modelli nei quali i "campi tachionici" e le "masse immaginarie", direi che siano introdotti come semplici strumenti matematici dei quali a me pare che difficilmente si riesca a cogliere il contenuto fisico. Quelli, a mio avviso, andrebbero visti come tentativi per dare "un po' di" diritto di cittadinanza ai tachioni. Tentativi viziati dal fatto che non si accetta (forse si accetterebbe se l'argomento "convenzionalità della simultaneità" fosse conosciuto quanto, a mio avviso, dovrebbe essere) che l'ordinamento temporale indotto dalla sinconizzazione standard *non è* l'ordinamento causale e che, come conseguenza, l'ordinamento causale, qu
ando ci sono tachioni di mezzo, *va cercato altrove*, non nell'ordinamento temporale indotto dalla sincronizzazione standard. La mia proposta è che l'ordinamento causale, quando ci sono di mezzo i tachioni, sia stabilito dal vettore quantità di moto del tachione (notiamo per inciso che anche quando gli "enti" che trasportano l'informazione sono i fotoni, cioè nell'elettromagnetismo, l'ordinamento causale è stabilito dal vettore quantità di moto dell'ente che trasporta l'informazione, cioè il fotone, e anche per un sistema di palline da biliardo che urtano fra loro e con le sponde del biliardo, l'"informazione" fra un urto e il succesivo viene portata dalle palline e l'ordinamento causale fra gli urti è stabilito dal verso della quantità di moto delle palline).
Di tutto questo parlo diffusamente in due lavori:
"Shut yourself up below decks ...", Phys. Essays, Volume 26: Pages 531-547, (2013) https://arxiv.org/abs/1209.3685, e

"The principle of relativity, superluminality and EPR experiments. "Riserratevi sotto coverta ..."" https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1742-6596/626/1/012054 (2014)

per quanto il nocciolo sia già in un lavoro che, in un inglese improbabile, scrissi nel 2005: "Tachyons and EPR correlations" https://arxiv.org/abs/quant-ph/0512202.




Detto ciò, una volta definito un possibile quadro teorico che "dia cittadinanza" ai tachioni, va visto se quel quadro è compatibile o meno coi postulati della RR. Nei lavori suddetti mostro che il quadro teorico lì assunto (cioè l'esistenza di un riferimento privilegiato che faccia da supporto ai fenomeni superluminali, riferimento del tutto analogo a quello in cui l'aria è in quiete che fa da supporto ai fenomeni sonori) è perfettamente compatibile coi postulati della RR.

A questo punto va visto cosa va modificato una volta introdotti i tachioni (analogamente, ad esempio, alla definizione della quantità di moto dei fotoni che non può essere data dalla (*) e va definita in altro modo):
l'invariante
E^2 - c*2 vec{p}^2

che è nullo per i fotoni e positivo per gli enti dotati di massa (per i quali l'invariante vale (m*c^2)^2), è sempre negativo per i tachioni. Si può porre
E^2 - c*2 vec{p}^2 = - M^2 c^4 => E = (+-) Sqrt[c*2 vec{p}^2 - M^2 c^4] (cioè, niente masse immaginarie di contenuto fisico ignoto)


poi va visto come si fa, posto il quadro teorico suddetto, a scegliere il segno della E che, in generale, per un tachione *può essere* sia positivo che negativo. Ne parlo in maniera troppo succinta nel paragrafo 5.5 del lavoro del 2014 e in maniera forse minimamente più dettagliata (ma con notazioni tremende) nella seconda appendice del lavoro del 2005.
Nel paragrafo 2.2.2 del lavoro del 2014 parlo del cosiddetto "principio di reinterpretazione".
--
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (Anonimo, attribuito a G. Apollinaire)
Received on Wed Jun 28 2023 - 18:22:38 CEST

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