In article <361794B7.6FB6_at_mclink.it>,
Elio Fabri <mc8827_at_mclink.it> wrote:
> Il nocciolo del problema e' che la gran parte dei fisici pensano che il
> problema didattico non esista: dato (e non sempre concesso) che sanno la
> fisica, ritengono di non dovere imparare a insegnarla.
> Non ammettono che possa esistere una ricerca su questi problemi, che
> qualcuno abbia capito cose che loro non hanno capito, ecc.
Personalmente, temo di appartenere proprio a tale categoria :-) e non tanto
perche' ritenga che nessuno possa avere capito cose che io non abbia capito
(ci mancherebbe), quanto perche' ritengo che alla fine, al di la' delle
capacita' inidividuali di catturare l'attenzione delle persone, o comunicare
concetti efficacemente, la capacita' di insegnare un determinato argomento e'
una funzione lineare di quanto tale argomento si conosca.
Io, ad esempio, non insegno corsi di relativita' generale per il semplice
motivo che non la conosco sufficientemente bene (non ho problema alcuno ad
ammetterlo). Ne conosco le basi, e penso che sarei in grado di preparare un
corso in una situazione di emergenza, purche' mi venisse dato abbastanza
tempo, ma non e' il mio campo di ricerca e pertanto non penso che potrei mai
eguagliare chi ci lavora, ovvero chi ci fa ricerca. Secondo me e' tutto li'.
>
> > Io sono un teorico dello stato condensato, e spesso mi capita di insegnare
> > cose tipo il modello di Drude, in corsi introduttivi di fisica dello stato
> > solido...
> Sto pensando soprattutto a un insegnamento di base, che non si propone
> immediatamente scopi pratici.
> Allora la cosa piu' importante non e' fornire un modello che in qualche
> modo funziona, ma far capire gli aspetti essenziali del problema.
> E nel comportamento degli elettroni in un metallo l'aspetto essenziale
> sono le proprieta' quantistiche e la statistica di Fermi.
Essenziale ? Dipende. In funzione di che cosa ? Per capire il calore
specifico si, ma le proprieta' di trasporto ? Queste ultime secondo me sono
fondamentali, non soltanto da un punto di vista pratico ma anche concettuale,
visto che sono quelle che si misurano, e che caratterizzano un metallo in
quanto tale.
Il modello di Drude e' classico (niente statistica di Fermi e niente lunghezza
d'onda di de Broglie), pero' descrive qualitativamente e semiquantitativamente
molte delle proprieta' ottiche e di trasporto, una cui trattazione quantistica
non e' per nulla banale, visto che richiede delle tecniche di teoria dei campi
che in un corso introduttivo di fisica dello stato solido normalmente non si
hanno a disposizione. Quindi, secondo me, non si ha scelta: o si dice ``le
proprieta' di trasporto non ve le insegno perche' sono troppo complicate'',
oppure si usa il modello di Drude e si spiega agli studenti che e' grossolano,
qualitativo, predice alcune cose bene, la maggioranza male e si spiega loro
quali siano le sue limitazioni.
> Ma questo diventerebbe un discorso un po' troppo lungo...
Infatti, ed in ogni caso, anche se e' certamente un argomento che m'interessa,
il mio intervento iniziale era motivato da quello che, sbagliandomi, avevo
interpretato come un tuo atteggiamento canzonatorio nei confronti di un
non-fisico. E' soprattutto di questo che stavo parlando, ovvero di come
presentare argomenti di fisica a chi fisico non e', ne' vuole diventare, ma
nutre un legittimo ed apprezzabile interesse per la fisica.
Se si ha a che fare con degli studenti di fisica, soprattutto se
universitari, si puo' sempre pensare che siano desiderosi di approfondire, di
andare al di la' del singolo corso e sopperire con l'impegno individuale a
possibili carenze didattiche dell'istruttore.
> -------------------
> Elio Fabri
> Dip. di Fisica
> Universita' di Pisa
>
Saluti,
Massimo Boninsegni
--
Massimo Boninsegni
Department of Physics
San Diego State University
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Received on Tue Oct 06 1998 - 00:00:00 CEST