Principio di indeterminazione

From: Najy <mc3647_at_mclink.it>
Date: 1998/09/04

On 2 Sep 1998 13:22:13 +0200, fam.datteri_at_iol.it (Charlie) wrote:

>Salve a tutti, scusate l'"intrusione": non sono un fisico ma uno
>studente di Filosofia, e mi interesso di storia della scienza.

Bene, sei il benvenuto.

>Leggendo testi sulla MQ e sul principio d'indeterminazione, ho sempre
>avuto una curiosita' che non mi e' mai riuscito di soddisfare.

Sentiamo...

>Dunque, mi sembra abbastanza chiaro che, tra le conseguenze
>dell'indeterminazione (presa come una proprieta' intrinseca
>dell'universo) ci sia il fatto che parte integrante del sistema
>osservato diventa anche lo strumento di misura.

Tanto chiaro non lo � affatto. Cosa intendi dire esattamente con "lo
strumento di misura diventa parte integrante del sistema osservato?"

Su questa affermazione si basa la tua teoria e dunque � meglio che
venga chiarita sin dall' inizio.

Se intendi che la misura "perturba" il sistema, questo � vero, ma bada
che il principio di indeterminazione prescinde dall' omino con il
metro che misura le cose. Esiste intrinsecamente (se ne � gi� parlato
nei msg precedenti).

Secondo, non mi sembra propriamente esatto dire che lo strumento di
misura diventi parte integrante del sistema.

Insomma, fin dai primi corsi di fisica si cerca di insegnare (tra le
altre cose) ad avere buonsenso e capire cosa significa compiere una
misurazione. I filosofi (da Hume, Kant e quant altri) ci insegnano che
il mondo viene conosciuto attraverso "gli strumenti umani" che in una
qualche misura "modificano" la cosa in se, il noumenon.

Noi fisici ci aggiungiamo una piccola cosa, ma estremamente
importante: il concetto di quantit�. "Quanto � accurata una misura?
Con che precisione ho bisogno di conoscere un certo paramentro? Di
quanto perturbo il sistema in esame?"

Ed ora cerco di venire al punto...

> Ora, il concetto di "sistema" viene definito come una "porzione" di universo, precisamente
>quella che sto osservando, che in qualche modo puo' interagire con
>altri "sistemi". Ma se, nella MQ (o meglio, nell'interpretazione di
>Copenhagen) il sistema contiene anche il soggetto osservatore, si
>incorre, intuitivamente, in una difficolta' concettuale. Ci vorrebbe
>un altro "osservatore" per osservare il sistema; ma, andando avanti
>cosi', si finisce che inevitabilmente il sistema diventa tutto l'universo.

Credo che sia sufficiente fermarsi al primo sistema se quello che
interessa si � riusciti ad ottenerlo tenendo conto dell' errore sulla
misura eseguita. Mi spiego?

Prova ad immeginare il noumenon (quello che si vuole osservare e non
si riuscir� mai a conoscere ESATTAMENTE) e sinistra. Ora in mezzo ci
metti una scatola genereca con scritto "STRUMENTO" sopra. Quello che
ti esce a destra � la MISURA. La scatola � l' oggetto che sonda ci�
che si vuole conoscere ed ha una sua sensibilit� alla sollecitazione,
ossia al fenomeno da indagare. Inoltre, poich� interviene direttamente
sul fenomeno per conoscerlo, lo perturba un poco. E' quel POCO che un
fisico deve riuscire a capire!! Deve capire in che quantit� viene
perturbata la misura... Deve QUANTIFICARE il danno in modo da poter
ricostruire (con vari metodi: statistici, intuitivi, modelli, ecc.)
quale puo' effettivamente essere lo stato del sistema che si voleva
conoscere.

Non ho bisogno di un secondo sistema in cui l' osservatore "misura" il
il risultato della prima misura. Non ho bisogno di un secondo
spettrometro per misurare la risposta del primo. Non ho bisogno di un
secondo osservatore per leggere il risultato della mia misura. Quello
che so � che il mio strumento � si intervenuto nel sistema, ma so
anche in che misura e modo...

Quella che hai in testa potrebbe essere una bella litografia di
Escher, ma non quello che in realt� accade.


>Forse questo e' un problema che non interessa molto un fisico, ma a me
>sembra abbastanza importante. Se le cose stanno proprio cosi', allora
>COSA osserva un fisico che compie una misurazione su una particella?
>Quanto osserva di quella particella e quanto dello strumento di
>misura? E le relazioni di indeterminazione a cosa si riferiscono in
>questo ordine di idee?

Credo di aver risposto alle tue domande.

Spero che qualcun altro possa illuminarti meglio sule cose. Io ce l'
ho messa tutta ;)
Received on Fri Sep 04 1998 - 00:00:00 CEST

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