Stefano ha scritto:
> Ho vagamente (molto vagamente) sentito fare cenno a teorie di
> NON-LOCALITA' e di SINCRONICITA' per cui (se ho inteso bene)
> si ipotizza che alcuni eventi possano essere legati da
> relazioni non dipendenti dalla prossimita' fisica o
> in cui la relazione CAUSA-EFFETTO "perde significato" (non so
> come spiegarmi meglio) nel senso che viene a cadere la
> consequenzialita' temporale tra lo stato "precedente" e lo
> stato "seguente". Nel senso che magari uno stato e'
> comunque necessario e/o sufficiente alla manifestazione di un
> altro stato ma non e' detto che il primo si verifichi prima
> del secondo (assurdo, lo so...)
> Poi se sia perche' il tempo non avrebbe l'andamento lineare
> che noi gli attribuiamo, o per altro... non saprei.
Credo di capire di che cosa parli: degli esperimenti di Aspect e
analoghi, che provano una "non localita'" intrinseca alla MQ.
Anche la causalita' ci va di mezzo, in un senso un po' intricato, che
ora non vorrei sviluupare per brevita' (ma possiamo sempre tornarci su,
se lo desideri).
> Quello che io penso e' che la forma che il tempo prende nella
> nostra interiorita' profonda, in particolare nell'inconscio,
> sia effettivamente non lineare... e questo potrebbe fornire
> argomentazioni apparentemente valide a chi vuole sovrapporre
> il pensiero orientale (come ho detto particolarmente
> attento proprio all'interiorita') e qualche ipotesi della
> realta' fisica che possa "somigliarvi" come, magari solo per
> chi non la conosce bene, la MQ.
Come hai gia' detto, l'analogia e' piuttosto superficiale.
Per quel poco che ne so io, forse per l'inconscio il tempo non e'
lineare, o addirittura non esiste. Ma giudico azzardato mettere cio' in
relazione con fenomeni della MQ, che tra l'altro si verificano solo in
situazioni molto speciali e ben controllate (altrimenti perche' gli
esperimenti sarebbero difficili e in certa misura anche controversi?).
Ma soprattutto perche' gli esperimenti riguardano sistemi lontanissimi
da qualunque cosa che somigli a un cervello: due soli fotoni, per
esempio.
Certo, se ci si mette in un atteggiamento mistico tutto cio' puo'
apparire profondo, e le distinzioni che sto facendo verranno giudicate
un ovvio esempio dei legami che un penbsiero razionalistico impone a se
stesso...
In altre parole, abbiamo una tipica situazione popperiana: una teoria
non falsificabile (e sai di certo che cosa Popper pensasse della
psicoanalisi...).
Io non mi ritengo un popperiano, neppure come fisico; ma il criterio di
falsificabilita', preso con certe cautele, lo condivido.
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Elio Fabri
Dip. di Fisica
Universita' di Pisa
Received on Thu Jul 02 1998 - 00:00:00 CEST
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