Re: Aiuto per traduzione

From: Elio Fabri <elio.fabri_at_fastwebnet.it>
Date: Sun, 26 Mar 2017 21:44:12 +0200

Bruno Cocciaro ha scritto:
> riprendo il precedente post scusandomi per il ritardo.
Figurati! Tra l'altro io mi ripromettevo di rileggere attentamente i due
articoli di E. e di spiegare perché trovavo più chiaro quello del 1907
(1908?).
Ma non ci sono ancora riuscito.

> C'e' poi dell'altro, il libro di cui stiamo parlando, "Filosofia
> dello spazio e del tempo" Reichenbach 1928, che Einstein recensisce
> nello stesso anno sulla Deutsche Literaturzeitung, viene preceduto 4
> anni prima da "Axiomatization of the theory of relativity" che e' un
> mattone ancora piu' pesante. Dico solo che in "Axiomatization" si
> parla di "light axioms" (se ne elencano in totale 13), "matter axioms"
> (6), "other systems" (7 assiomi), poi ci sono "light definitions"
> (17 in totale), "Matter definitions" (4), "other systems" (4
> definizioni).
Questo m'interessa, per un motivo che spiego in fondo.
Ho cercato, ma pare che sia disponibile solo come libro.
Per caso saresti in grado di farmi avere l'elenco di quell'incredibile
sfilza di assiomi e definizioni?
Mi servirebbe come ottimo esempio per un discorso di cui dico dopo.

> Nel paragrafo "The principle of the constancy of the velocity of light"
> https://www.dropbox.com/s/maizjxn3divx13a/Reichenbach%20-%20The%20Philosophy%20of%20Space%20and%20Time.pdf?dl=0
> si legge:
> ...
Mi rendo solo conto che è impossibile capirci qualcosa senza aver letto
tutto quanto precede (e forse anche ciò che segue :-) )

> Finisco con la risposta che darei al referee.
> ...
> Poi, tutta la questione di se (ed eventualmente come) la velocita'
> one-way della luce sarebbe misurabile in assenza di preventiva
> assunzione di una qualche procedura per sincronizzare gli orologi a
> distanza, corre parallela a tutto il dibattito sulla convenzionalita'
> della simultaneita', dibattito che sarebbe banalmente chiuso (a
> favore degli anticonvenzionalisti) se si potesse dire che la tua
> affermazione (per misurare la velocita' one way sono necessari
> orologi sincronizzati) e' banalmente sbagliata per il motivo
> riportato dal referee. Ma il dibattito non e' chiuso (vedi, ad es.,
> Jammer "Concepts of simultaneity" (2006)).
Io ho cercato d'interpretare il pensiero di quel signore.
Potrebbe correre così:

"Isotropia significa che qualsiasi proprietà fisica è indip. dalla
direzione (in altre parole, ma lui non lo dice) isotropia = invarianza
per rotazioni di tutte le leggi fisiche).
Questo vale quindi per la vel. one-way della luce.
Se detta vel. ha un certo valore nell'andare da A a B, dato che
ruotando attorno al punto medio si scambiano A con B la vel. avrà lo
stesso valore anche per andare da B ad A, c.v.d."

Se ho interpretato correttamente, la fallacia sta nel solito ovvio
circolo vizioso: non esiste la vel. one-way come proprietà fisica,
finché non sappiamo come misurarla.
Questo richiede di sincronizzare orologi distanti, e tutto potremo
fare tranne usare a questo scopo la vel. one-way."

Col che (nota bene!) non sono diventato convenzionalista :-)

Però tutta questa storia mi ha dato una lezione, ed è che il mio
articolo è seriamente sbagliato.
Non nel senso che contenga asserzioni false o discutibili (ci saranno
pure, ma non le vedo e non lo sono - secondo me - quelle che mi sono
state criticate).
E' sbagliato perché inadatto al pubblico cui si rivolge.

Temo di essere incappato in un pericolo che minaccia chi per troppo
tempo pensa su qualcosa senza avere contraddittori: ho perso di vista
che cosa è chiaro e noto ad altri, e che cosa invece abbisogna di una
paziente opera di persuasione.
Le cose che mi vengono rimproverate non sono sbagliate (penso) ma sono
fuori dal senso comune di quei relatori e (temo) anche di molti
potenziali lettori.
Quindi anche senza quelle critiche il mio lavoro sarebbe stato almeno
inutile, in quanto non sarebbe stato capito.

Per questo sarei orientato a ricominciare daccapo, dividendo
l'articolo in tre:
a) uno sulla sincronizzazione
b) uno sull'assiomatica in fisica
c) uno sui postulati della relatività.

Gli assiomi e defin. di Reichenbach mi servirebbero per b), come
probabile esempio di quanto sia complicato (e secondo me forse
disperato) fare un'assiomatica della fisica.
Infatti anche su questo sono stato criticato (al solito in modo
decisamente pesante: in pratica, trattato da ignorante).
E pensa che uno dei relatori ha scritto addirittura:

"1) L'affermazione perentoria dell'Autore che i postulati siano
completamente arbitrari dal punto di vista logico è discutibile.
      Anche la frase di Hilbert sui tavoli, sedie e boccali di birra,
si può considerare un bella battuta; del resto Hilbert si è ben
guardato da sviluppare una geometria su quei postulati."

Chi è qua l'ignorante?

Quindi ho pensato che sia necessario mettere le carte in tavola quanto
alle cosiddette "assiomatizzazioni della fisica", e qualche esempio mi
tornerebbe utile.
Naturalmente il primo sarebbe Newton, che enuncia i principi della
dinamica come "leges" (in pratica assiomi, visto il posto che occupano)
mentre relega il carattere assoluto di tempo e spazio negli "scholia".
Ma lui ha la giustificazione di essere vissuto due secoli prima del
lavoro sui fondamenti della logica e della matematica: non aveva mai
visto gli assiomi di Hilbert sulla geometria euclidea (sono 20).
                                      

-- 
Elio Fabri
Received on Sun Mar 26 2017 - 21:44:12 CEST

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