Re: Problemone concettuale

From: Soviet_Mario <SovietMario_at_CCCP.MIR>
Date: Fri, 7 Jul 2017 14:44:28 +0200

On 06/07/2017 20.19, lino.zamboni_at_gmail.com wrote:
> Per P.Russo
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> Conosco Mathematica (la uso ancora attraverso Wolframalfa) anche se ho usato di più Mathcad.
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> Siamo quindi a livello simbolico , dove si puo' supporre , chiamamola dualità (cerco di farmi capire) tra mondo delle leggi fisiche e mondo degli algoritmi (software) . Si tratta in tutti due i casi di linguaggi formalizzati (metalinguaggi , linguaggi oggetto , etc..sono termini che si trovano nei libri di logica) che hanno una corrispondenza precisa che si po' attuare con quello che chiamo sinteticamente traduttore (che può essere "materializzato" da un' intelligenza umana o artificiale) .Quello che mi chiedo è se può esistere una analoga dualita'tra l'apparato simbolico che rappresenta alcuni modelli ficici e il linguaggio comune se pur espresso con precise regole (formalizzato).Un esempio seppur imperfetto è dato da divulgatori scientifici di notevole preparazione e capacità didattica. Ma il loro lavoro , che comunque non rispetta i canoni di un linguaggio formalizzato, è reso piu' difficile nel caso della fisica quantistica .Forse è impossibile fare una divulgazione in termini di linguaggio "
comune" ?

(strano quote ...)

bisognerebbe intanto definire cosa sia linguaggio e cosa no,
e in che misura forme orali e scritte siano "ibridizzabili"
insieme.
Un linguaggio "statico" difficilmente potrebbe tenere il
passo nella descrizione di alcunché di profondamente
innovativo. Il punto è però che il linguaggio è dinamico ed
estensibile. Mediante un linguaggio estensibile, che passa
per il conio di neologismi, e anche (più rischiosamente) per
l'attribuzione di nuovi significati a termini esistenti, si
può procedere sostanzialmente a costruzioni PROGRESSIVE
comunque complesse.
Il punto è un altro però : il linguaggio, circa quanto la
matematica, quando si specializza e differenzia in gerghi
adatti, non è patrimonio comune condiviso, e su questo punto
i divulgatori ci possono fare poco o niente (mentre i
professori, che hanno tempi diversi e si collocano in un
contesto di costruzione progressiva necessaria, possono
comunicare quello che gli serve).
In sé il linguaggio non è uno strumento di potenza
espressiva fissa, per la sua natura dinamica intrinseca, ma
uno strumento più o meno ampio e condiviso. Tanto più è
condivisa la stessa base, tanto più in profondità si può
spingere la comunicazione e tanto più efficace diventa.
Nei gerghi costruiamo delle sorta di "macro" assegnando loro
descrizioni più o meno ampie, su cui ci deve essere
conoscenza pregressa : perché il linguaggio deve essere
sintetico, non può fare a meno di queste shorthands, la
nostra capacità mnemonica di parsing è limitata (anche per
iscritto, ma specialmente per l'orale), mentre la capacità
del meta-linguaggio mentale è molto più elastica.
Cmq la costruzione di significati attorno a parole,
esistenti o coniate ad hoc, è un processo lento che richiede
un consolidamento notevole, prima che le parole stesse
possano venire usate in modo comprensibile, e queste
associazioni biunivoche devono essere perfettamente oliate
per poter usare le keywords come simboli di oggetti anche
molto complessi a velocità normale di dialogo. Se si
raggiunge questo punto di condivisione della base
linguistica, si può parlare di qualsiasi cosa. Ma di sicuro
non lo si può dare per scontato. La divulgazione pare si sia
orientata verso il "far finta che esista di per sé", e
difatti molto spesso si impara poco o niente. Invece quando,
per qualche ragione, sussiste, il messaggio passa integro.

Voglio dire, quando l'uomo medio può guardare il servizio di
etologia di superquark, piuttosto che di astrofisica o di
genetica avanzata, ne esce arricchito in modo ben diverso.
Dal primo può estrarre buona parte del significato veicolato
dal messaggio, dal secondo estrae qualche banalità già
conosciuta, e qualche oscura intuizione confusa che svanisce
entro 10'.
Non è nemmeno tanto questione della diversa complessità
"intrinseca" del messaggio, ma di disparità nel possesso e
padronanza del gergo specifico necessario e delle
parole-macro insidiose. Sostanzialmente, delle "basi", che
sono anche necessariamente terminologiche. Insomma, è sempre
attualissimo l'aneddoto (vero o apocrifo) di come rispose
Einstein al giornalista che sosteneva che chi avesse davvero
capito la "relatività" dovesse essere in grado di spiegarla
a parole a sua nonna. E Einstein (forse) rispose con una
metafora simile a : "Allora lei provi a spiegare a sua nonna
come si prepara il caffé, ma senza disporre dei concetti di
acqua, fuoco, caffettiera, etc".


>
> Ciao
> Lino
>


-- 
1) Resistere, resistere, resistere.
2) Se tutti pagano le tasse, le tasse le pagano tutti
Soviet_Mario - (aka Gatto_Vizzato)
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Received on Fri Jul 07 2017 - 14:44:28 CEST

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