Re: Problemone concettuale
Il giorno giovedì 13 luglio 2017 15:05:02 UTC+2, Elio Fabri ha scritto:
> lino.zamboni_at_gmail.com ha scritto:
> > Cerco di essere il piu' semplice possibile a rischio di sembrar banale ,
> > ma gli esempi possono essere complicati a piacere .
> Falso che sia banale. Falso che si possa complicare a piacere.
>
> (Per inciso, aiuteresti molto chi ti deve leggere, se imparassi una
> semplice regola circa la punteggiatura.
> Punto, virgole, due punti, ecc. *debbono* essere seguiti da spazio.
> *Non debbono* essere preceduti da spazio.
> Fine dell'inciso.)
>
> E' falso che sia banale, e non solo perché non lo era prima di Galileo.
> Tra l'altro questo è un pesante errore storico: F=ma non è *mai* stato
> enunciato da Galileo, bensì da Newton.
> Non lo è neppure ai giorni nostri.
> La proposizione in linguaggio corrente non è affatto intelligibile senza
> ambiguità.
> Occorre sapere che cosa sia "forza", che cosa "massa", che cosa
> "accelerazione".
> Nel vero linguaggio corrente (non specialistico) i primi due termini
> hanno significato ambiguo, anche lontanissimo da quello della fisica.
> "Accelerazione" al pi=3DC3=3DB9 è noto in contesti come
> "L'auto XXX ha un'accelerazione che da fermo le fa raggiungere 100 km/h
> in 5 secondi."
> Padroneggiare i significati precisi della fisica richiede uno studio,
> che guarda caso è lo stesso che ti porta a capire il linguaggio
> formalizzato di F=3Dma.
> Quanto a quest'ultima, presa a sé non è sufficiente: occorre premettere
> una quantità d'informazioni:
> - F e a sono vettori?
> - di che corpo si tratta?
> -- (assimilabile a un punto materiale?)
> -- in caso contrario, che cosa è F? che cosa è a?
> - eccetera.
>
> E' falso che l'esempio possa essere complicato a piacere, e te lo
> dimostro subito, restando nella fisica classica.
> Prendiamo la legge dell'induzione e.m.: E =3D3D -dPhi/dt.
> Traduzione in linguaggio corrente (?): "la f.e.m. è data dalla
> variazione nel tempo del flusso d'induzione magnetica, cambiata di segno".
> E' evidente che questa traduzione è largamente imprecisa, anzi
> inutilizzabile:
> - Che cos'è la forza elettromotrice? Dobbiamo presupporre un'ampia
> trattazione dei circuiti elettrici.
> - F.e.m. dove? Si deve chiarire che stiamo pensando a una determinato
> circuito chiuso.
> - Induzione magnetica? Che cos'è? Occorre uno studio preliminare del
> magnetismo.
> - Flusso? Questo è un concetto matematico, e non vedo proprio come
> tradurlo in linguaggio corrente, se non facendo un lunghissimo e
> impreciso giro.
> - Variazione nel tempo? Ho usato questa espressione, come la più vicina
> al concetto formale matematico di derivata. Ma in realtà vale anche qui
> il discorso fatto per il flusso.
>
> In realtà quell'enunciato "in linguaggio corrente" non lo è affatto: è
> solo una forma discorsiva utilizzabile da chi abbia già completa
> padronanza della materia, il che richiede che sia anche padrone del
> linguaggio formale.
>
> Concludendo: è il sottinteso epistemologico che a mio parere è sbagliato.
> Da questo punto di vista *non c'è nessuna differenza* tra fisica
> classica e quantistica.
> In entrambi i campi bisogna impadronirsi di un vocabolario, di un quadro
> concettuale, prendere conoscenza con un insieme di fenomeni...
> La differenza - secondo me - è solo che per la fisica classica tutto ciò
> viene fatto gradatamente e dando l'illusione che non ci si scosti dalla
> visione del mondo del senso comune. Cosa in realtà falsissima.
> Poi compare la f.q., e all'improvviso si scopre che non si può più
> andare avanti così...
> Ma in realtà è dai tempi di Galileo che non si faceva questo, c=3D
> he si era
> abbandonata l'illusione della traducibilità. Spesso senza rendersene conto.
>
>
> --
> Elio Fabri
Chiedo venia per le regole di punteggiatura, sono nuovo e non pensavo
creassero problema. Ma chiedo ancor piu' venia per l' errore storico su cui hai
assolutamente ragione. Quando me ne sono accorto ormai era fatta.
Strano che nessun' altro lo abbia rilevato. Speravo passasse inosservato.
Per quanto riguarda F=m*a, sono consapevole che nel linguaggio corrente si
possono avere ambiguita' ed incomprensioni ed e' per quello che auspico un linguaggio che seppur scritto con l' alfabeto corrente sia formalizzato.
Le giuste precisazioni successive che hai elencato andrebbero a far parte di
quel metalinguaggio definitorio di cui parlavo.
Ovviamente non in maniera cosi' semplice ed esclusiva.
Per quanto riguarda il banale, o non, dipende oltre che dal concetto in se'
anche, almeno, in quali termini viene espresso e dalla preparazione dell' ascoltatore.
Mi rendo conto che comunque spiegare la legge di Newton e' piu' "semplice"
(lasciami passare questo termine) che spiegare la legge dell' induzione.
In questo secondo caso il metalinguaggio dovrebbe essere molto piu' ricco,
ma ho l' impressione (non sono un fisico) che, almeno, diversi rami della fisica
classica abbiano una "unita' concettuale" (scusami il termine) palese ad un pubblico debitamente istruito.
Per quanto riguarda la fisica quantistica (che chiamo cosi' per brevita') le cose mi appaiono diverse.
Anche specialisti oltremodo istruiti in merito, che conoscono l' apparato formale di riferimento, mi sembra abbiano difficolta' (e figurati se non li capisco) nel definire alcune entita' il cui uso conoscono bene.
Un esempio per tutti (ma le "bizzarie" non finiscono qua): il fotone virtuale e' un mero artificio matematico o un' entita' fisica con caratteristiche alquanto strane? (mi riferisco agli stati di polarizzazione ed anche al fatto
che non "stanno" sulla shell di massa. E' inutile che scrivo la formuletta derivata dalla R.R.).
Grazie per la discussione.
Ciao
Lino
Received on Thu Jul 13 2017 - 15:15:23 CEST
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Fri Nov 08 2024 - 05:09:56 CET