Re: simultaneità relativa

From: <tucboro_at_katamail.com>
Date: Thu, 5 Oct 2017 07:33:19 -0700 (PDT)

Mi trovo d’accordo con Lorents.

Pensare alla relatività con esempi di segnali luminosi (lampi, non raggi, mi hanno insegnato qui) che vanno di qua e di là è, a mio avviso, molto pericoloso perché porta a confondere la relatività “vera” con il ritardo di segnale.


In questo senso il reticolo di Taylor e Wheeler (che so non “piacere” a Elio Fabri; non so agli altri esperti del gruppo) secondo me è utile a inquadrare correttamente il problema. Non ti spiega la relatività (infatti, io non l’ho ancora capita), ma evita di prendere una brutta direzione fin dall’inizio.
Riprendo un esempio di una discussione recente, cui ho partecipato.

Il sole si accende. 8 minuti dopo un osservatore sulla terra dice: “toh, è nata una stella”. L’osservatore che si è bruciato il naso presso il sole ha invece un tempo t= 0..il tempo è relativo, sia in meccanica classica che relativistica.


Con questo approccio non si va da nessuna parte, perché con osservatori singoli dislocati in posti diversi (e potrebbero anche essere fermi l’uno rispetto all’altro, conta nulla) si tende a confondere due eventi (l’emersione del lampo, il suo arrivo da qualche parte) con un unico evento visto da due punti di vista “collegati da un segnale a velocità finita”.

Se si butta via “l’osservatore” e si pensa a un bel sistema di riferimento fatto da orologi sincronizzati che sono sufficientemente vicini ad ogni evento di interesse, le cose prendono un aspetto diverso.




L’evento 1 è l’emersione del lampo dal sole nato. Nel riferimento “S”, ad esempio solidale col sole stesso, c’è un orologio in quel “preciso” (preciso= abbastanza vicino da generare un errore di ritardo trascurabile per la mia accuratezza di misura) punto ho un orologio che segna ad esempio t1S= 0. Passa di là anche un altro orologio solidale ad esempio alla terra " riferimento “T” - (e sincronizzato con un orologio terrestre) che segnerà ad esempio t1T=0 Il lampo viaggia verso la terra, dove un orologio del sistema S rileverà il suo arrivo, segnando un tempo t2S. Un orologio terrestre vedrà il sole e segnerà t2T.


Il punto non è che i due eventi sono separati da 8 minuti o quello che è, cioè che t2S- t1S (oppure t2T-t1T)= 8 minuti, ma che t2S- t1S è diverso da t2T-t1T. L’intervallo di tempo non è assoluto ma dipende dal riferimento; la quantità che si conserva è un'altra, l’intervallo.


Lo stesso vale per qualunque altro fenomeno fisico; in relatività si parla sempre o quasi di fenomeni fisici legati alla propagazione di segnali luminosi, perché l’idea di partenza è l’invarianza di c. Oppure solo il principio di relatività esteso ai fenomeni elettromagnetici, dando per buone le equazioni di Maxwell (credo, mi fucilerà se sbaglio, che questo sia un approccio che piace al professor Fabri).


Ma una volta sviluppato il ragionamento e tratte le conclusioni (le trasformazioni di Lorentz) la stessa invarianza dell’intervallo e “varianza” di dt può essere applicata a fenomeni molto più lenti, che so il “lancio” di proiettili, o di mele, o le gare di lumache.
Questo almeno in base a ciò che mi pare di aver afferrato per ora.
Received on Thu Oct 05 2017 - 16:33:19 CEST

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