Non mi aspettavo cosi' tanti interventi, e ora cerchero' di dire
qualcosa, un po' per mio conto, un po' in risposta a qualche
intervento.
Non ci voleva molto, e ormai tutti hanno capito che mi riferivo a un
articolo di Odifreddi su "Repubblica" del 22.
Non l'ho detto subito per evitare un effetto che posso riprendere da
Archaeopteryx:
> Allora, come dicevo ho usato gugl e quando ho capito chi � l'autore
> del passo ho iniziato a considerarlo da un'angolazione alquanto
> scettica.
Appunto: O. e' persona che puo' facilmente suscitare simpatie e forse
piu' ancora antipatie...
Ho riportato una citazione abbastanza lunga, per ridurre l'effetto
"fuori contesto"; ma non potevo riprodurre tutto l'articolo, e non
volevo rimandarvi all'archivio di "Repubblica" per la ragione detta
sopra.
Tommaso Russo chiede:
> Ma mi rimane un dubbio: nel brano che ho lasciato citato, l'Autore
> esprime il suo pensiero o riporta, per criticarlo, quello di Cucchi?
> Le virgolette non aiutano.
E' il suo pensiero. Il riferimento al libro di Cucchi e' quasi
incidentale. O. dissente dal contenuto del libro, ma non so dire di
piu' perche' non ho letto quel libro ne' lo leggero'.
Nei brani che ho citato ci sono affermazioni (di O.) su cui dissento
piuttosto nettamente: una riguardo al significato dei libri di Kuhn, e
l'altra sul sistema elocentrico vs. geocentrico.
Per chiarezza vorrei separare il discorso in due parti: la prima che
trovate in questo post, riguarda Kuhn, mentre dedichero' un altro post
ai due "massimi sistemi".
Cominciamo da qua: O. scrive
" Uno degli esempi piu' influenti, citato rispettosamente da Bucchi,
e' "La struttura delle rivoluzioni scientifiche" del filosofo Thomas
Kuhn, al quale si appigliano tutti coloro che vorrebbero assegnare
alla verita' scientifica un carattere puramente storico."
e popinga:
> credo che su questo abbia ragione.
Su che cosa ha ragione? Sul fatto che al libro di Kuhn "si appigliano
tutti coloro che..." possiamo essere d'accordo, ma non mi pare che
questo sia un argomento pro o contro Kuhn.
Quel libro, che usci' in Italia 41 anni fa, suscito' molte discussioni
e a mio giudizio fu ampiamente frainteso, da ambo le parti.
Essenzialmente, direi, per carenze nella formazione culturale dei
lettori.
Sugli "umanisti" avete gia' detto: leggere un libro come quello da
parte di chi non sa niente di scienza lo portera' facilmente a tirar
l'acqua al suo mulino.
Simmetricamente, la reazione della gran parte dei lettori di
formazione scientifica (e scarsa formazione storica) fu di accusare
Kuhn piu' o meno come fa O. Anzi a quel tempo l'accusa era piuttosto
di "psicologismo": si asseriva che secondo Kuhn il successo e
l'insuccesso di una teoria scientifica fosse questione relativa al
modo di pensare dell'uno o dell'altro scienziato, con poco o nulla di
oggettivo.
A mio parere Kuhn non ha mai detto niente del genere.
(BTW, molti, tra cui O., non ricordano che Kuhn era originariamente un
fisico, quindi sapeva di che cosa parlava; a differenza per es. di O.
che invece di fisica sa poco o niente, e lo si nota continuamente,
visto che scrive quasi su tutto...).
Avrete capito che io mi metto in una categoria a parte: ho sempre
apprezzato il lavoro di Kuhn, che mi ha influenzato piuttosto
profondamente. In effetti, se ci fate caso potrete ricordare di avermi
sentito usare molte volte il termine "paradigma", che e' squisitamente
kuhniano...
"Chi non conoscesse i fatti e leggesse quel libro, cosi' come "La
rivoluzione copernicana" dello stesso autore, potrebbe infatti dedurne
che il passaggio dal sistema tolemaico a quello copernicano abbia
costituito un radicale cambiamento di prospettiva fisica [...]"
Certo che lo e', e mi pare che su questo abbiate convenuto tutti.
Uno dei punti su cui Kuhn insiste, con questo e altri esempi, e'
proprio che la scienza procede per "cambiamenti di paradigma".
Non e' facile riassumere il significato di questa espressione, ma
cercando di sintetizzare direi che per Kuhn le rivoluzioni
scientifiche consistono nel fatto che a un certo punto gli stessi
fatti cominciano a essere letti in modo diverso; che ci si pone
domande nuove; che cambia la prospettiva, per cui diventano importanti
fatti anche particolari che in precedenza sebbene noti erano
cosiderati poco rilevanti.
Questo per me non e' psicologismo, ne' riduce la verita' scientifica a
fatto contingente, storico.
A parte le rivoluzioni scientifiche "classiche", gli esempi minori si
possono moltiplicare.
Cito ad es. il fatto che tra Galileo e Newton c'e' un modo totalmente
diverso di vedere il fatto "caduta dei gravi".
Oppure che il primo principio della dinamica oggi pone subito il
problema di definire il rif. inerziale, mentre per Newton questo
problema non aveva senso: esisteva lo spazio assoluto.
Oppure che oggi accettiamo l'idea delle onde e.m. che si propagano nel
vuoto, mentre poco piu' di un secolo fa un'onca non poteva che
propagarsi in un mezzo...
Aleph scrive:
> Concordo con il punto i vista di Kuhn con una precisazione semplice
> ma fondamentale.
>
> Quando Kuhn afferma che il passaggio dal sistema tolemaico a quello
> copernicano fu un radicale cambiamento di prospettiva fisica (o
> geometrica, potremmo dire), si riferisce alle concezioni del mondo
> fisico proprie del tempo di Copernico, non certo a quelle, molto pi�
> sofisticate ed elaborate, dei nostri giorni.
Ovvio, direi.
Kuhn sta appunto esponendo un cambiamento di paradigma.
Su questo diro' di piu' nel prossimo post.
Pangloss:
> Ma come si fa a dire che il cambiamento non riguarda la scienza?
> Senza il paradigma copernicano non vi sarebbero Kepler e Newton!
Appunto.
--
Elio Fabri
Received on Fri Mar 26 2010 - 22:19:40 CET