Re: Rich. pareri su libro "La relatività e la falsa cosmologia" di Marco De Paoli

From: Archaeopteryx <cor.bonukFANCULOSPAM_at_libero_NOMAIL_.it>
Date: Tue, 23 Mar 2010 14:48:39 +0100

Il 22/03/2010 17.41, mdp ha scritto:
> Bisognerebbe prima capire e poi, eventualmente,
> usare il sarcasmo.

Non so se era proprio a me che volevi rispondere;
comunque, il mio solo post fin qui sull'argomento in
thread riguardava la mia perplessit� sul "taglio"
del testo. Ero in assoluta buona fede e non volevo
fare battute. Un minimo di occhio ce l'ho, l'ho
scorso velocemente e da un lato non mi pareva un
testo di fisica, davvero no, dall'altro, ovviamente
gi� dalla dichiarazione di intenti (critica del big
bang, etc.) si qualifica come un testo di fisica.

Volevo solo capire. Successivamente ho dato
un'occhiata all'introduzione e mi sono risposto da solo.

> Ognuno usi il sarcasmo come sa e come crede ma,
> solo per precisare, la distinzione fra "scientia"
> e "sapientia", o fra filosofia prima e seconda,
> non � un insulto. � la definizione classica,
> tradizionale. Dice semplicemente che quella
> scientifica � una forma di conoscenza, importante
> soprattutto oggi ma non la sola (tranne che per
> gli scientisti a oltranza): un romanzo di
> Flaubert pu� offrire uno scandaglio e una
> conoscenza della psiche umana pi� profonda di
> quella offerta dalla psichiatria, un'immagine di
> Escher pu� offrire conoscenza come un teorema
> matematico.

Quanto affermi, che quoto sopra, non mi pare la
sostanza della stessa linea di pensiero tenuta
nell'introduzione.

Ci leggo: "[...] nell'autentica, grande 'scientia'
vediamo una effettiva e reale conoscenza del mondo
per quanto parziale e comunque per propria natura
non tale da elevarsi alla 'sapientia'. [...] Tutta
volta alla misurazione e alla quantificazione, la
scienza veramente non sembra pi� voler conoscere
almeno parzialmente il mondo: per essa � pi�
importante che i calcoli si applichino e funzionino
in qualche modo, anche a costo di farli funzionare a
forza, e resta sospeso il giudizio sull'effettivo
valore di verit� delle teorie proposte. La scienza
dunque non pensa perch� lo scienziato non si rende
conto, non capisce le implicazioni profonde del suo
stesso procedere, ci� che il suo procedere chiama in
causa e che continuamente travalica il campo
strettamente scientifico".

Non credo di aver decontestualizzato le parti su cui
ci sarebbe qualcosa da osservare :) basta leggere tutta
l'introduzione per constatarlo.

Ora, non � mia intenzione mettere in piedi una
discussione pi� grande di me ma mi limito a
sottolineare un paio di cose, dal punto di vista del
non addetto ai lavori e semplice curioso qual sono.

Il fatto che ti paia che la scienza non possa per
sua natura elevarsi al rango di sapienza non �
un'asserzione dimostrabile se non altro perch� cosa
sia la scienza � abbastanza chiaro, cosa sia la
sapienza � una questione soggettiva. Al contrario, �
lo stesso tipo di argomento, paralogismo, non so
nemmeno come definire un qualcosa che io chiamerei
"arroganza intellettuale", su cui le religioni
rivelate fondano il proprio magistero. In parole
povere hai gi� deciso che la scienza occupa una
posizione subordinata.

Affermi che la distinzione tra i due ordini di
conoscenza � quella tradizionale. Mi pare ovvio; non
credo che un filosofo cadrebbe su un fatto cos�
basilare del proprio campo di indagine. Ma questa
distinzione poteva avere un senso finch� la scienza
- presumo con Galileo - non si � separata dalla
filosofia. A questo punto, con metodi propri, un
ambito di "azione" ben chiaro e delimitato, non vedo
almeno io personalmente la ragione di una gerarchia
che non ha ragion d'essere a meno - ma non voglio
fare il malpensante pi� di quanto io faccia
normalmente - che non si riaffacci la tendenza di
non pochi filosofi a ritenere la propria disciplina
il criterio ultimo di verit� su ogni aspetto del
pensiero umano.

Che la scienza non sia, almeno per me, la sola fonte
di conoscenza non ci piove. Le volte che mi piace
riflettere su temi che oggi afferirebbero alla
psicanalisi e cose simili, penso sia infinitamente
pi� profonda la "Recherche", per dirne una, di
qualsiasi manuale anche fosse il migliore. Ma questo
accade esattamente perch� si esce dall'ambito di
quel che almeno al presente la scienza � in grado di
indagare e l� ci vuole l'artista, quello autentico.
Sono piani che vanno tenuti distinti, e chi fa
scienza seria � il primo ad avere cura di non
mescolarli.

Tra le mille cose che mi verrebbero in mente, penso
ci sia un ulteriore equivoco su cosa sia "grande"
'scientia'. Credo si possa fare buona scienza anche
con un piccolo problema di cinematica dalla
soluzione nota. Per quanto ne so e per la mia
limitatissima esperienza, le patologie alle quali ti
riferisci, non so quanto consapevolmente, esistono.
Non mancano lavori in cui il dato oggettivo viene
piegato all'ipotesi di partenza magari per
accumulare pubblicazioni per concorsi, oppure si
perde di vista la correttezza di metodo. Ma non �
qualcosa di preoccupante perch� � roba che si
elimina da s�, e non mi pare corretto generalizzare
dicendo che addirittura la scienza nella sua
totalit� non � consapevole del proprio procedere.

Sta sotto gli occhi che i primi a occuparsi delle
implicazioni filosofiche ed epistemologiche delle
scoperte scientifiche sono stati gli autori di
queste ultime, e sarei sorpreso che persone non
addentro ai problemi tecnici potessero capire meglio
le cose rispetto a chi le andava e le va scoprendo.

Certo, � auspicabile e necessaria una certa
"collaborazione" tra approcci diversi, ma le
graduatorie di validit� del sapere non mi hanno mai
troppo convinto.

ciao!

Apx.

-- 
"La teoria � sapere come funzionano le cose e
non sapere come farle funzionare; la pratica �
sapere come far funzionare la cose senza sapere come
funzionano; il nostro scopo � unire la pratica
alla teoria per riuscire a non far funzionare
le cose senza capire come abbiamo fatto"
Received on Tue Mar 23 2010 - 14:48:39 CET

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