Re: Un piccolo esercizio di relatività (ristretta!)

From: Bruno Cocciaro <b.cocciaro_at_comeg.it>
Date: Fri, 2 Feb 2024 23:14:52 +0100

Il 02/02/2024 16:40, Elio Fabri ha scritto:

> Ma soprattutto non concordo con la tua inerpretazione della clock
> hypothesis.
> Questa non si riferisce al comportamento di un qualche singolo
> orologio. Asserisce invece che il tempo (proprio) segnato da un
> oroloio *ideale* in moto qualsiasi dipenda solo dalla sua velocità,
> non dalla sua accelerazione.
> Gli orologi reali pssono avvicinarsi più o meno a questa condizione e
> quindi possono essere considerati o no ideali, in riferimento a un
> dato esperimento.
> Ma la c.h. afferma che in linea di principio si possa approssimare,
> con orologi reali, la condizione di orologio ideale bene quanto
> occorre.

Elio, ho sorvolato sulla questione nel precedente email per evitare di
allungarlo troppo.
Ti ringrazio comunque del commento che mi dà l'occasione di rispondere a
questo specifico punto.
Più o meno implicitamente (parlavo di "sballottamenti") intendevo che l'
"orologio" assorbitore Mossbauer usato negli esperimenti potrebbe
essersi allontanato dalle condizioni ideali (cioè sta iniziando a
"funzionare male"), ma non l'ho detto esplicitamente proprio per evitare
di toccare la questione che poni.
A me pare che gli orologi reali *non* possano approssimare la condizione
di orologio ideale quanto vogliono. Questo se con "orologio ideale"
intendiamo che "il tempo (proprio) segnato da un oroloio *ideale* in
moto qualsiasi dipenda solo dalla sua velocità, non dalla sua
accelerazione [con, sottinteso, "quale che sia la sua accelerazione"]."

Ogni orologio reale ha delle dimensioni tipiche, chiamiamole d.
Mi parrebbe difficile immaginare un orologio che sia soggetto ad
accelerazione c^2/d. Non farebbe in tempo ad "assestarsi" sul nuovo
riferimento inerziale che già dovrebbe spostarsi su un altro rif.
inerziale. Non funzionerebbe mai "bene", cioè non si troverebbe mai
fermo in un riferimento inerziale.
Molto diversa sarebbe la situazione se prendesse "una botta ogni tanto",
cioè se fra due variazioni di velocità riuscisse a contare tanti
intervalli 2d/c (quindi piccoli d sono utili; anche se l'accelerazione
fosse grande, fra una botta e la successiva, l'orologio conterebbe
comunque tanti intervalli 2d/c e li conterebbe bene perché sarebbe
rimasto sempre sullo stesso riferimento inerziale per tanti suoi
conteggi). In questo caso potremmo dire che sia trascurabile l'effetto
del "malfunzionamento" che si è avuto solo nel "breve" intervallo in cui
ha accelerato.
E comunque, a occhio, direi che ogni orologio reale cominci a segnare
valori apprezzabilmente dipendenti dall'accelerazione anche con
accelerazioni molto meno intense della "tragica" c^2/d.

Potremmo definire un orologio ideale come un orologio a luce che
accelera secondo Rindler (a qualsiasi accelerazione; però anche
l'orologio di Rindler, per funzionare "bene" anche a grandi
accelerazioni dovrebbe avere lunghezza idealmente infinitesima), però,
lasciando da parte che l'accelerazione alla Rindler è molto ad hoc e
nella sostanza impossibile da realizzare, il punto centrale è che lo
stesso concetto di tempo ha senso perché *tanti* strumenti, basati su
tanti fenomeni, funzionano "bene" in tanti ambienti (e, ovviamente, si
mostrano sincroni fra loro). In un ambiente in cui tutti gli orologi
reali siano fuori uso (cioè le accelerazioni siano talmente grandi che
ogni fenomeno va "per conto suo", le sincronie fra i vari fenomeni sono
tutte saltate) a cosa servirebbe un orologio ideale definito solo sulla
carta come l'orologio a luce di Rindler di lunghezza infinitesima? Cosa
avrebbe di particolare l'orologio a luce di Rindler da far meritare a
lui la palma di "orologio ideale"? Quando si sono perse tutte le
sincronie e tutti i fenomeni vanno per conto loro, un qualsiasi
(ex)orologio reale non potrebbe pretendere la palma di orologio ideale
tanto quanto quello di Rindler?

> Perché non ti studi l'articolo?
> Siccome ti conosco, so che se pensi di non sapere abbastanza fisica
> per capirlo, avrai l'onestà inetellettuale di dirlo.

Sinceramente mesi fa gli diedi un'occhiata (non uno studio attento) per
capire cosa si misurasse in realtà. Poi, certo, quelle misure provavo a
interpretarle mediante i soli poveri mezzi che possiedo.
Però ho dimenticato gran parte. Ieri non sono riuscito nemmeno a
ritrovare i lavori originali.
E comunque, non ho intenzione di dedicare troppo tempo alla questione
perché ne ho un'altra (più una seconda in attesa) che forse immagini e
che mi tiene occupato da diversi mesi :-(. Ma confido di vedere la luce
in tempi accettabili.

Ciao,

-- 
Bruno Cocciaro
--- Li portammo sull'orlo del baratro e ordinammo loro di volare.
--- Resistevano. Volate, dicemmo. Continuavano a opporre resistenza.
--- Li spingemmo oltre il bordo. E volarono. (Anonimo, attribuito a G. 
Apollinaire)
-- 
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Received on Fri Feb 02 2024 - 23:14:52 CET

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