Re: SP 1.10

From: Davide <davidedelia.pubblico_at_gmail.com>
Date: Thu, 17 Oct 2024 17:04:17 +0200

Il 15/10/24 16:33, Elio Fabri ha scritto:

  Innanzitutto, ringrazio Elio e Giorgio che hanno avuto la pazienza di
rispondere ancora alla stessa richiesta dopo un anno. Nel vecchio
thread, dopo le prime risposte mi ero perso nei discorsi di livello non
basilare. Ad esempio, allora non avevo assolutamente idea del discorso
sulla convenzionalità e non capivo bene le prime risposte di Bruno
Cocciaro (e nemmeno ora, ma le riprenderò poi assieme alle sue
spiegazioni successive); in seguito, questioni di salute mi hanno prima
distolto dalle ulteriori risposte di spiegazione e poi definitivamente
fatto dimenticare l’esistenza di quel thread, tanto da farmi scrivere
tempo dopo sul gruppo con domande di tutt’altro argomento. Tutto questo
fino a quando ho riaperto il libro TW dopo un anno, ma a quel punto non
ero più al “sul pezzo”, infatti non ricordavo chiaramente se ci fosse e
dove fosse la discussione, che non riuscivo nemmeno a ritrovare, data la
mia difficoltà con la ricerca dei vecchi post.
> Quello che mi stupisce è che senti il bisogno di tornarci sopra...

Non so se la domanda sia retorica o no, ma spero che Elio non me ne
voglia se la prendo come occasione per provare spiegarmi meglio e ad
illustrare il mio problema.

> Premetto che quell'esercizio non mi piace.

Nemmeno a me. Ovviamente si potrebbe obiettare che non mi piace perché
l'ho sbagliato, ma ci sono perplessità a vario livello, uno dei quali a
livello "didattico" di cui non parlerò perché questo è già così un post
lungo e faticoso da leggere.

> Questo argomento ti è già stato confutato un anno fa: come mai ci torni
> sopra?

Ci sono alcune difficoltà, intrecciate tra loro, per le quali le
risposte avute non mi fanno accendere la lampadina, anche a causa delle
quali ho rifatto la domanda. Vorrei provare a scioglierle una volta per
tutte. La questione per me è più sottile del "nessun corpo dotato di
massa può viaggiare a velocità c", affermazione che ovviamente non mi
sogno di contestare. Quindi “contesto” per modo di dire, lo faccio
ripetutamente perché vorrei solo farvi capire il mio punto di vista per
avere qualche speranza di disinnescare il mio errore ed evitare di
riscrivere ancora tra un anno con le stesse perplessità :-)

Magari perché capisco poco, ma, come avevo sottolineato un anno fa
(anche se poi questa sottolineatura è andata persa), mi sembra di
percepire due diversi “atteggiamenti mentali” riguardo le situazioni
limite. Magari sono io che percepisco male perché sbaglio qualcosa di
grosso negli esempi che vado a proporvi.

Quello che mi sembra è che da un lato si ha un approccio per il quale,
pur avendo un caso limite irrealizzabile, si può ragionare “come se”. 
Ad esempio , nell’algebra dei limiti in cui, nonostante 1/x non è mai
zero, i conti funzionano immaginando “tranquillamente” che 1/x sparisca
per x abbastanza grande in modulo; o anche quando si parla del campo
elettrico e lo si rappresenta, non bisogna mai stare attenti al fatto
che la carica di prova non può mai essere nulla e si fa come se non ci
fosse e si arriva a descrivere il campo della carica Q che si sta
osservando come se non ci fosse alcuna perturbazione da parte della
carica di prova.

O ancora, per non andare troppo lontano, nell’esercizio successivo 1.11
(anche questo già discusso un anno fa) si parla di muoni che viaggiano a
velocità prossime a quelle della luce partendo da 60km di altitudine e
alla prima domanda: “All’incirca quanto tempo (misurato nel sistema di
riferimento della Terra) occorrerà perché i muoni raggiungano la
superficie terrestre?” si risponde all’incirca 2*10^(-4)s. Ora, è chiaro
che quelle due parole “All’incirca” rendono corretta la risposta [e
infatti Elio aveva scritto: "Alla domanda a) si risponde che il tempo è
all'incirca T=(60km)/c], ma se mi soffermo un attimo sul tipo di
ragionamento, constato di aver ragionato “per continuità” se mi passate
il termine: "*se la velocità fosse quella della luce*, allora 60km si
percorrerebbero in circa due decimillesimi di secondo". E la stessa cosa
vale negli altri esempi. Si ragiona dando per buono di poter dire
qualcosa sul caso limite in cui q=0 o il termine 1/x sia nullo.

In tutti questi esempi (addendo 1/x = 0, carica di prova nulla, muoni a
velocità c) il caso limite non è di fatto raggiungibile, però lo prendo
comunque come risultato per dare delle risposte o delle descrizioni, per
quanto approssimate. Invece nell'esercizio su Samantha, l’atteggiamento
mentale è che il caso limite non dovrebbe nemmeno essere concepito,
quindi non ha senso neppure pensare ad un tempo proprio associato ad un
fotone. E quello che non capisco è perché in alcuni casi sì e in questo
no. Ok che non ci può essere un riferimento a velocità c, ma perché non
si può astrarre "per continuità" come negli altri casi provando a
descrivere cosa si vedrebbe nel riferimento del fotone? (si veda
soprattutto il commento successivo). Sembra quasi un tabù

Abbiate ancora pazienza se mi ripeto. Il punto per me non è che non ci
possono essere sistemi di riferimento a velocità c, ma il motivo per il
quale questa sorta di astrazione per continuità non si possa applicare
anche in questo caso quando lo si fa per un discorso come la carica di
prova (o altri esempi), che pure non può mai essere davvero zero,
altrimenti non si potrebbe misurare la forza elettrostatica da cui
ricavare il campo.

> Inoltre un rif. è da pensare come un sistema macroscopico (io sono
> solito dire "un laboratorio":

Credo che la questione su cui fatico a sbloccarmi sia associata anche ad
una certa idea di sistema di riferimento che riconosco di avere e che
non rieso a superare in parte per i motivi di cui sopra. È come se
avessi un'idea "platonica" del sistema di riferimento, come di un'idea
comunque "astraibile" rispetto alla realtà concreta, anche se il fatto
di essere un sistema macroscopico lo rende vincolato ad essere fatto di
corpi materiali. Mi sembra quasi di dover fare lo stesso salto mentale
che mi è servito per accetare l'idea di un tempo diverso dal tempo
assoluto newtoniano che all'apparenza è evidente e indubitabile, ma poi
in realtà non esiste. Capisco perfettamente che di fatto un sistema di
riferimento è un laboratorio, un sistema macroscopico, fatto di oggetti
che misurano e registrano le grandezze, ma, ancora una volta (e qui mi
richiamo alle motivazioni precedenti) mi verrebbe da dire che la
fisicità di questo laboratorio in questo caso sia essenziale, tanto da
rendere impossibile pensare al caso limite di una velocità c, quando in
altri contesti (come la carica di prova o altri casi) la fisicità viene
lasciata da parte e si astrae come se la carica non ci fosse. Perché qua
l'astrazione è da evitare e negli altri casi no?


So che ho ripetuto varie volte la stessa cosa, ma è per essere certo che
si capisca cosa mi mette in difficoltà. Spero di non assomigliare troppo
a quelli che partono per la tangente e sembrano delirare agli occhi di
chi li ascolta.

Grazie delle risposte.

-- 
Davide D'Elia
Received on Thu Oct 17 2024 - 17:04:17 CEST

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