Re: Massa <lapqcl$nue$1@dont-email.me>
Persio
> Omega
[...]
>> Insomma, non potendo definire la massa "in sé" (come direbbero i
>> filosofi), e il che cosa è dotato di massa, dobbiamo passare -
>> come dicono quelli davvero esperti e che aborrono la filosofia con
>> particolare riguardo alla metafisica - a definizioni _operative_.
> [...]
>
> Per definire la massa "in sé" avresti bisogno di una teoria, meglio
> se unitaria.
La fisica è tutta fatta di teorie. Perciò ero venuto a cercarne una per
la massa. Se ne esponessi una io, in questo gruppo si riderebbe per
almeno un anno :)
> Ma non voglio avventurarmi su questo terreno, vorrei invece attirare
> l'attenzione su quello che a me appare come una debolezza di fondo
> che solitamente si riscontra in simili speculazioni, tanto più quanto
> queste riguardano le cose ultime.
Io non so se la massa sia una cosa ultima, dato che non ne ho una
definizione affidabile.
Ma andiamo avanti.
> Di norma il bravo ricercatore considera scrupolosamente le
> caratteristiche dei suoi strumenti di indagine nel valutare il
> risultato delle sue ricerche. Uno strumento possiede proprietà
> determinabili come sensibilità, estensione del campo di indagine,
> precisione; cosa che, di conseguenza, descrive anche i suoi limiti.
Dici bene, ma, per parafrasare ciò che hai detto più sopra, e per
ripetere ciò che ho già detto in questi giorni, uno struemnto, senza una
teoria intorno a ciò che si intende misurare, non lo si progetta.
> Tuttavia non ho mai visto considerare con queste modalità quello che
> è lo strumento principe di ogni esplorazione della realtà: il
> cervello, e l'ente immateriale da esso prodotto con la sua attività,
> cioé la mente.
Due osservazioni.
La prima è che si dà per scontata l'idoneità della mente a pensare. Se
non la si desse per scontata, saremmo fermi al palo, come nel paradosso
del mentitore, che è il primo esempio di indecidibilità alla Goedel.
La seconda è la questione "cervello", che considero posta ingenuamente.
La ragione è che io non conosco alcun cervello che sia cosa a sé, perciò
io mi riferisco sempre e solo a una persona e non a qualcuna delle sue
frattaglie. Il pensante è la persona, non il cervello; la mente è una
proprietà della persona, la cui funzione è il pensiero, ma non tanto il
pensiero consapevole, che è periferico e quindi marginale, quanto
primariamente quel pensiero che non è consapevole e che è pensiero in
senso proprio e non solo una sua manifestazione (la consapevolezza è una
funzione periferica, relazionale, quindi si limita a esprimere il
pensiero, non a generarlo). Da osservare che il pensiero in senso
proprio (non consapevole) è influenzato in modo essenziale dalla
dimensione emozionale, a dimostrazione del fatto che il "cervello" è
solo un elemento dell'organigramma del pensiero e non la sua sorgente.
Ma vedi anche più sotto.
Ciò detto, l'analisi che tu auspichi finisce per essere l'analisi del
bios, perché il pensiero è evidentemente una sua proprietà essenziale.
> Eppure a mio parere è palesemente errato non considerare capacità e
> limiti del cervello e della mente dal momento che, inevitabilmente,
> influscono sull'indagine, la limitano, la distorcono, tanto da
> influenzarne sicuramente l'attendibilità.
Vedo che hai colto non i limiti, ma la reale proprietà del pensiero, che
è quella di dipendere dal bios con tutto ciò che questo implica, e non
dipende affatto da una sorta di macchinetta quale il "cervello" è quasi
sempre ingenuamente considerato.
Ma devo ripetere a questo riguardo che, o si considera la mente idonea
al pensiero o si cade nel paradosso del mentitore, cioè nell'indecidibilità.
Invece da qualcosa di certo e solido si deve partire, e ciò che dobbiamo
dare come certo e solido è l'idoneità della mente a pensare e giudicare,
pur essendo esposta all'errore.
> Limiti che peraltro sono facilmente definibili tenendo conto della
> profondità filogenetica del cervello, la cui principale ragion
> d'essere è quella di aumentare le possibilità di successo della
> specie. In tal senso si tratta di un organo i cui limiti sono
> riferiti all'essere biologico di cui deve garantire funzionalmente
> la sopravvivenza.
Il darwinismo non giustifica niente. Ciò che conta è il *fatto* reale e
presente, cioè attuale, che esiste una mente per quello che è, e che di
essa non sappiamo quasi niente, salvo qualche banale schematizzazione
scientista (come quella del "cervello" e magari del QI); e che comunque
un altro *fatto* è che non possiamo affidare a una meta-mente il
giudizio e la gestione della mente.
> Nel caso degli umani è lecito pensare che le sue proprietà si siano
> evolute in funzione delle necessità di una famiglia discendente da
> esseri arboricoli distintasi in un certo punto dal ceppo originario.
Forse. Il passato non esiste, perciò queste sono solo speculazioni.
> Quanto sono attendibili le rappresentazioni della realtà materiale
> costruite dalla mente di un tale essere se il suo cervello si è
> evoluto come organo ausiliario di un essere arboricolo? Da quali
> limiti sono affette e quale percentuale di errore contengono? Cosa è,
> e cosa può essere, la "massa" dentro queste rappresentazioni?
Ripeto: quale meta-mente o super-mente può permettersi di mettersi al di
fuori della mente e giudicarla? Siamo sempre al paradosso del mentitore,
esattamente come quando si pensa che un pazzo possa curare la propria
pazzia.
Guarda che l'ironia sui medici dei pazzi e sugli strizzacervelli non è
senza ragione, e risale proprio alla riflessione di Epimenide cretese:
chi è così "sano di mente" da poter giudicare la mente altrui?
Il solo giudizio sulla mente è il mondo a darlo. Con durezza.
Ogni pensiero acquista un senso nel suo confronto con la realtà, e tale
confronto restituisce una quota più o meno elevata di frustrazione, che
corrisponde all'errore della mente nel confrontarsi con il mondo.
Contrariamente a quanto diceva qualcuno qui dentro, il mondo (la natura)
è rigorosamente logica: se ci dà torto ha ragione lei, per quanta
scienza noi vantiamo. E la nostra mente è un sottoprodotto della logica
della natura, non affatto qualcosa che supera e può giudicare la natura
e la sua logica.
La presunzione umana di essere il vertice del creato è solo grottesca.
> [...] Ebbene, nel vaneggiamento mi tornò alla memoria la punta
> dell'ago della bilancia; la stranezza è che con i neuroni in
> ebollizione percepivo l'ago contemporaneamente enormemente sottile ed
> enormemente spesso, e trovavo ciò assolutamente naturale e
> verosimile.
> La visione mi è rimasta impressa come estremamente significativa
> anche dopo aver riacquistato una temperatura normale, e ancora oggi
> la ritengo una percezione superiore e maggiormente aderente alla
> realtà rispetto alle normali percezioni.
Questa "pulsazione" è un effetto tipico degli stati febbrili, legata a
circolazione alterata nel sensorio - la vista in particolare, ma non
solo - e alla presenza di tossine causate dalla condizione patologica.
Niente di eccezionale o di particolarmente significativo a proposito di
'mente'.
Quando si parla di "stati alterati di coscienza" si fa riferimento a
situazioni patologiche, naturali (malattie) o artificiali (causate da
sostanze varie), della sfera sensoria e della mente nel suo insieme, non
ad altro di più nobile ed elevato.
> Tornando alla speculazione su massa ed energia, credo sia lecito
> chiedersi se indagare questi aspetti della realtà materiale con le
> rappresentazioni mentali elaborate dal cervello di un primate, dando
> per scontato che esse sono scevre da distorsioni e da errori, non
> conduca ad un vicolo cieco.
Le distorsioni e gli errori fanno parte della dinamica possibile
dell'attività della mente umana. Ma, come dicevo, non c'è una
super-mente a evitare queste cose: c'è - e c'è solo - il confronto con
la realtà. La fisica vanta proprio per questa ragione il suo fondamento
sperimentale: sa (o dovrebbe sapere) che la pura speculazione, il solo
teorizzare, è poca cosa.
In ogni caso l'antico motto secondo cui mens sana in corpore sano sta a
significare che si è capito come le condizioni patologiche di ogni
genere possono essere causa di distorsioni ed errori da parte della
mente. Solo che il concetto di "sano" è autoreferenziale e non può
essere altro, se non sbatte il naso nella realtà.
> Nota. Non sto suggerendo di farsi venire un febbrone da cavallo prima
> di speculare su queste faccende.
Sarebbe la condizione peggiore per l'affidabilità del pensiero.
Saluti
Received on Sat Jan 11 2014 - 08:21:27 CET
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