Re: Due domande sul determinismo di Laplace <lbhi3k$e1c$1@dont-email.me> <bk5hc3F6lu2U1@mid.individual.net> <ziREu.18578$Th2.11131@tornado.fastwebnet.it> <lc9a4i$1qd$1@dont-email.me> <zdNGu.19436$Th2.16790@tornado.fastwebnet.it>
Loris Dalla Rosa
> "Persio"
>> Loris Dalla Rosa
>>
>> Provo a risponderti, sempre che il moderatore nel frattempo non ha
>> impugnato la ramazza per cacciare la torma di "filosofi" calata a
>> disturbare la serenità del NG di Fisica.
Che sia un NG di fisica ok, ma che qui siano tutti fisici ne dubito,
altrimenti almeno la definizione di fisica, di energia, di tempo e di
alcune altre cosette qualcuno me le saprebbe dare. Ma transeat.
Io ho già detto qualcosa in questo thread, mettendo in gioco,fra le cose
di cui l'"intelligenza" potrebbe tenere conto, l'"autonomia
esistenziale" o "libertà" degli enti che, come la "volontà" fra noi,
rende in apparenza imprevedibile il futuro pur essendo integralmente
noto il presente. Ma di questo dirò poi.
Qui ora accenno alla questione dei paradossi.
Più che il paradosso di Russell mi vien fatto di ricordare la questione
del punto fisso (molto cara a J. L. Borges: Del rigore della Scienza in
Storia universale dell'infamia), ricordato anche da Odifreddi nel suo
libro - Un matematico legge Borges. Più precisamente, a parte i teoremi
del punto fisso noti anche ai fisici quantistici, quindi qui dentro a
tutti (i teoremi di Banach, di Brower, di Poincaré ecc.), mi pare che
sia la mappa di Royce a essere più vicina al problema-universo di
Laplace come comunemente inteso, ossia il problema della ricorsione
all'infinito. La mappa di Royce, come ricordi di sicuro, è la mappa
dell'Inghilterra tracciata in un luogo dell'Inghiltera (un punto sulla
mappa): tale mappa deve contenere anche quel punto, entro il quale c'è
la mappa dell'Inghilterra e così via all'infinito.
Lo stesso potrebbe essere se l'"intelligenza" di Laplace fosse
considerata localizzata, in Inghilterra o a Scanzorosciate o a Canicattì
non importa.
Ma non mi risulta che Laplace abbia posto una simile limitazione.
Non ha posto neppure la limitazione dell'affascinante libro inesistente
citato da Borges [la mappa 1 a 1 dell'impero - (Suárez Miranda, Viajes
de varones prudentes, libro IV, cap. XIV, Lérida, 1658) - libro appunto
inesistente.]
No, quell'"intelligenza" è l'"impero" stesso, vale a dire l'universo,
con tutti gli enti di ogni specie esistenti in esso con la loro libertà
o autonomia esistenziale.
Cioè l'"intelligenza" non ha "dentro" di sé la mappa dell'universo, e
neppure è essa stessa una mappa alla Suárez Miranda, ma è proprio
l'universo.
Dunque la prova della validità dell'ipotesi di Laplace è che *nella
realtà* l'"intelligenza universo" tiene conto immancabilmente e
ineccepibilmente del passato, essendolo stato, e del presente essendolo,
e su tale conoscenza (che è il suo essere stato ciò che è stato e essere
ciò che è) costruisce il futuro in assoluta ineccepibilità, non
trascurando neppure ciò che è ineffabile come la realtà degli enti in
quanto autonomi e liberi (persino volenti) nel presente.(*)
(*) qui non entro nella questione del tempo, per non riaprire dolorose
ferite :) Dunque qui lo do per scontato come fanno tutti, Laplace incluso.
Laplace non era uno sprovveduto - basti pensare anche solo alla sua
trasformata, un pilastro matematico delle tecniche più attuali - per
ritenere che non abbia fatto riflessioni di questo genere, immaginando
rappresentazioni e mappe che sono logicamente paradossali in modo troppo
evidente. (Da notare che la sua trasformata ha proprio la natura di un
cambiamento di dominio, di una "contrazione" con trasformazione delle
operazioni stesse, e quindi è nel medesimo territorio logico del
problema delle mappe. Perciò non credo all'ingenuità di un meccanicismo
banale in Laplace.)
Ciò che egli descrive nel passo che hai citato qui sotto dice
semplicemente che quell'intelligenza non è e non può essere altro che
l'Universo. «L'universo (che altri chiama la Biblioteca ...)» come
direbbe il grande bibliotecario cieco.
Omaggi
Omega
> ----------------
> (*) "Dobbiamo dunque considerare lo stato presente dell'universo come
> effetto del suo stato anteriore e come causa del suo stato futuro.
> Un'intelligenza che, per un dato istante, conoscesse tutte le forze di
> cui è
> animata la natura e la situazione rispettiva degli esseri che la
> compongono,
> se per di più fosse abbastanza profonda per sottomettere questi dati
> all'analisi, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi
> corpi dell'universo e dell'atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per
> essa
> e l'avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi." (Laplace,
> 1814)
Received on Sat Feb 01 2014 - 00:31:40 CET
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