Re: Punctum contra punctum <52e68086$0$23123$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <52e8ace9$0$1381$4fafbaef@reader1.news.tin.it> <2014013018183421714@mynewsgate.net> <52ebba9a$0$23120$4fafbaef@reader2.news.tin.it> <aM3Hu.19564$Th2.4205@tornado.fastwebnet.it>

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Sun, 02 Feb 2014 07:54:22 +0100

On 2/1/14 11:12 AM, Omega wrote:
....
> Ho sostenuto spesso e continuo a sostenere, per lunghissima esperienza
> sul campo e nella formazione, che ciò che è chiaro nella nostra mente
> siamo in grado di trasmetterlo con facilità e anche con semplicità,(*)
> mentre siamo in difficoltà solo se non è chiaro per noi.

....

>... Affermo cioè - e mi contraddica chi ne è capace - che
> il ricercatore prima *capisce*, e solo poi formalizza. Se formalizza
> senza aver capito con chiarezza - ossia senza aver "visto" il contenuto
> - allora è certo che la sua formalizzazione magari gli darà dei punteggi
> o la gloria della pubblicazione, ma sicuramente è una puttanata che
> affonderà non appena qualcuno capirà sul serio.

Vedi, sono queste tue certezze che provocano reazioni.
Entro certi limiti avresti anche ragione. Ma e' un discorso limitato,
appunto. Mentre tu lo assolutizzi e allora uno si chiede su che base
ostenti tanta sicurezza, visto che per ragioni obiettive non puoi avere
la stessa esperienza del campo di chi ci lavora di mestiere da decenni.
Non tutti i professionisti sono all' altezza, vero, ma non credo che in
un ng si possa avere elementi obiettivi per decidere a riguardo.
Pertanto un po' di dubbio che l' interlocutore possa avere le idee piu'
chiare potrebbe restare.

Certo, anche nell' insegnamento, una dei primi messaggi che si da' a chi
apprende e' che "se non si e' in grado di rispiegare in modo
comprensibile un argomento non lo si e' capito a sufficienza". Ma e' un
discorso che va compreso, non usato in modo acritico. Altrimenti, se il
metro di giudizio per la comprensione e' la capacita' di far capire alla
nonna, a seconda della nonna, si potrebbe scoprire di non aver capito
nulla. E che sia *sempre* cosi' e' poco verosimile.

Credo che tutto ruoti attorno a cosa si intenda per "trasmetterlo con
facilita' e semplicita'". Facilita' e semplicita' sono concetti
relativi. Ci sono argomenti che per me sono semplici e facili, per i
miei familiari no (e viceversa, naturalmente). Posso spiegare con
estrema facilita' un certo numero di argomenti di fisica a uno studente
di fisica, ma il meglio che potrei fare col mio vicino, per molti di
questi, sarebbe di dargli una versione divulgativa di basso livello,
basata su immagini, analogie necessariamente incomplete e non
completamente calzanti, argomenti qualitativi. In alcuni casi, meglio
che niente. In altri la distanza tra conoscenza tecnica e conoscenza
comune e' realmente insormontabile.

Nota bene, e' insormontabile da me. Non da parte di chi manca di certe
conoscenze di base, se solo avesse tempo e motivazione (e umilta') per
colmare le lacune. E' un discorso lungo per ridire che "non esiste una
via regia per la geometria" (e neanche per la fisica, la chimica, la
musica e la stessa filosofia, anche se li' uno puo' illudersi piu'
facilmente di avere una strada piu' semplice).

Su argomenti di ricerca in molti casi il gap e' realmente incolmabile.
Si puo' tentare la strada della divulgazione, ma il mio punto di vista
e' che in tal caso va detto fino ala nausea che si tratta di una pallida
immagine della realta', deformata ed incompleta, come fosse proiettata
sulla parete di una caverna ;-)

Quanto al ricercatore che "prima capisce e poi formalizza".

E' una tua idea che debba necessariamente andare cosi'. Nella mia
esperienza e' solo una delle modalita' con cui si perviene ad una
scoperta. Il mondo e' molto piu' vario. Intanto ci sono casi in cui la
formalizzazione non e' parte della scoperta ne' prima ne' dopo. E' il
caso di gran parte delle scoperte sperimentali dove, anche li', in
alcuni casi la scoperta e' stato il risultato di un progressivo accumulo
di evidenze, in altri piuttosto il frutto della caparbieta' di chi si
era convinto in modo viscerale ma senza elementi certi per poter
dimostrare che certi effetti "dovessero essere possibili".

Anche in ambiti piu' formali, conosco casi in cui l' immagine mentale,
la chiara comprensione, ha preceduto la formalizzazione e casi opposti.
Sono situazioni che ho visto accadere sotto i miei occhi. Ma anche
guardando alla storia della fisica, di esempi se ne trovano senza
difficolta'. Forse che Dirac aveva chiaro il significato del suo
"prendere la radice quadrata di un operatore" quando ha inventato l'
equazione omonima ? Lo stesso Heisenberg non si puo' dire che sia
partito da una comprensione precedente la formalizzazione. E si potrebbe
continuare.

Il punto e' che a livello delle scoperte scientifiche la situazione e'
molto diversa da quella che si verifica quando ci si trova a insegnare
un argomento noto e sviscerato da decenni e decenni anche sul piano
didattico. Illudersi che tutto sia semplificabile al massimo e reso
direttamente fruibile da chiunque senza sforzo lo giudico la versione
scientifica della mistificazione del populismo.

Giorgio
Received on Sun Feb 02 2014 - 07:54:22 CET

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