Re: Due domande sul determinismo di Laplace
[Loris Dalla Rosa:]
> Di tale ipotesi il fisico si libera
> abbastanza facilmente dimostrandone l'impossibilita' pratica, ma dal
> punto di vista logico? No, non e' sostenibile neppure come ipotesi
> puramente logica. Dimostrare questo si puo' fare solo con l'esercizio
> della logica pura ed e' cio' che ho cercato di fare.
Fallendo, e non poteva essere altrimenti.
Conosco bene quel paradosso, anche se non ne conoscevo il
nome (grazie per l'informazione). La soluzione e` semplice:
il presupposto che il contenuto delle buste sia indipendente
dalla decisione di quali aprire (e quindi dalla struttura
della mente che decide quali aprire) e` ragionevole solo
nell'ipotesi che chi riempie le buste, nel momento in cui lo
fa, non sappia nulla della mente in questione. Tale assunto
e` banalmente incompatibile sia con la preveggenza che - a
ben vedere - anche solo con una semplice conoscenza di lunga
data tra esseri umani. Tutto qui. Uno che insistesse a
ragionare in quel modo e ad aprire entrambe le buste
troverebbe vuota quella da un miliardo e probabilmente
concluderebbe soddisfatto (erroneamente) d'aver fatto bene ad
aprire anche quella da un milione perche' altrimenti sarebbe
rimasto a mani vuote; peggio per lui, errore suo: chi pensa
sbagliato ottiene quel che merita.
Non vedo che importanza abbia che la preveggenza sia
incompatibile con i postulati della teoria dei giochi: sono
solo postulati matematici, che uno decide di adottare quando
e` il caso, mica verita` assolute. Se e` per quello, anche il
gioco del Lotto, dal punto di vista dello Stato che lo
gestisce, garantisce un guadagno certo, garantito dal calcolo
delle probabilita` e quindi dalla matematica, ma se arrivasse
un veggente e sbancasse lo Stato nessuno penserebbe male
della matematica in se', che rimarrebbe di per se' corretta.
Tuttavia il problema vero del tuo tentativo di dimostrare
impossibile la preveggenza (o il diavoletto onnisciente, o
qualsiasi altro fenomeno ipotizzabile) su basi puramente
logiche sta molto piu' a monte, come Elio Fabri ha spiegato:
nessuna dimostrazione del genere ha la benche' minima
speranza di essere corretta. La logica puo` individuare
contraddizioni, ma nessun fenomeno e` di per se'
contraddittorio perche' di per se' non appartiene al mondo
della logica ma a quello delle osservazioni empiriche. La
logica entra in scena quando si cerca di generalizzarlo e
formalizzarlo creando una visione del mondo che spieghi i
fenomeni. Se uno si spiega un fenomeno usando una teoria
contraddittoria, vuol dire solo che deve cambiare teoria
appena ne trova una migliore (il che nella pratica non e`
detto che accada, ma sarebbe un discorso lungo).
Faccio un esempio di fantasia, un po' assurdo. Supponiamo che
accada regolarmente (magari in un ipotetico universo
parallelo con leggi fisiche diverse dalle nostre) che
mettendo due mele in un cappello inizialmente vuoto, poi
altre due, infine rovesciando il cappello ne cadano fuori
cinque. Immaginiamo che la riproducibilita` consenta di
escludere i trucchi. Un filosofo potrebbe dire "Impossibile!
E` una violazione delle leggi dell'aritmetica, quindi della
matematica, quindi della logica! Non puo` succedere!". Un
fisico potrebbe dire "Curioso. Il numero di mele non si
conserva nel tempo, forse neanche la massa. Vediamo se si
puo` generalizzare..." e poi si butterebbe a fare esperimenti
con grandi numeri di mele, pere, sassi, cappelli, sacchetti e
scatole, e probabilmente anche bilance.
La differenza tra i due e` che il filosofo adotta un gran
numero di postulati senza rendersene conto e giudica
impossibile quel che e` incompatibile con essi; il fisico sa
che e` sbagliato farlo, che se succede qualcosa che e` in
conflitto con un postulato allora va abbandonato il postulato
(e sa che nella storia della fisica e` successo spesso); non
e` detto che vada buttato via, magari si puo` modificarlo un
po`. Ma in nessun caso si puo` negare un fenomeno empirico su
basi puramente logiche; si puo` al piu' sostenere che sia
poco probabile in quanto incompatibile con (i postulati di)
una certa teoria fisica che sembra funzionare benissimo e che
quindi occorrano prove molto forti della sua esistenza prima
di buttarsi a modificare quei postulati. Ma soprattutto, il
fisico invece che dire "e` impossibile" dice "e`
incompatibile con il tal postulato": il fisico SA quali
postulati sta adottando e perche', spesso purtroppo il
filosofo no.
Premesso che non sono un fisico, se qualcuno mi dice "secondo
me se si realizza un apparato elettromagnetico fatto cosi' e
cosi' si puo` produrre energia dal nulla" io gli rispondo
"No. Nel campo della teoria dell'elettromagnetismo e`
dimostrabile che l'energia si conserva. Se sei partito da
quella stessa teoria per arrivare a quella conclusione, hai
sicuramente un errore da qualche parte. Il che non implica
che l'apparato non funzioni, ma solo che non c'e` nessun
motivo di aspettarsi che funzioni (dato che il ragionamento
alla base dell'aspettativa e` sbagliato) e quindi ti
consiglierei di non perderci tempo."
Se invece qualcuno mi dice "ho costruito un apparato
elettromagnetico e ho constatato che produce energia dal
nulla" gli rispondo "mi sembra molto improbabile. Come ne hai
verificato il funzionamento? Posso esaminare l'apparato?"
C'e` una differenza importante tra i due casi: una
costruzione teorica nel primo caso, un presunto fenomeno nel
secondo.
Mi potresti obiettare che la storia della filosofia abbonda
di dimostrazioni logiche di caratteristiche fisiche della
realta`, ad esempio quella dell'esistenza degli atomi. Il
problema e` che sono tutte sbagliate, compresa quella degli
atomi. Ricordo che all'epoca del liceo lessi avidamente tutto
il libro di testo di filosofia e fui alquanto deluso di non
trovarvi una sola dimostrazione corretta.
Ciao
Paolo Russo
Received on Mon Feb 03 2014 - 20:26:24 CET
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