Re: Fisica e Filosofia di Heisenberg

From: Omega <omega_at_NOyahoo.it>
Date: Mon, 10 Feb 2014 23:04:31 +0100

Giorgio Pastore
> Visto che, spinto da alcune osservazioni fatte in questo ng, ho riletto
> il libro di Heisenberg dopo molti anni, e non avendo trovato nella
> rilettura particolarmente piacere, vedo di utilizzare questa
> rivisitazione almeno per qualche commento sia sul libro di Heisenberg,
> sia sull' argomento divulgazione da cui si era partiti.
>
> Cominciamo dal libro. L' originale (in inglese) e' del 1958, trdotto in
> italiano nel 1961.

A mio parere male, se abbiamo la stessa edizione.

> E' passato piu' di mezzo secolo e il libro questi
> anni li sente tutti. Va notato che nel 1958 H. aveva 57 anni e aveva
> preso il Nobel 26 anni prima.

E che cosa se ne conclude? Che era rincoglionito? :))

> Il libro, a parte l' introdozione di Northrop, parte con un capitolo
> introduttivo in cui H. esordisce con "Quando si parla di fisica moderna,
> il primo pensiero che sorge e' quello delle armi atomiche."
> Siamo in piena guerra fredda e problematiche sulle responsabilita' degli
> scienziati.

Va ricordato che negli anni 40 anche lui aveva lavorato alle ricerche
per la "bomba". E che forse la sua rottura con Bohr dopo l'incontro a
Copenhagen (occupata) era legata proprio a questo. Heisenberg, pur
difendendo la fisica "ebraica" (accusa delle SS), non si è mai
dissociato dal nazismo e ha rifiutato di trasferirsi negli Usa, come gli
fu chiesto e come avrebbe potuto facilmente fare.

> H., sulla spinta delle necessita' legate al confronto tra la tradizione
> culturale che ha portato alla fisica moderna e culture diverse, si
> propone, nel libro, di "discutere queste idee della fisica moderna in un
> linguaggio non troppo tecnico, per studiare le loro conseguenze
> filosofiche, e confrontarle con quelle della tradizione classica."
>
> (discutere in linguaggio non troppo tecnico... uhm... che stia cercando
> di fare divulgazione ? pero' Omega non concorda, e Omega e' uomo che
> conosce tante cose...)

Infatti mi chiamano Bruto. Tu sei Antonio? :))
Resta solo da capire chi è Cesare:
« ... vi mostro le ferite del dolce Cesare, povere, povere bocche mute,
e chiedo loro di parlare per me ...»

> Pertanto H. parte da una descrizione storica dello sviluppo della teoria
> dei quanta, ritenendo che e' li' che sono avvenuti i cambiamenti piu'
> radicali circa il concetto di realta'.

Questo dice, e c'è da chiedersi in che modo sia cambiato il concetto di
realtà. Per i fisici è evidente. I filosofi navigavano invece sull'onda
di Heidegger e dell'esistenzialismo, e sembravano cercare cause del
cambiamenti non tanto nei quanta (di cui dubito sapessero gran che)
quanto nel disastro globale della seconda guerra mondiale, nel suo
senso, che non era certo quantistico. Se anche non ci fosse stata
Hiroshima, quella guerra aveva distrutto materialmente l'Europa e
soprattutto l'aveva declassata culturalmente a colonia.
Questo è un aspetto da sottolineare nel libro: dopo l'introduzione che
hai citato, H. cerca di attribuire il cambiamento culturale alla
relativamente nuova fisica. La ricerca di un parallelo con la filosofia
antica ha probabilmente ragioni molto diverse dalla divulgazione - della
fisica e della filosofia.
A un certo punto della rilettura io mi sono chiesto: chi ha vinto la
guerra? La cultura che ne è uscita che radici ha? I quanta? Che cosa
cerca di mostrare o dimostrare o far intendere Heisenberg a 13 anni
dalla fine della guerra?

> A questo sviluppo storico sono dedicati i due capitoli successivi.
> La descrizione e' decisamente divulgativa con gradevoli notazioni
> biografiche. Non e' pero' assolutamente ne' una descrizione da addetti
> ai lavori di quanto avvenne nei primi trenta anni del secolo scorso in
> Fisica, ne' un lavoro specialistico ( e neanche particolarmente critico)
> di storia della scienza. Sul fronte Fisica siamo a livelli di
> divulgazione del genere di quella di altri "padri fondatori", come
> Gamow. Molto lontani da opere piu' specialistiche come quella di Max
> Jammer.

Ho già osservato che parlare di 'onde di probabilità' o di 'onde di
materia' non è precisamente divulgativo (le onde di materia ricordano
ovviamente il mare,:)) ma quelle di probabilità sono una cosa molto
curiosa a dir poco, anche per chi conosce la statistica). Ci vuole ben
altro spazio per fare divulgazione su questi argomenti (ho già citato
Russell a proposito di relatività: un libro intero).

No, quella di Heisenberg sulla fisica è una sintesi rapida (quasi
frettolosa) così come quella sulla filosofia antica, due sintesi che non
parlano di divulgazione ma mi sembrano porsi semmai come premesse
appunto sintetiche per un discorso diverso che vuole mettersi al di
sopra di quelle due dimensioni, secondo me con un fine che è tutt'altro
che la divulgazione ed è a metà strada fra l'etico e il (geo)politico.
Ne parlerò in un altro momento, perché ho poco tempo e si tratta di un
libro che, a mio parere, non basta leggere o rileggere.

La vita stessa di Heisenberg - anche con il suo conflitto con le
istituzioni naziste della fisica perché difendeva la fisica "ebraica" -
è troppo complessa perché quel libro non volesse dire qualcosa di
diverso e di più di quello che hai commentato, che è sostanzialmente
"tecnico", mentre H. non voleva essere troppo tecnico, come tu stesso
hai citato.
A parte il fatto che, ripeto, quel libro non lo ho citato io (anche per
me era un ricordo, forse degli anni 90), non lo ritengo un inattuale e
disattento "amarcord", come in sostanza lo giudichi tu, privo di qualche
fine - che a mio parere non è e non può essere la divulgazione.

Ripeto, la domanda che mi pongo rileggendolo è: chi ha vinto la guerra?
Intendo: quale ideologia si è imposta? E che cosa dice o fa intendere al
riguardo questo libro di uno degli indiscutibili protagonisti di una
rivoluzione scientifica sviluppatasi in gran parte dopo il primo
dopoguerra soprattutto in Germania, ossia di fatto sotto il nazismo?

Saluti
Received on Mon Feb 10 2014 - 23:04:31 CET

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