Re: Due domande sul determinismo di Laplace
"Paolo Russo" <paolrus_at_libero.it> ha scritto nel messaggio
news:ldq8ie$c52$1_at_dont-email.me...
> Rispondo con clamoroso ritardo perche' purtroppo il tempo
> realmente libero ultimamente e` sempre meno... ma tanto non
> credo che avro` motivo di effettuare ulteriori interventi in
> questo thread.
Non ti preoccupare, saro' molto breve e cerchero' di fornire il meno
possibile spunti per ulteriori interventi.
> [Loris Dalla Rosa:]
>> Toh, una "soluzione" esattamente opposta alla mia!:-). Cosi', pero',
>> tra il paradosso e la citazione di Laplace (*) non c'e' alcuna
>> attinenza. Invece si puo' rendere il paradosso funzionale alla
>> citazione, forzando un corno del dilemma, cioe' supponendo che
>> *sicuramente* il preveggente non sia un imbroglione (cioe', per la
>> precisione, facendolo forzare a Laplace, con la sua ipotesi di
>> un'intelligenza onnisciente).
>
> Ma lo davo gia` per scontato.
>
>> Ma che la scelta del soggetto sia condizionata dall'
>> "intelligenza" del veggente, che a sua volta e' condizionato dall'
>> "ignoranza" del soggetto, costituisce una contraddizione.
> Io direi che la scelta del soggetto e` correlata, piu' che
> condizionata, all'"intelligenza" del veggente, ma questo e`
> solo un dettaglio. L'"ignoranza" del soggetto e` temporanea:
> prima o poi il soggetto decide ed e` questa decisione finale
> che il veggente vede.
Che la scelta del soggetto (A) sia correlata (come preferisci dire) all'
"intelligenza" del veggente (B), dice una doppia implicazione logica:
A<==>B, per cui A e' determinato da B quanto B lo e' da A. *Qui* c'e' la
contraddizione, che e' una contraddizione *pragmatica*, che rende il gioco
illusorio. Ma non insisto oltre e vedi il breve seguito.
>> "Nessun fenomeno di per se' e' contraddittorio", affermi. Concordo, ma
>> sei sicuro che cio' non implichi che qualsiasi affermazione
>> contraddittoria non puo' riferirsi ad alcun *fatto* reale
>> empiricamente osservabile? Sarebbe un bel principio logico, non credi?
> Questo in genere e` il punto di una discussione in cui
> comincio a chiedermi perche' ho risposto a qualcuno che viene
> da it.cultura.filosofia nonostante gli abbondanti e
> validissimi esempi che ho avuto in passato indichino
> chiaramente che con l'interlocutore filosofico medio nessun
> dialogo e` possibile. Qualunque tentativo in tal senso porta
> a discussioni faticosissime di centinaia di kB in cui il
> numero dei punti di disaccordo o anche di semplice
> incomprensione reciproca aumenta con il tempo anziche'
> diminuire: ogni argomento teso a chiarire un'incomprensione
> sembra aprirne altre due. Un matematico direbbe che la serie
> dei post non converge. Giusto per fare un esempio minore, non
> riesco neanche a immaginare cosa possa aver scritto per
> ingenerare il sospetto che stessi ipotizzando un imbroglio da
> parte del veggente come soluzione del paradosso. Sembra che,
> oltre un certo grado di differenza di mentalita`, la
> comprensione reciproca risulti troppo ardua per essere di una
> qualche utilita`. [...]
Ci metti fin troppo a dirmi che la questione non ti interessa:-). Io l'avevo
detto che basta dirlo: non mi fa problema che questioni epistemologiche qui
dentro non facciano problema... Io ho trattato il paradosso in *una* sua
interpretazione, ampiamente illustrata nel mio primo intervento con la lunga
citazione da Odifreddi e che metterebbe in discussione (se dessi a me stesso
l'opportunita' di sviluppare fino in fondo la questione) lo statuto
ontologico della "possibilita'". Ma mi rendo conto che quest'ultima
espressione puo' tanto piu' interessare l'epistemologo quanto meno il
fisico. Poco male. Mi riservo di rispondere brevemente a Omega, circa una
sua affermazione che, come vedo, anche tu contesti, e poi tolgo il disturbo,
ringraziando anticipatatmente per la breve ospitalita' in questo ng.
Un cordiale saluto,
Loris
Received on Wed Feb 19 2014 - 22:12:48 CET
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