Re: Problema con legge di Ohm ed effetto Joule

From: Roberto Deboni DMIsr <news_at_analisienergie.it>
Date: Sat, 22 Feb 2014 13:58:46 -0600

On Mon, 17 Feb 2014 02:37:18 -0800, dvader543 wrote:

....snip...

> Allora: la legge di Ohm V=RI lega la caduta di tensione tra i capi di un
> conduttore con la corrente che lo percorre e con la resistenza elettrica
> del conduttore, che si suppone costante.
>
> Quindi, elevando la tensione, la corrente deve aumentare
> proporzionalmente,

e uno ...

> e aumenta anche la potenza dissipata dal segmento di
> conduttore. P=RI^2=V^2/R=VI. Cioè se tengo costante la R, raddoppio la
> V, la I raddoppia e la potenza quadruplica.

e due ...

Vorrei fermarla un momento: attenzione, stessa identica cosa avviene se
raddoppia la corrente, lasciando la tensione libera di variare: ebbene
la tensione raddoppia. Dopotutto "misurare" la tensione ai capi di una
resistenza nota e' un metodo classico di misurare una corrente ignota.

ma torniamo a lei ...

> A questo punto, quello che
> non mi quadra è il fatto che le linee di trasporto della corrente siano
> ad alta tensione, il che mi crea due problemi.

Ovvero i progettisti trovano conveniente affrontare il problema
della dissipazione alzando il piu' possibile la tensione, e poi giocare
sull'altro parametro. Ma qui l'aspetta una sopresa.

> Limitandoci per
> semplicità alla corrente continua, ho:
>
>
> 1) Se ragiono in termini di potenza del generatore, se raddoppio la
> tensione ai capi del mio conduttore la corrente si deve dimezzare per
> tener costante la potenza, ma questo è in disaccordo con la legge di
> Ohm, che mi direbbe invece che raddoppiando la tensione la corrente deve
> raddoppiare.

Cielo! Qui siamo alla totale contorsione mentale.
A mio parere dovuta ad una formulazione confusa.
Provo a spezzare la frase, "manipolando" la semantica nel modo che combacia
con le scelte di un impiantista.

"ragiono in termini di potenza del generatore"

cosa significa ? Che parte come parametro noto/dato un certo valore di P ?
Bene, sia! Dato P = G watt
Poi le va avanti:

"raddoppio la tensione ai capi del mio conduttore"

ma per quale diamine di motivo dovrebbe raddoppiare la tensione ai capi
del suo conduttore ?!

Vediamo di chiarirci la condizione: con la sua premesse di R costante,
intendera' che la linea elettrica e' data. Ovvero abbiamo una rete
elettrica esistente, compatibile o facilmente modificabile (per ipotesi)
per operare con tensioni a piacimento (entro limiti ragionevoli).

Bene, ecco la sorpresa che l'attende: io progettista con il cavolo
che mantengo costante la potenza ai capi del conduttore ... io la
voglio ridurre!

Perche' la questione e' un pelo diversa da come l'ha posta lei:

Se G e' la potenza erogata dall'erogatore, c'e' un altra potenza in gioco,
chiamola D, che e' quella dissipata lungo il conduttore (considerando
tutto lo sviluppo di conduttori interessati, andata e ritorno) e che e'
in relazione con la potenza disponibile all'utilizzatore, che chiamo U
con la seguente relazione:

U = G - D

Ebbene, il fatto di affermare di avere un P = G costante alla partenza
della linea elettrica, non implica nulla su una altrettanta costanza della
potenza D.

Cosa accade ?

Sia, in una situazione iniziale, la seguente relazione con riferimento
alla potenza D

D = V0 * I0

dove V0 e' la tensione ai capi del conduttore ed I0 e' la corrente
che attraversa il conduttore.

Ebbene, cio' che la perplime e' che: cosa accade se, ad esempio,
raddoppio la tensione di servizio ?

Facciamo cosi', invece di continuare con la spiegazione (che e' noiosa
perche' un pelo complicata) le evidenzio un punto:.

Quale e' la tensione che raddoppia ? La VO ?

Niente affatto. La tensione che raddoppia e' quella che inizialmente
potrebbe essere fornita dalla seguente relazione:

VG0 = V0 + VU

dove VG0 = tensione ai capi del generatore
     VU = tensione ai capi dell'utilizzatore

Comincia a vedere la luce alla fine del tunnel ? ;-)
Received on Sat Feb 22 2014 - 20:58:46 CET

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