Re: Contenuti aggiornati libro di fisica (un po' lungo)

From: Giorgio Pastore <pastgio_at_units.it>
Date: Thu, 18 Jun 2009 00:17:32 +0200

Elio Fabri wrote:
> Giorgio Pastore ha scritto:
...

> Secondo me manca qualcosa:
>
> 4. Capire come la conoscenza fisica, la costruzione delle teorie
> fisiche e la loro appplicazione hanno influito
> a) sul modo di pensare degli uomini
> b) sulla realta' in cui vivono (in tanti sensi su cui non mi dilungo)
>
> Perche' dico questo? Perche' mi sembra indispensabile se vogliamo
> difendere l'idea della conoscenza fisica come *cultura*, e se non
> vogliamo lasciare ai docenti di filosofia di affrontare tali aspetti e
> problemi, sappiamo con quale (in)competenza.

Penso cha hai ragione a sottolineare questo punto. Pero', in un certo
senso, anche se non esplicito e' qualcosa che avevo in mente come
effetto di tutti e tre gli obiettivi, nella forma estremizzata in cui li
avevo enunciati.
Per approfondire questo punto, concordo con l' aspetto *cultura* ma
penso anche che il modo e i mezzi, con cui si passa questo aspetto
della conoscenza fisica, sian parte integrante del messaggio. Insomma,
una modalita' diversa, *anche nei mezzi*, rispetto a quanto possa fare
il docente di filosofia, vale mille discorsi.
...
> Si' forse. Ma non vorrei che alla fine la fisica venisse vista come un
> accumulo di singoli fatti, fenomenim esperimenti, "piccole" leggi...
>

Il pericolo c'e', come c'e' per qualsiasi approccio. Purtroppo anche
nella situazione attuale ci sono situazioni in cui gli studenti escono
dalla scuola superiore convinti che il problema principale in Fisica sia
di trovare "qual e' la formula adatta" (e forse si potrebe osservare
che per la matematica e' anche peggio...).

...
...
> Ho paura che qui tu tenda a trascurare quella che qualcuno (chi?) ha
> chiamato la "theory ladennes" della fisica sperimentale.
> Cioe' che ci sia sotto un certo "semplicismo epistemologico".
> Se non si ha una suff. comprensione del modo di pensare a un dato
> punto dello sviluppo storico, l'interpretazione degli esperimenti non
> e' affatto scontata e diretta.
> Compresi gli esempi che hai fatto: bellissimi, ma niente affatto
> semplici.

Guarda che io sono molto lontano dalle pretese epistemologicamente
ingenue tipo "riscopriamo quattro secoli di fisica in tre anni di
scuola" facendo esperimenti "a tesi". Mi rendo conto della assoluta non
banalita' di certi esperimenti sotto il profilo interpretativo e non
ho elaborato un progetto organico alternativo alla didattica
esistente. Tuttavia, da alcune limitatissime sperimentazioni e
iniziative cui ho partecipato mi sono fatto l' idea che certi "vicoli
ciechi didattici" potrebbero avere vie di uscita insospettatamente
semplci, a patto di considerare il "fare" parte integrante degli
obiettivi e della metodologia didattica e non, come in numerosi casi
accade attualmente, un, sia pur utile e magari frequente, "complemento"
a lezioni frontali tradizionali.
...
...
> Quando saro' morto, forse (che presuntuoso che sono :-) ) qualcuno si
> mettera' a studiare il complesso delle *mie* proposte didattiche, piu'
> o meno complete o informi.
> Costui/ei avra' il grave compito di estrarne una "filosofia", che io
> non ho quasi mai dichiarato, proprio perche' ritenevo inutile farlo e
> molto piu' utile mostrare in concreto come una filosofia sottostante
> (che c'e'!) potesse venir messa in pratica.

Lunga vita a Elio! ma, battute a parte, quello che dici e' vero e mette
il dito su un aspetto non banale di tutti i discorsi di questo tipo: il
fatto che di proposte, sperimentazioni, elaborazioni in realta' che ne
sono state tante e in molte di queste ci sono probabilmente gia' molte
potenziali soluzioni anche ai problemi di oggi.

Allora, forse, sarebbe utile capire perche' non si riesca mai ad
arrivare ad una massa critica sufficiente ad autosostenere un
cambiamento ma ci si trovi da decenni nella situazione di dover "subire"
   ritocchi inefficaci ed incoerenti, benche' spesso pretenziosi.


...
> Il problema e' se sia possibile raggiungere perfino gli obbiettivi
> realistici e modesti di Giorgio, in una scuola di massa, in cui quindi
> gli insegnanti saranno di necessita', per la maggior parte, di livello
> non eccelso.

Beh, questa e' la sfida interessante. Ma anche sui mezzi per
raggiungere gli obbiettivi occorre essere realistici. Il livello medio
potra' anche non essere eccelso. Ma allora occorre prevedere da un
lato una sufficiente "ingegnerizzazione" e supporto esterno per
garantire comunque un livello minimo uniforme anche in presenza di
insegnanti "non eccelsi", dall' altro e' cruciale disegnare abbastanza
meccanismi di feedback positivo che permettano di innescare "circoli
virtuosi" di miglioramento individuale.


Giorgio
Received on Thu Jun 18 2009 - 00:17:32 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Wed Sep 18 2024 - 05:10:19 CEST