Re: Storia della bomba "atomica" <V%gSl.24527$Ux.2189@tornado.fastwebnet.it>

From: Piercarlo <paraponzi_at_ponzi.pa>
Date: 26 May 2009 18:55:39 GMT

Il Sun, 24 May 2009 21:13:48 +0200, Romeo Gigli ha scritto:
 
> Se qualcuno può integrare la storia rispondendo a questa domanda gliene
> sarei molto grato : come si passò dalla bomba all' uranio a quella al
> plutonio e che ruolo ebbe Emilio Segrè nella prima produzione del
> plutonio ?

Su Emilio Segrè lascio ad altri il compito di fornirti una risposta. Per
quanto riguard il "passaggio" dall'uranio al plutonio nella realizzazione
delle prime bombe atomiche non vi fu semplicemente alcun passaggio: la
tecnologia per utilizzare i due materiali fu coltivata in "parallelo" per
essere l'una una possibilità di riserva nel caso l'altra avesse fallito.
Dal punto di vista tecnico i due materiali hanno precisi pro e contro che
possono farli preferire l'uno all'altro a seconda delle circostante
ovvero:

L'URANIO è estremamente difficile da separare nelle sue componenti
fissile (U235) e non fissile (U238) ma ha il vantaggio di essere già
presente in natura e di non dover essere "ricreato" da un reattore
nucleare che pertanto, nei suoi confronti, non costituisce un
prerequisito per l'ottenimento.

Il PLUTONIO, più facilmente lavorabile dell'uranio (il che non significa
affatto che sia facile in assoluto!), non esiste in natura e occorre
ricrearlo all'interno di un reattore nucleare già preesistente.

Questi reattori, di cui il famoso primo reattore sperimentato da Fermi a
Chicago alla fine del 1942 fu il modello di partenza a cui ispirarsi,
dovendosi per forza di cose basarsi sull'uranio naturale come
combustibile, potevano essere solo moderati o a grafite o ad acqua
pesante. Gli americani utilizzarono la grafite, più pratica da lavorare,
e ottennero in tempi brevi un reattore funzionante - e soprattutto in
grado di produrre più plutonio in un dato arco di tempo di quanto non
fosse possibile fare con il reattore ad acqua pesante: un elemento questo
che, assieme ad altri, ha rafforzato da tempo la mia convinzione che
Heisenberg, checchè ne dicano gli storici successivi, agì in realtà come
un sabotatore attivo nei confronti degli sforzi tedeschi per arrivare
alla bomba atomica: non solo spinse per lavorare su una tecnologia più
difficile da gestire di quella dei moderatori a grafite ma alla fine meno
efficiente di quest'ultima nel produrre plutonio.

Ritengo che su Heisenberg vada aperta una parentesi.

Penso che il vero e proprio odio che Heisenberg si attirò da parte degli
scienziati che collaborarono più convintamente al progetto Manhattan ma
soprattutto al "dopo", è che implicitamente, con il suo comportamento,
dimostrò al mondo (ma soprattutto ai suoi colleghi) che, se non era
possibile impedire che si arrivasse alla realizzazione di una bomba
atomica, era però possibile impedire che vi si arrivasse IN TEMPO NEL
CORSO DI QUELLA GUERRA (e vi sono parecchi motivi per pensare che gli
americani prolungarono di quel tanto necessario le ostilità con il
Giappone in modo da avere una copertura "storica" nell'uso delle prime
bombe atomiche su una popolazione civile che altrimenti sarebbe risultato
completamente gratuito).

Questo gli scienziati coinvolti nel progetto Manhattan ma ancor di più
quelli che prolungarono il loro coinvolgimento andando a finire nei
ranghi di coloro che continuarono a lavorare sulle bombe prima solo
atomiche e poi anche termonucleari - potenziandole all'inverosimile - lo
sapevano perfettamente.

Il modo di porsi di fronte a questi problemi di Heisenberg fu anzitutto
un modo per ribadire implicitamente che la scelta di sostenere la
realizzazione della bomba atomica fu, per una importante parte degli
scienziati che parteciparono al progetto Manhattan prima e al successivo
sviluppo postbellico della bomba, lungi dal lungi dal riuscire a pararsi
le spalle con comode giustificazioni "storiche oggettive", ANCHE UNA
RESPONSABILITA' PERSONALE di chi ha compiuto tali scelte. E se si vuole
essere onesti, del peso di queste responsabilità, come di quelle relative
alle conseguenze postbelliche di tali scelte, non va scaricato nemmeno un
grammo dalle loro coscienze (o meglio, dalla loro memoria visto che ormai
sono quasi tutti trapassati).

La guerra fredda e la corsa al riarmo seguito nel secondo dopoguerra non
penso possano essere compresi in questo carico di responsabilità
personali, ma gli effetti e le conseguenze del vero e proprio "test su
cavie umane" che costituirono i bombardamenti del 6 e 9 agosto 1945 su
Hiroshima e Nagasaki, quelli fanno invece parte PER INTERO di tale carico
di responsabilità ANCHE personali. Il "torto" di Heisenberg verso i suoi
colleghi/avversari d'oltreoceano fu quello di averglielo, sia pur senza
clamori, inequivocabilmente ricordato: il lavoro di "rallentamento" che
lui aveva fatto all'interno della Germania nazista per NON farla
pervenire a tempo al possesso della bomba atomica, poteva essere fatto
altrettanto efficacacemente dall'altra parte dell'Atlantico, soprattutto
dopo che sulla questione era ormai chiaro (almeno dalla fine del 1943)
che la Germania nazista non sarebbe più andata da nessuna parte.

Buon ultimo Heisenberg fece quel che fece sotto il rischio costante di
venire scoperto e fucilato senza tanti complimenti. Chi lavorò invece al
progetto Mahnattan non avrebbe rischiato praticamente nulla a mettere in
atto lo stesso tipo di provvedimenti di "rallentamento", che in nulla
avrebbero rallentato il progresso scientifico ma che allo stesso tempo
avrebbero potuto ostacolare il fatto che fin da subito di esso se ne
facesse il peggiore uso possibile. Ma nulla fu fatto, se non diverso
tempo dopo a frittata ormai completamente fatta.

Ciao
Piercarlo
Received on Tue May 26 2009 - 20:55:39 CEST

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