Re: La misura: il problema irrisolto della meccanica quantistica
Il 06/02/18 09:35, Persio ha scritto:
..... ritengo fondamentale rendersi
> conto che la realtà fisica la si osserva avendo in mente un "modello
> mentale" della stessa, e che in base al modello adottato alcuni aspetti
> della realtà possono apparire inspiegabili, o non apparire del tutto.
Questo lo do per scontato. Ma solo a patto di considerare il modello
come dinamico e parte dell' investigazione stessa.
....
> Infatti è quello che sto dicendo: il formalismo non è adeguato perché
> poggia su un modello teorico che non corrisponde alla scala dimensionale
> che si vuole descrivere.
Di quale formalismo stai parlando? La MQ? direi che a scala atomica
funziona egregiamente.
> Ad esempio: se il modello mentale che ha creato il formalismo matematico
> comprendesse punti inestesi e rette infinite sarebbe inadeguato a
> descrivere una certa classe di fenomeni fisici.
Solo nella misura in cui c'e' modo di accedere sperimentalmente ad una
descrizione in cui la differenza tra punti inestesi o estesi abbia
conseguenze misurabili.
>....
> Ed ecco che il rude fisico strapazza il petulante filosofo rompiscatole.
> Un classico. :-)
No, un cliche'. Ma non capisco perché in Italia non c'e mai stato (e
temo non ci sarà) un Reichenbach. Eppure, la miglior fonte che conosco
in questo momento per informazioni aggiornate e pertinenti sul principio
di indeterminazione è la pagina della Stanford Encyclopedia of
Philosophy! Per cui il problema con me non e' il filosofo ma il filosofo
che non passa sotto la porta dell' Accademia. E anche il fisico che si
illude di poter fare a meno della filosofia.
E non e' una strapazzata da rude fisico. Personalmente non vedo fisici e
filosofi come comunità strutturalmente contrapposte. Vedo da entrambe le
parti, forse soprattutto qui in Italia, una certa diffidenza reciproca,
secondo me ancorata alla difficoltà di comunicazione dovuta alla
mancanza di un linguaggio comune.
> Però ti faccio notare che la quantità e la qualità dei saperi che ai
> nostri tempi circolano nel mondo della conoscenza non potrebbero essere
> gestiti da un cervello umano individuale, nemmeno se fosse quello di un
> genio assoluto come Leonardo da Vinci. Già, il filosofo si pone anche
> di questi problemi: i limiti fisiologici del cervello, le capacità della
> mente di osservare e rappresentare la realtà, la sostenibilità
> psicologica di certi panorami conoscitivi.
> La cosa migliore, a mio parere, sarebbe imparare a collaborare in team
> multidisciplinari.
...
Per collaborare in un team multidisciplinare non basta mettere insieme
competenze diverse. Occorre un linguaggio comune e quello presuppone una
conoscenza, non specialistica, ma neanche superficiale, del punto di
vista, del linguaggio e delle tecniche degli altri.
Giorgio
Received on Thu Feb 08 2018 - 00:13:47 CET
This archive was generated by hypermail 2.3.0
: Mon Feb 10 2025 - 04:23:29 CET