Re: sensibilià uditiva

From: ?manu* <paolNOini_at_math.SPAMunifi.it>
Date: Sun, 26 Apr 2009 07:56:18 +0200

Elio Fabri ha scritto:
> 1. Sono noti esempi di pigmenti sensibili a due bande di l. d'onda in
> batteri, il che prova se non altro che la sensibilita' cromatica
> precede di molto la clorofilla, il sangue e tutto il resto.

S�, ma infatti io non voglio spiegare perch� siamo sensibili a 3 colori,
ma perch� proprio a QUEI tre. A meno che non mi stai dicendo che quei
batteri erano sensibili proprio al verde e al rosso.

> 2. Tra i vertebrati (ma anche solo tra i mammiferi) e' comune un
> fotopigmento con picco di sensibilita' nel blu, ma ci sono forti
> variazioni per i pigmenti sensibili a l. d'onda ndel campo
> verde-rosso.

Questo non lo sapevo, e mi pare molto interessante. Si potrebbe spiegare
con il fatto che una volta scelta una frequenza, pu� essere utile avere
un po' di margine, per avere la possibilit� di "dare un colore" ad una
maggiore quantit� di oggetti. Il fatto che proprio il BLU sia invece
molto "piccato" risponde forse ad un altro quesito che mi facevo fin da
bambino: come mai in natura pochissimi organismi utilizzano il pigmento
BLU? Mi ricordo di aver sentito che per i pittori del tempo di
Michelangelo la preparazione del colore BLU era decisamente la pi�
costosa. Pu� darsi che sia molto difficile generare un pigmento che
assorbe proprio in quella precisa lunghezza d'onda. Questo rafforzerebbe
il legame tra il BLU e il colore del cielo. E' chiaro infatti che lo
spettro di emissione del cielo non � legato all'evoluzione, ma ad un
preciso effetto fisico. Quanto � piccata l'emissione del cielo nel BLU?

> 3. I vertebrati hanno cominciato a colonizzare la terra emersa
> sicuramente *dopo* aver gia' sviluppato la sensibilita' cromatica, e
> sott'acqua (come hai detto) il cielo non si vede o si vede poco e male

Ma infatti non mi aspetto che i primi vertebrati (o i pesci) debbano
avere il ricettore del BLU. Vedi 1.

> 4. Quelli che chiami "precisi recettori" non sono afatto precisi: la
> banda sdi sensibilita' e' sempre molto larga, e poco diversa tra
> pigmenti M e L.
> Inoltre, come ho gia' scritto - credo - nel post precedente, tra i
> mammiferi solo i primati hanno la tricromaticita'.
>
> La visione che mi sembra oggi vada per la maggiore e' la seguente.
> I primi mammiferi facevano vita principalmente notturna, quindi
> avevano poco vantaggio da una accurata distinzione dei colori.
> Che il tricromatiscmo si sia sviluppato solo tra i primati, sarebbe
> correlato col fatto che questi sono (tra i mammiferi) i soli
> prevalentemente frugivori. E' evidente il vantaggio selettivo
> risultante dal saper riconoscere un frutto maturao, rosso o giallo,
> tra le foglie verdi, distinguendolo da uno immaturo e quindi verde.

Ma in questo modo confermi la mia ipotesi almeno sul verde! Infatti la
colorazione dei frutti non dipende solo dall'evoluzione dei ricettori
nell'occhio ma anche dall'evoluzione dei pigmenti nella pianta. Infatti
anche la pianta ha un vantaggio evolutivo a far riconoscere i frutti
maturi e quindi adatta il loro colore ai pigmenti degli animali che vi
si nutrono (favorendo la dispersione dei semi). Invece il colore verde �
l'unico che la pianta non sceglie, la presenza della clorofilla �
funzionale alla pianta e non pu� essere modificata dall'evoluzione.
Dunque sembra naturale che siano i ricettori dell'occhio ad essersi
evoluti verso questo colore.

> Questo conconrda col fatto che il tri- o quadri-cromatismo sia invece
> diffuso tra gli uccelli, tra i quali i frugivori abbondano.

S� � vero. Anche tra le api distinguono molti colori, per motivi analoghi.

>
> Lunedi' mettero' a disposizione nel mio sito un articolo di rassegna:
>
> http://www.df.unipi.it/~fabri/sagredo/varie/Nathans-Neuron-1999.pdf

E.
Received on Sun Apr 26 2009 - 07:56:18 CEST

This archive was generated by hypermail 2.3.0 : Thu Nov 21 2024 - 05:10:05 CET